Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 18 febbraio 2018.
Lโarcobaleno
Nei racconti mitologici dei popoli antichi, compaiono spesso divinitร che impugnano lโarco, pronte a scagliare frecce contro i loro nemici. Anche Israele, quando era colpito da sventure, riteneva che il Signore, indignato a causa dei peccati del suo popolo, avesse rivolto contro di lui il suo arco (Lam 2,4).
Immagine arcaica, retaggio di una mentalitร pagana destinata a dissolversi con il progressivo svelarsi del vero volto di Dio, che non solo non ha in mano alcuna arma per punire, ma ha giurato di ridurre in frantumi ogni arco di guerra (Zc 9,10).
Lโunico suo arco รจ quello dispiegato in cielo: non costituisce una minaccia, ma unisce, in un unico, affettuoso abbraccio, la volta celeste con la terra e, sulla terra, tutti i popoli.
โContempla lโarcobaleno โ esortava il Siracide โ e benedici colui che lโha fattoโ (Sir 43,11).
- Pubblicitร -
ร lโimmagine serena della risposta di Dio al peccato dellโuomo: non il volto corrucciato, ma una luce, dolce come una carezza; non la voce minacciosa, ma un sorriso accogliente, rivolto a chi, allontanandosi dal Signore, si รจ giร fatto troppo male.
Lโambivalenza dellโarco esprime un paradosso: la collera di Dio non รจ altro che il suo sorriso e la sua severitร coincide con la tenerezza; la sua giustizia รจ misericordia e, dal suo arco, egli non scocca altre frecce che quelle dellโamore.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โSollevo lo sguardo dal mio peccato e scorgo in cielo lโarcobalenoโ.
Prima Lettura (Gn 9,8-15)
8 Dio disse a Noรจ e ai sui figli con lui: 9 โQuanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con i vostri discendenti dopo di voi; 10 con ogni essere vivente che รจ con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dallโarca. 11 Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarร piรน distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, nรฉ piรน il diluvio devasterร la terraโ.
12 Dio disse: โQuesto รจ il segno dellโalleanza, che io pongo tra me e voi e tra ogni essere vivente che รจ con voi per le generazioni eterne.
13 Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarร il segno dellโalleanza tra me e la terra.
14 Quando radunerรฒ le nubi sulla terra e apparirร lโarco sulle nubi
15 ricorderรฒ la mia alleanza che รจ tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne
e non ci saranno piรน le acque per il diluvio, per distruggere ogni carneโ.
[better-ads type=”banner” banner=”84722″ campaign=”none” count=”2″ columns=”1″ orderby=”rand” order=”ASC” align=”right” show-caption=”1″][/better-ads]
I popoli della Mesopotamia dovevano la loro prosperitร a due grandi fiumi, il Tigri e lโEufrate, eppure ne temevano le acque che, da sorgenti di vita, spesso si trasformavano in agenti di distruzione e morte. Avevano controllato il fuoco, forgiato i metalli, addomesticato gli animali, ma si sentivano impotenti di fronte alle inondazioni e ai maremoti. Lโacqua, come lโarco, รจ ambivalente: puรฒ essere segno di vita o simbolo di morte, rappresenta un dono del cielo ed รจ considerata strumento di punizione nelle mani della giustizia divina.
Nelle tradizioni mitiche dellโantico Medio Oriente รจ presente ovunque il ricordo delle grandi acque che, in tempi remoti, avrebbero sommerso la terra. I geofisici assicurano che, sette o ottomila anni fa, lo scioglimento dei ghiacciai provocรฒ lโinnalzamento delle acque dei mari di un centinaio di metri, causando ovunque cataclismi impressionanti.
Dallโesperienza di queste catastrofi sarebbero nati i numerosi miti del diluvio che sono giunti fino a noi. La versione piรน antica, in lingua sumerica, risale al III millennio a.C.. Si tratta di racconti che tentano di spiegare il significato di queste catastrofi, sono riflessioni sapienziali che molti popoli hanno poi ripreso e rielaborato, adattandole alle loro concezioni religiose. Anche Israele ha conosciuto questi miti e ne ha accolto uno nella Bibbia, dopo averlo perรฒ purificato da tutti gli elementi incompatibili con la sua fede. Se ne รจ servito per mostrare quanto il suo Dio odiasse il male (Gn 6,5-9,28).
