Il commento alle letture del 11 Ottobre 2018 a cura del sito Dehoniane.
S. Giovanni XXIII, papa (memoria facoltativa)
XXVII settimana del tempo ordinario II settimana del salterio
Pregare nello Spirito
«Signore, insegnaci a pregare»: questa era la domanda che un discepolo aveva rivolto a Gesù, vedendolo immerso nella preghiera (Lc 11,1). In questa domanda è raccolta tutta l’incapacità di percorrere da soli questo cammino misterioso che ci conduce davanti al volto del Padre celeste; è custodita tutta la povertà della nostra preghiera. Ma se dobbiamo imparare a pregare, dobbiamo anche imparare a perseverare nella preghiera. Questa è l’altra grande fatica che incontriamo in questo cammino.
E non è solo la fatica di una preghiera che si confronta con il tempo, questo tempo così frammentato e minacciato, ma soprattutto la fatica di una preghiera non esaudita. Quante volte sorge in noi la domanda: ma Dio sta ascoltando veramente la mia preghiera? Perché non interviene, non mi esaudisce? È un interrogativo che può assumere un orizzonte più vasto soprattutto di fronte alle tante ingiustizie e sofferenze presenti nella storia, nel mondo. Esso rivela il disagio del credente, il quale ha l’impressione che Dio, anziché intervenire, resti indifferente. Se Dio è giusto, per quale ragione l’ingiustizia trionfa nel mondo? Perché Dio tace?
«Fino a quando, Sovrano» gridano le vittime innocenti della storia «tu che sei santo e veritiero non farai giustizia […]?» (Ap 6,10). Per rispondere a questo interrogativo Gesù narra due piccole parabole che prendono lo spunto dal modo di comportarsi di un amico verso l’altro amico, e di un padre verso il figlio, per parlare di Dio al quale si rivolge il credente nella preghiera. Dio è molto più disponibile di un amico ed è molto più buono di un padre terreno: «… quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!» (Lc 11,13). Se le due parabole servono per infondere in noi la certezza che Dio sempre ascolta la nostra preghiera, esse tuttavia ci orientano anche a comprendere come deve collocarsi la nostra preghiera nel tempo. Infatti Gesù termina le due parabole dicendo: «Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto» (11,9-10).
Il grido insistente e continuo della preghiera trasforma il tempo dell’attesa in una paziente ricerca in cui, a poco a poco, l’impazienza del tempo dell’uomo viene modellata sulla pazienza del tempo di Dio. La preghiera opera questa lenta trasformazione: non dà risposte immediate o soluzioni di vario tipo applicabili alla storia umana. Semplicemente crea uno spazio di attesa che, inevitabilmente, è spazio di conversione alla logica di Dio. La pazienza della preghiera apre uno spazio in cui si incontra la pazienza di Dio, cioè lo sguardo di Dio sulla storia. Ma, d’altra parte, la perseveranza nella preghiera non è frutto di un semplice sforzo umano: essa stessa è dono della misericordia e della fedeltà di Dio. Anzi ci apre a comprendere ciò che può veramente sostenere questa ricerca nella preghiera e ciò che dobbiamo chiedere nella preghiera: «… quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
È lo Spirito Santo, che prega in noi incessantemente, a far sì che la nostra preghiera attraversi il tempo dell’attesa rimanendo ancorata alla fede: «È per le opere della Legge» domanda Paolo ai galati «che avete ricevuto lo Spirito o per aver ascoltato la parola della fede?» (Gal 3,2). Ma è lo stesso Spirito Santo a dare qualità alla nostra preghiera, perché ci fa comprendere cosa dobbiamo veramente domandare a Dio: compiere la sua volontà e desiderare sempre ciò che lui desidera per noi. Solo così la nostra preghiera si libera dalla pretesa di piegare Dio ai nostri desideri; la preghiera non è il supplemento comodo alle frustrazioni e agli scacchi della vita. La preghiera autentica è ascolto, totale apertura all’amore fedele di Dio, a quella libertà creativa che ha nel dono dello Spirito Santo la sua fonte e il suo stimolo permanente.
O Padre, tu che esaudisci le preghiere degli umili, donaci il tuo Spirito. Solo in lui noi possiamo pregarti e chiederti ciò che è secondo la tua volontà. Solo attraverso il tuo Spirito la nostra preghiera si purifica e diventa la preghiera del Figlio. Solo con il tuo Spirito che prega in noi il grido della nostra preghiera esce
dalla solitudine del nostro cuore. O Padre, venga il tuo Spirito e ci purifichi.
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Lc 11, 5-13
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai discepoli:
«Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Fonte: LaSacraBibbia.net