Commento al Vangelo del 11 dicembre 2016 – Fraternità Gesù Risorto

“Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa”: con questo invito si è aperta la liturgia di oggi. Un invito alla gioia rivolto alle situazioni più difficili e tristi. Deserto e steppa sono luoghi senza vita, o dove la vita è difficile e molto faticosa. L’invito alla gioia è per chi soffre, per chi non ha prospettive umane di sopravvivenza, per gli “smarriti di cuore” e per tutte le persone che vivono ogni genere di sofferenza. Perché queste persone devono godere ed esultare? Come mai si può dir loro: “Coraggio, non temete!”?

La risposta del profeta è decisa e rassicurante: “Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi”. Dio stesso si mette in cammino per raggiungere l’uomo sofferente, benché la sofferenza sia piombata su di lui a causa del peccato presente nel mondo e a causa della sua partecipazione ad esso. Egli fa vendetta al nostro nemico perché noi possiamo tornare a lui senza paura e senza esitazione. Egli stesso viene a salvare!

Al profeta oggi fa eco l’apostolo Giacomo. Per ben quattro volte usa il termine costante, per dire come dev’essere il cristiano. Il cristiano fa fatica, le difficoltà ci sono, anche quelle che provengono dai difetti e dai peccati dei fratelli, degli altri cristiani. Ma egli non può dubitare e nemmeno si lamenta, sopporta con costanza, perché il Signore viene, e viene a salvare.

Dire «Dio salva» è dire il nome di Gesù! Questo nome comincia a risuonare, a correre di bocca in bocca. Lo ha pronunciato persino Giovanni il battezzatore, che ora è in prigione per la sua fedeltà a Dio. Come mai Dio non viene a salvarlo dalla mano di Erode? Come mai lui, che ha indicato l’Agnello di Dio, ora deve soffrire l’ingiustizia? Dov’è la salvezza promessa dal nome «Gesù»? Non sappiamo se è proprio Giovanni oppure se sono i suoi discepoli a formulare domande simili sull’identità di Gesù.

Ma Giovanni, non vuole tenere nascoste queste domande, da chiunque vengano: manda direttamente a lui, a Gesù, i propri discepoli per chiedere aiuto, per avere risposta. Chi altri potrebbe rispondere? A chi si potrebbe dar fiducia? Ed ecco arrivare a Gesù i suoi seguaci: “Sei tu colui che deve venire?”. E il Signore, che ama tanto la libertà dell’uomo, li invita a rendersi conto di persona, ad essere attenti a ciò che succede, a riflettere su ciò che vedono, per poter dire di aver visto con i propri occhi e di aver udito di persona.

Essi così non riporteranno a Giovanni l’affermazione di un altro, nemmeno se questi è Gesù, ma daranno la propria diretta testimonianza. Che cosa devono vedere i messi di Giovanni? Possono vedere con i propri occhi come si avverano le profezie delle Scritture. Di quelle non si può dubitare, e se si avvera ciò che esse annunciano del Messia, allora è segno che il Messia è presente. Che sta succedendo ai ciechi, agli zoppi, agli storpi, ai muti, ai sordi, persino ai lebbrosi e ai morti? E i poveri non cominciano ad essere nella gioia per l’annuncio che hanno udito? Nel libro di Isaia queste cose sono scritte, e adesso essi le vedono.

Da Gesù tutti ricevono la certezza che le Scritture si realizzano, che Dio non mente, che a lui si può dar credito. Egli, Gesù, non scandalizza, cioè non ostacola la fede nella parola di Dio trasmessaci dai profeti nella Scrittura, anzi, la sua presenza, la sua parola e la sua mano la realizzano.

I discepoli di Giovanni tornano alla prigione del loro maestro. E Gesù esalta il suo precursore che soffre. Egli è stato ed è un testimone, anche e proprio perché è in prigione. Non ha ceduto alle lusinghe del mondo, non si è piegato come una canna alle voglie dei ricchi e dei potenti, piuttosto si è lasciato spezzare, pur di essere fedele a quel Dio che gli ha parlato. La sua parola è stata preziosa, perché ha preparato i cuori ad accogliere proprio lui, Gesù, “colui che deve venire” per salvare l’umanità.

Giovanni è davvero grande, e nessuno lo eguaglia. E tu che gli credi e perciò ti accosti con fiducia a Gesù, per accoglierlo e ubbidirgli, sei più grande di lui. Ma tu continuerai a ringraziarlo per la sua costanza! E la tua gioia diverrà ancora più bella e stabile. Il tuo cuore non sarà più un deserto, ma continuerà a produrre fiori e frutti di carità, come ci ha detto san Giacomo. E la nostra gioia si estenderà ai fratelli, alla famiglia, alla comunità, a tutta la steppa che ci circonda.

Non aspettiamo più nessuno, Gesù: tu sei con noi; parla, e noi ti ascolteremo!

A cura della Casa di Preghiera S.Maria Assunta – Tavodo  -Via della Pieve, 3 – 38078 SAN LORENZO DORSINO – TN

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