La storia inizia con la drammatica descrizione del male: โIl Signore vide che la malvagitร degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. E il Signore si pentรฌ di aver fatto lโuomo sulla terra e se ne addolorรฒ in cuor suo. Il Signore disse: Sterminerรฒ dalla terra lโuomo che ho creato, con lโuomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perchรฉ sono pentito dโaverli fattiโ (Gn 6,5-7). Sono frasi che lasciano sconcertati, sono immagini scioccanti, tra le piรน audaci di tutta la Bibbia; hanno un unico obiettivo: indicare, nel modo piรน provocatorio, quanto Dio si senta coinvolto nella storia del mondo e dellโuomo.
Nei miti mesopotamici, la causa del diluvio era la collera del dio supremo, importunato, nella sua quiete, dal troppo rumore degli uomini sulla terra; nel racconto biblico invece, lโintervento del Signore รจ determinato dallโaccumulo della violenza: โla terra era piena di violenzaโ (Gn 6,13). Non era il male fatto a Dio, ma le atrocitร commesse dagli uomini nei confronti dei loro simili a provocare lo sdegno del Signore; non le bestemmie contro il Signore, ma le reciproche efferatezze rendevano intollerabile, agli occhi di Dio, la condizione del mondo.
Unโumanitร dilaniata da odi, ingiustizie, soprusi รจ incompatibile con il progetto di Dio, che vuole i suoi figli solidali e uniti nellโamore.
A questo punto non รจ difficile definire il significato del racconto del diluvio universale.
Lโautore sacro si รจ servito di un mito, molto diffuso al suo tempo, non per insegnare che Dio si spazientisce e castiga โ Dio non ha mai provocato alcuna inondazione nรฉ alcunโaltra catastrofe โ ma per invitare a non scoraggiarsi mai di fronte al male esistente nel mondo. Anche quando le scelleratezze paiono aver superato ogni limite, chi ha fede nel Signore coltiva la speranza, perchรฉ sa che Dio ha deciso di creare unโumanitร nuova, non dalle ceneri degli uomini, ma dalle macerie della societร malvagia che essi hanno progettato e costruito.
Il brano proposto oggi nella lettura giunge a conclusione del racconto del diluvio e ne sintetizza il messaggio. Dio non si rassegna di fronte al male, interviene per riparare e ricostruire; dร inizio a unโumanitร nuova alla quale promette solo cose buone e assicura ogni benedizione: โIo stabilisco la mia alleanza con voi, con ogni essere viยญventeโฆ non sarร piรน distrutto nessun vivente dalle acque del diluvioโ (vv. 9-11).
Si noti bene: non giura di non punire piรน gli uominiโฆ a condizione che la smettano di commettere peccati e si comportino bene; promette senza chieยญdere alcuna contropartita, si impegna a benedire sempre e comunque. Il suo amore รจ completamente gratuito.
Questo รจ il messaggio consolante che la Bibbia lancia, fin dai suoi primi capitoli: Dio non aspetta che lโuomo divenga buono per essere generoso con lui, lo prende cosรฌ comโรจ e, con il suo amore, lo trasforma in creatura nuova.
Il brano si conclude con lโimmagine dellโarcobaleno, segno della prima alleanza stipulata da Dio; unโalleanza anteriore a quella con Abramo e che ebbe come segno la circoncisione.
Noรจ non era nรฉ israelita, nรฉ cristiano, nรฉ musulmano, โera un uomo giusto e integro, che camminava con Dioโ (Gn 6,9), era il capostipite dellโumanitร nuova che non conosce discriminazioni di razze, popoli e religioni. Con questa umanitร Dio ha stretto un patto, promettendo a tutti una salvezza incondizionata.
ร la prima manifestazione della sua volontร salvifica universale, affermata poi esplicitamente nel Nuovo Testamento: โDio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della veritร โ (2 Tm 2,4).
Ci aspettavamo forse, come prima lettura della Quaresima, un testo che esortasse al digiuno, alla penitenza e alla mortificazione. Invece la liturgia invita alla gioia, proponendoci una promessa di Dio che assicura che nessuna malvagitร dellโuomo riuscirร mai a vanificare i suoi progetti di amore.
Seconda Lettura (1 Pt 3,18-22)
Fratelli, 18 Cristo รจ morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. 19 E in spirito andรฒ ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione; 20 essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimitร di Dio pazientava nei giorni di Noรจ, mentre si fabbricava lโarca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dellโacqua. 21 Figura, questa, del battesimo, che ora salva voi; esso non รจ rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtรน della risurrezione di Gesรน Cristo, 22 il quale รจ alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranitร sugli angeli, i Principati e le Potenze.
In questa lettura Pietro riprende la storia del diluvio e se ne serยญve per spiegare ai cristiani del suo tempo gli effetti prodotti dal battesimo.
