Commento al Vangelo del 11 marzo 2012 – mons. Andrea Caniato

12PORTE del 8 marzo 2012 – III domenica di Quaresima.

In alcune domeniche di questo anno liturgico, l’evangelista Marco lascia il posto a Giovanni. E il brano della III domenica di quaresima è quello della purificazione del tempio. Tutti lo ricordiamo, quando Gesù rovescia i banchetti dei mercanti e dei cambiamonete.
C’è un primo livello di comprensione, il più immediato. “Fuori i mercanti dal tempio!”. La condanna di chi cerca un guadagno dalla fede e dalla pietà degli altri… e ci sta tutto, certamente. Ma è ancora una lettura superficiale. Bisogna scavare di più.
Anzitutto bisogna ricordare che quei banchetti stavano all’interno del tempio in maniera più che legittima: con la loro attività i cambiamonete e i venditori di colombe, pecore e buoi, consentivano ai buoni credenti di celebrare il culto divino, in modo conforme ai dettami della legge mosaica.
Gli Israeliti non avrebbero potuto versare le offerte prescritte — la famosa decima, per esempio — con le monete che erano in corso in quel tempo, perché erano monete romane, di fatto immonde, che non si potevano portare nel luogo più santo di Israele.
Se non avessero potuto acquistare gli animali, molti dei fedeli e dei pellegrini non avrebbero potuto compiere i sacrifici che Mosè aveva prescritto. Ricordate?… quando i genitori di Gesù, lo portarono al tempio, 40 giorni dopo la sua nascita e offrirono il sacrificio per il riscatto del primogenito, prescritto per una famiglia povera: una coppia di tortore o di colombe.
Gesù non è un moralista. Sarebbe superficiale leggere questa pagina solo come un atto dimostrativo: qui sta accadendo qualcosa di incredibilmente nuovo.
Ho voluto intitolare questa rubrica “la buona notizia”, perché questo è il significato della parola “ev-angelo”, buona notizia, appunto. Per capire ogni pagina dell’evangelo, bisogna sempre partire da qui: dov’è la notizia, anzi, la buona notizia? Dov’è il fatto nuovo che Cristo ha portato?
Rovesciando quei banchi, Gesù dichiara la fine della religione antica, fondata sui sacrifici. Si poteva offrire a Dio delle cose (denaro, animali, frutti della terra), per ottenere il favore divino; ora invece è Dio offre se stesso.
“Distruggete questo tempio — e parlava del suo stesso Corpo — e io lo farò risorgere”.
A partire dalla morte e dalla risurrezione di Gesù, abbiamo un nuovo tempio, un nuovo luogo per incontrare Dio e ottenere misericordia: è Cristo stesso, vero Dio e vero uomo.
A partire dalla sua morte e dalla sua risurrezione, non ci presentiamo più al cospetto di Dio portando agnelli o colombe: ma il nostro amore per il suo Figlio, nel quale abbiamo il perdono e la vita.
Questa è la buona notizia. Il tempo nuovo è arrivato, il tempo in cui Dio si lascia incontrare nel suo Figlio Gesù, il tempo in cui possiamo offrire a Dio non più delle “cose”, ma amore.

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