Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
PERDONARE
Il brano del Siracide della prima lettura è molto vicino al Nuovo Testamento, tanto che sembra anticipare l’insegnamento di Gesù. Il Siracide è un libro sapienziale e, come spesso ricordo, l’obiettivo che si pone la sapienza è la ricerca del vivere bene. Abbiamo letto: rancore e ira sono cose orribili, e il peccatore le porta dentro. Come può un uomo essere felice se il suo cuore, come braci, cova dei sentimenti così brutti? È una sorta di immondizia interiore che toglie la pace. Il perdono non è dunque solo un vantaggio di chi lo riceve, ma lo è prima di tutto di chi lo concede, perché è una liberazione. Inoltre il rancore vincola al passato impedendo di guardare avanti. Il passato è morto, lasciamo dunque che i morti seppelliscano i loro morti (Lc 9,60). Se vogliamo diventare adulti dobbiamo lasciarci alle spalle il passato. Ci sono persone che non sanno perdonare i loro genitori o che si portano dietro ancora le offese subite nell’infanzia o nella giovinezza. Anche noi abbiamo commesso molti errori e continuamente ne commettiamo, non crediamo di essere migliori. Saper perdonare è dunque uscire allo scoperto, non dare la colpa a nessuno delle proprie mancanze e assumersi le proprie responsabilità . Gesù ci racconta una parabola, come sempre usa un’immagine chiarissima, che ci fa da specchio molto più che tante parole. Il Padrone condona al servo un debito di diecimila talenti. È una cifra spropositata se pensiamo che il talento era un peso di circa trentacinque chili! Come spesso accade, ciascuno è molto propenso alla misericordia verso se stesso, mentre è implacabile nel giudicare il prossimo. Così quest’uomo dimentica subito l’enorme favore che ha ricevuto e si accanisce su chi gli deve una cifra consistente (il denaro era la paga giornaliera), ma non certo paragonabile a quella che costituiva il suo debito. La sua spietatezza gli costa la revoca del condono. Gesù ci paragona a quel servo: anche a noi è perdonato ogni debito come al ladrone sulla croce, ce ne ricordiamo? Il Padre Nostro ogni giorno ci fa dire una frase che può diventare la nostra condanna: rimetti a noi i nostri debiti nello stesso modo in cui noi li rimettiamo agli altri. Se Dio è disposto a farsi uomo in Cristo e a morire per noi, manifestandoci una misericordia senza limiti, come possiamo a nostra volta essere spietati? Il perdono è perciò necessario per la nostra felicità e indispensabile per la salvezza. È comunque difficile perdonare proprio per la nostra miopia, ma in questo ci aiuta la preghiera. Chiedete e vi sarà dato. Signore insegnaci a perdonare e dacci la forza per farlo!