Noรจ fu salvato dalle acque del diluvio per mezzo dellโarca che Dio gli aveva detto di costruire e con lui si salvarono anche la sua famiยญglia e gli animali, affinchรฉ la creazione, libera dal peccato, potesse ricominciare.
Lโacqua del battesimo produce gli stessi effetti: distrugge lโuomo antico e fa nascere un uomo nuovo; segna la fine del peccato, della vita corrotta e dร inizio a una vita nuova, secondo lo Spirito.
Questo rinnovamento รจ possibile perchรฉ Cristo, il giusto, รจ morto una sola volta per i peccati di tutti. ร lui che comunica alla chiesa lo Spirito della vita; รจ lui che dร allโacqua del battesimo la forza di diยญstruggere il peccato e la morte e di risuscitare a nuova vita.
Vangelo (Mc 1,12-15)
12 Subito dopo lo Spirito sospinse Gesรน nel deserto 13 e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.
14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesรน si recรฒ nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 15 โIl tempo รจ compiuto e il regno di Dio รจ vicino; convertitevi e credete al vangeloโ.
Tutti gli anni, nella prima domenica di Quaresima, il brano evangelico tratta delle tentazioni di Gesรน nel deserto. Il racconto di Marco รจ il piรน breve, riferisce il fatto in due soli versetti (vv. 12-13) e, di fronte a queste poche righe, alcuni predicatori si trovano in difficoltร a imbastire lโomelia, per cui ricorrono alle tre tentazioni riportate da Matteo e da Luca. Meglio evitare di ricorrere a questo infelice espediente e limitarsi al testo di Marco, che รจ giร abbastanza ricco.
Notiamo: รจ lo Spirito che, subito dopo essersi posato su Gesรน, come una colomba (Mc 1,10), lo spinge nel deserto.
Se โtentareโ equivalesse a โincitare al maleโ, lo Spirito non gli avrebbe reso un favore; nel Padre nostro, infatti, noi chiediamo a Dio di โnon indurci in tentazioneโ.
Eppure, nella Bibbia, si attesta spesso che Dio mette alla prova gli uomini che gli sono ben accetti, non i malvagi (Sir 2,5).
Ci sono tentazioni che non sono affatto istigazioni al male: sono le situazioni che anche lโuomo giusto deve affrontare, sono i momenti in cui si รจ costretti a fare delle scelte e che costituiscono ocยญcasioni propizie per rendere piรน solida e convinta la fede.
Chi vuole crescere, migliorare, purificarsi, rafforzare la propria adesione a Dio non puรฒ esยญsere risparmiato da queste prove. Neppure Gesรน lo รจ stato e questo ce lo porta vicino, lo colloca al nostro fianco perchรฉ anchโegli โfu provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccatoโ (Eb 4,15).
Come mai lโevangelista colloca la prova di Gesรน nel deserto? Cosa rappresenta questo luogo?
Non vโรจ dubbio che Gesรน, come il Battista e molti altri asceti del suo tempo, deve aver trascorso un periodo della sua vita nella solitudine, meditando e pregando in qualche grotta della regione arida e desolata che si estende nei pressi del mar Morto. Allora ci chiediamo: Marco ha voluto restringere il tempo in cui Gesรน รจ stato tentato, riducendolo alla durata di questa breve esperienza?
Non รจ possibile: questo non solo contraddirebbe lโaffermazione appena citata della Lettera agli ebrei, ma renderebbe Gesรน un estraneo, uno che รจ stato esentato dalle nostre difficoltร , che ha goduto di privilegi e che รจ stato solo sfiorato โ o forse nemmeno โ dalle angosce e dai dubbi che invece accompagnano noi per tutta la vita. Un Gesรน cosรฌ non ci interesserebbe piรน.
Il numero quaranta chiarisce, in modo inequivocabile, lโintenzione dellโevangelista: nella simbologia biblica indica tutta una generazione, con particolare riferimento a quella che ha attraversato il deserto, nel deserto รจ stata tentata e nel deserto รจ morta. Tutta la vita di Gesรน รจ dunque raffigurata in questi quaranta giorni passati nel deserto: durante tutta la sua vita egli รจ stato sottoposto alla prova. Nel deserto รจ entrato subito dopo il battesimo ricevuto da Giovanni: ha iniziato il suo esodo, ha intrapreso la lotta contro satana, una lotta dura che si รจ protratta fino al momento in cui, vittorioso, รจ uscito dal deserto, nel momento della sua morte.
E chi รจ satana, questo personaggio che compare accanto a lui?
