Secondo la tradizione di Israele, in obbedienza alla rivelazione data dal Signore a Mosè sul Sinai (cf. Es 20,8-11; Dt 5,12-15), il sabato è giorno in cui non si lavora. Questo per riconoscere la signoria di Dio, per dedicarsi con più attenzione e disponibilità di tempo alla lode a lui, “l’Amante della vita” (Sap 11,26). Ma come può celebrare in pienezza la vita, rispondendo alla volontà originaria del Signore, chi è prostrato nel corpo o nello spirito, chi è menomato? Gesù lo sa bene, per questo altrove dice, con una semplicità disarmante eppure così “strana” per i professionisti della religione: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Mc 2,27).
Il nostro brano ci presenta un caso evidentissimo a cui questo principio può, anzi deve essere applicato. Mentre Gesù insegna in sinagoga, scorge nell’assemblea liturgica un uomo la cui mano destra è paralizzata. Il suo sguardo coglie il bisogno di questa persona, mentre lo sguardo di scribi e farisei spia il comportamento di Gesù, “per vedere se lo guarisce in giorno di sabato, e così accusarlo”. Quale differenza di sguardo, dunque di cuore! E soprattutto, che triste esempio di cattiveria questo secondo sguardo, vera violazione interiore del giorno che dovrebbe essere dedicato al Signore…
Ma Gesù non si cura di loro, la sua attenzione va al bisogno dell’uomo in difficoltà. Per questo gli chiede di mettersi in mezzo, così che tutti possano vederlo e il suo bisogno sia il vero centro del sabato. Poi, rivolto a quanti lo disprezzano con lo sguardo e i pensieri del cuore, pone una domanda semplicissima: “In giorno di sabato, è lecito fare il bene o fare il male, salvare una vita o sopprimerla?”. La risposta sembrerebbe ovvia. Eppure non arriva, come precisa Marco: “Ma essi tacevano” (Mc 3,4). Perché? Perché pongono la legge religiosa al di sopra del bene dell’essere umano, della vita. Perché preferiscono mettere in cattiva luce Gesù piuttosto che riconoscere che ha ragione. Lo stesso avverrà più avanti, come solo Luca attesta (cf. Lc 14,1-6), sempre in giorno di sabato, sempre in presenza di un uomo malato, sempre di fronte a uomini religiosi che contestano Gesù per una sua azione di cura umana. Lì Gesù chiederà: “È lecito o no curare di sabato?”. Poi, visto il loro consueto silenzio: “Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?”. Un figlio o un bue…
Qui la conseguenza è già scritta: Gesù, “guardandoli tutti intorno”, ridona salute alla mano di quest’uomo, e così lo restituisce alla piena integrità, alla condizione di creatura voluta e amata da Dio (ben più che guarirlo!); gli altri, lividi di collera e odio, congiurano su come fare fuori Gesù. E così, nel giorno dedicato alla celebrazione della vita, sono immersi in trame di morte. Quale splendida celebrazione del sabato!
Ma concentriamoci sulle semplici domande di Gesù, e chiediamoci una buona volta: perché non capiamo (non accettiamo?) che la via aperta da Gesù, compimento della volontà originaria del Padre, è la via della vita, quella vita da potenziare, di cui godere e far godere in pienezza chi ci è accanto, ogni giorno? Ogni giorno è l’oggi di Dio, ogni giorno è celebrazione della vita. Perché insistiamo a far prevalere la religione sulla vita? Gesù ha detto, fatto, voluto il contrario.
Fratel Ludwig della comunità monastica di Bose
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Leggi il brano del Vangelo
Lc 6, 6-11
Dal Vangelo secondo Luca
Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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