IO SONO IN MEZZO A LORO
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A – MATTEO 18, 15-20
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15. “Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello”;
Il brano odierno, tratto dal Vangelo di Matteo, riferisce alcune parole o detti autenticamente pronunciati da Gesù. Sono frasi brevi che non sono presenti altrove e sono generalmente uniche. Molti studiosi identificano questa collezione con l’ipotetica FONTE Q, cioè materiali raccolti da cui gli evangelisti Luca e Matteo, che hanno molte caratteristiche comuni, sembra abbiano fatto riferimento. Il Vangelo secondo Marco, scritto per primo, conserva, invece una sua propria autonomia. Si parla, perciò, di “doppia tradizione”.
Matteo insegna il comportamento da tenere verso coloro che sbagliano. Egli scrive per la sua comunità formata prevalentemente da cristiani provenienti dall’ebraismo e da alcuni cristiani provenienti dal paganesimo. Questi ultimi erano considerati “i piccoli” da seguire con maggiore attenzione e pazienza in quanto non conoscevano bene la Legge e la trasgredivano più facilmente. Anche nel libro del Levitico ha molta importanza la correzione fraterna: “Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d’un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore” (Levitico 19,17-18). Ogni persona vale per ciò che è, non si identifica con il suo sbaglio. Non dobbiamo fermarci a quello che appare.
Gesù insegna a relazionarci senza paura con il nostro fratello, affinché si senta accolto e amato. Solo l’amore permette alla persona di aprirsi e di riconoscere la propria debolezza e di avere la forza di superarla. Dobbiamo trattare con rispetto il fratello che sbaglia, aprendoci al perdono. Il perdono è sempre frutto di una decisione maturata nel tempo davanti a Dio; non è mai dettata da un’emozione.
La consapevolezza di essere deboli e fragili, di essere caduti tante volte negli errori, di aver ricevuto tante volte la misericordia da Dio e dagli altri, ci deve rendere umili anche nei rapporti con i fratelli e con le sorelle.
“Avrai guadagnato il tuo fratello”: la misericordia è l’apice della Legge a cui fare riferimento nei rapporti reciproci. Ristabilire i rapporti all’insegna dell’umiltà e del perdono rende più forte la relazione e rinsalda i vincoli di fraternità:
- “se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni”.
Se una persona non riconosce il proprio errore, è il momento di rivolgersi ad almeno due o tre testimoni (per essere sicuri della verità) in modo che venga smascherato il peccato e il fratello si convinca della conversione che è chiamato ad intraprendere per uscire dalla situazione di peccato.
- “Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano”.
Nella comunità cristiana dell’epoca di Matteo si mantenevano le categorie della mentalità ebraica del tempo. Pertanto non erano ammessi nella comunità i pagani e i pubblicani. È questa la spiegazione del versetto diciassette in cui si evince l’importanza della Chiesa come comunità che è chiamata a prendere atto del comportamento del singolo, di riammetterlo al suo interno o di scomunicarlo se persiste nel suo sbaglio, al punto da trattarlo come un estraneo.
- “In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo”.
La comunità ha il potere di legare e sciogliere, lo stesso potere che Gesù affida a Pietro. È un potere basato sulla misericordia, la pazienza, il perdono, la ricerca della “pecora smarrita” per tendergli la salvezza. La scomunica è l’ultima decisione da prendere, dopo aver tentato tutte le vie con esito negativo. È la persona stessa che si autoesclude. La ratifica è solo una presa d’atto.
Si insiste sul fatto che anche ai pagani e ai pubblicani bisogna annunciare il Regno e includerli nella comunità dei discepoli di Cristo, aiutandoli ad accogliere il Vangelo. Così è necessario fare anche verso coloro che per qualche motivo sono stati scomunicati. Nonostante questo, però, anche con il fratello scomunicato ci si comporterà con tenerezza e amore come ha fatto Gesù, che è andato in cerca proprio dei pubblicati e dei peccatori. Chi sbaglia rimane comunque un figlio di Dio, che Lui ama immensamente. Come tale anche noi dobbiamo amarlo.
“Tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo”: in questo contesto Gesù non parla dell’assoluzione dei peccati, riservata ai ministri ordinati, ma dei gesti quotidiani che spezzano le catene del male: perdonare i nemici, trasfigurare il dolore, immedesimarsi nel prossimo. Ognuno di noi è lo strumento di Dio per raggiungere la persona che soffre, che è emarginata, che non ha la forza di chiedere perdono. Il Signore, attraverso il nostro cuore e tutta la nostra persona, tende la mano, accoglie e salva chi sbaglia.
- “In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà”.
Questo versetto è collegato con i precedenti ed invita a mettersi in preghiera per ottenere la soluzione del problema con il fratello o con i fratelli che hanno sbagliato.
“Per chiedere qualunque cosa”: se tutti siamo uniti nella richiesta di una particolare grazia, il Signore la concede in forza della coesione dei richiedenti.
Pregare per l’altro è la prima attuazione del comandamento dell’amore. Non dobbiamo essere paladini intransigenti della verità e, nello stesso tempo, non dobbiamo chiuderci nelle offese subite. Ognuno di noi può legare e sciogliere nel significato di creare comunione o disunione. Riallacciamo sempre le relazioni, non isoliamoci e non isoliamo mai chi soffre oppure è nel bisogno: solo l’amore vince ogni male!
- “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”.
La preghiera deve essere precedente ad ogni decisione da prendere. Infatti, Cristo è presente in mezzo a coloro che pregano ed Egli prega il Padre con i discepoli. Dio Padre ci ascolta se ci accordiamo per pregare per un fratello o una sorella che sono nel bisogno.
Ricordiamoci che non siamo mai soli, ma la presenza di Cristo è vera e reale in ciascuno e nel fratello che ci vive accanto. Abbiamo solo bisogno dello Spirito Santo per accorgercene.
Siamo chiamati a trasfigurare le relazioni, i legami, la fraternità. Lo Spirito soffia in noi e ci spinge, a vele spiegate, verso l’unità e la comunione nel mondo, cominciando dal nostro piccolo ambiente in cui siamo inseriti.
Il cuore di Dio è l’epicentro dell’amore: a noi il compito di accogliere e diffondere la sua Misericordia.
Mt 18, 15-20 | Piccole Suore della Sacra Famiglia 144 KB 6 downloads
IO SONO IN MEZZO A LORO …Suor Emanuela Biasiolo delle Piccole Suore della Sacra Famiglia