Il termine ebraico satan non รจ un nome proprio di persona, ma un nome comune: indica colui che si mette contro, che si colloca di fronte come avversario e accusatore. Era immaginato, al tempo di Gesรน, come uno spirito cattivo, nemico del bene dellโuomo, distruttore dellโopera di Dio. Nel nostro brano รจ la personificazione di tutte le forze del male contro le quali Cristo ha lottato, durante i โquaranta giorniโ della sua breve vita sulla terra.
Si ripresenta oggi, questo antagonista di Dio e dellโuomo, negli impulsi allโodio, al rancore, allโegoismo, nella bramosia di possedere, nella smania di dominare, nelle passioni sregolate che producono corruzione e morte. Sono questi i satana contro i quali ogni uomo, come ha fatto Gesรน, รจ chiamato a confrontarsi, non con pratiche di esorcismi, ma con la forza dello Spirito che agisce nella parola del vangelo e nei sacramenti. ร attraverso questa lotta interiore che ci รจ offerta lโopportunitร di maturare e crescere โfinchรฉ arriviamo tutti allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturitร di Cristoโ (Ef 4,13).
Nel suo racconto, dal chiaro valore simbolico, lโevangelista introduce altri due personaggi: le fiere e gli angeli che โ va tenuto ben presente โ non entrano in scena per servire Gesรน alla fine dei quaranta giorni, ma stanno al suo fianco durante tutta la sua permanenza nel deserto. Chi rappresentano?
Molti ritengono che, parlando di bestie feroci divenute mansuete, Marco si riferisca alla condizione paradisiaca, quando Adamo aveva assegnato il nome agli animali e viveva con loro in perfetta armonia (Gn 2,19-20). Con lโinizio della sua vita pubblica, Gesรน avrebbe cominciato a instaurare nel mondo la pace universale e i rapporti nuovi con la natura e con gli animali.
Piรน che al libro della Genesi, credo che lโevangelista alluda a una pagina memorabile del libro di Daniele (Dn 7) dove le fiere rappresentano i poteri oppressori del mondo: lโimpero sanguinario dei babilonesi รจ raffigurato dal leone, quello dei medi dallโorso, quello dei persiani dal leopardo, quello di Alessandro Magno e dei diadochi, suoi successori, da una quarta bestia, indefinita, ma spaventosa e terribile. Invece di servire i popoli e instaurare la pace e la giustizia, questi regni hanno oppresso i deboli, tiranneggiando e schiavizzando per secoli intere nazioni.
Se รจ questo, come ritengo, il riferimento inteso da Marco, allora le fiere con cui si รจ confrontato Gesรน durante la sua vita sono i dominatori di questo mondo: i detentori del potere politico, economico e religioso (i sadducei, il sinedrio, i sommi sacerdoti), le guide spirituali (gli scribi) che โostentavano di fare lunghe preghiereโ, ma โdivoravano le case delle vedoveโ (Mc 12,40); sono coloro che predicano un Dio giustiziere e nemico dei peccatori (i farisei).
Gesรน ha lottato per difendere lโuomo, per sottrarlo agli artigli di istituzioni che, invece di servire, tiranneggiavano il popolo.
Lโevangelista vuole mettere in guardia i discepoli che avranno a che fare con le stesse belve: i poteri economici che sfruttano e costringono a vivere in miseria interi popoli, le ideologie insensate che inducono a compiere follie e crimini, i fanatismi, i fondamentalismi religiosi, i razzismi.
Anche gli angeli, come le fiere, vanno identificati in base ai riferimenti biblici. Il termine angelo non designa necessariamente un essere spirituale, come in genere viene immaginato; indica ogni mediatore della salvezza di Dio ed รจ applicato a chiunque divenga strumento nelle mani del Signore in favore dellโuomo. Mosรจ che ha guidato Israele nel deserto รจ chiamato โangeloโ (Es 23,20.23), il Battista รจ presentato da Marco come un โangeloโ (Mc 1,2). Angeli del Signore sono tutti coloro che collaborano con il piano di Dio, che si impegnano per portare avanti il mondo nuovo iniziato da Cristo.
Durante i suoi โquaranta giorniโ Gesรน ha incontrato fiere, ma anche molti angeli sulla sua strada. Angeli che si sono presi cura di lui sono stati certamente i suoi genitori, le donne che lo hanno assistito durante la vita pubblica, coloro che hanno condiviso i valori da lui proposti e le scelte da lui fatte, chi si รจ posto al suo fianco โ lo ha โservitoโ โ collaborando alla sua opera di salvezza.
Sono molti, anche oggi, gli angeli che, nella sua provvidenza, il Signore fa apparire, specialmente nei momenti bui, accanto a ogni suo discepolo. ร angelo chi riesce a ristabilire la pace nella vita di una coppia, chi consola gli afflitti di cuore, chi indica le vie del Signore, chi comunica gioia e infonde speranza. Esiste perรฒ, anche per il discepolo, il pericolo di trasformarsi, magari in buona fede, in satana, in fiera. ร accaduto a Pietro quando, abbandonata la sequela di Cristo, ha voluto precedere il Maestro per insegnargli il cammino (Mc 8,33); puรฒ accadere anche a noi se, dimentichi dei principi evangelici, ci adeguiamo al โmagisteroโ di questo mondo che predica violenza, sopraffazione, edonismo, rifiuto del sacrificio.
Nella seconda parte del brano, Marco prima specifica il luogo dove Gesรน ha iniziato il suo annuncio, la Galilea, poi offre una sintesi del suo messaggio: โIl tempo รจ compiuto e il regno di Dio รจ vicino; convertitevi e credete al vangeloโ (vv. 14-15).
Il luogo scelto per inaugurare la missione riveste un significato teologico. Gesรน non si รจ fermato nel deserto dove aveva svolto la sua opera il Battista, non ha preteso che la gente lo andasse a cercare; ha lasciato che ognuno rimanesse nella sua casa e nel suo ambiente e si รจ mosso lui per incontrare chiunque avesse bisogno della sua comprensione e del suo aiuto.
Non si รจ diretto verso Gerusalemme, la capitale religiosa dove risiedevano i giudei puri e dove i sacerdoti del tempio eseguivano, in modo impeccabile, le loro liturgie. Si รจ rivolto verso la regione piรน disprezzata, la Galilea dei pagani. Lungo le rive del lago ha trovato i pescatori che riassettavano le reti, presso la dogana di Cafarnao ha scorto Levi, seduto al banco delle imposte e lo ha chiamato, รจ entrato nelle case dei pubblicani dove lo attendevano i peccatori e si รจ seduto a mensa con loro. Ha avuto per tutti gli emarginati un messaggio di gioia da parte del Signore: il tempo della preparazione si รจ concluso, รจ iniziata lโepoca nuova della storia, il regno di Dio รจ vicino.
Il regno di Dio. Quante emozioni suscitava negli israeliti questa espressione! Per la maggioranza del popolo indicava la restaurazione della monarchia davidica e la venuta del messia per sconfiggere e umiliare le nazioni pagane; per i farisei era il tempo in cui tutti avrebbero osservato fedelmente le prescrizioni della legge; cโerano poi i detentori del potere politico, religioso e soprattutto economico, che non desideravano alcun regno nuovo e preferivano perpetuare quello esistente.
Annunciando la vicinanza del regno di Dio, Gesรน ha risvegliato, in molti, antiche, sopite speranze, in altri diffidenze, nei detentori del potere aperta ostilitร . Prospettava una societร radicalmente nuova, fondata su principi opposti a quelli che, fino allora, avevano caratterizzato i rapporti fra gli uomini. Non piรน il dominio, ma il servizio; non lโaccaparramento egoistico dei beni, la ricerca del proprio interesse e la corsa ai primi posti, ma la scelta di condividere tutto affinchรฉ nessuno piรน fosse povero; non la vendetta e la giustizia implacabile degli uomini, ma il perdono incondizionato e lโamore per il nemico.
Illusione di un sognatore? No, proposta concreta, anche se, apparentemente, inattuabile, perchรฉ contraria allโinclinazione dellโuomo che, per istinto, รจ portato a ripiegarsi sul proprio tornaconto. โCredete al vangelo!โ โ raccomandava Gesรน โ fidatevi della lieta notizia, accogliete la proposta di Dio e il regno dei cieli, che era โvicinoโ, diverrร vostro, costituirร la parte piรน intima del vostro essere. Non รจ unโutopia irrealizzabile, รจ possibile, anzi, il nuovo รจ giร sorto (2 Cor 5,17).
[accordions]
[accordion title=”Chi รจ Fernando Armellini” load=”hide”]Ha conseguito la licenza in Teologia presso la Pontificia Universitร Urbaniana e in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma.
Ha perfezionato gli studi di storia, archeologia biblica e lingua ebraica presso lโUniversitร di Gerusalemme.
Per alcuni anni รจ stato missionario in Mozambico.
Attualmente insegna sacra Scrittura, รจ accreditato conferenziere in Italia e allโestero ed รจ autore di commenti alle Sacre Scritture.[/accordion]
[/accordions]