Commento al Vangelo del 10 Novembre 2019 – don Giovanni Berti (don Gioba)

Gesù ha ucciso Dio?

«Dio è morto! Dio resta morto! E noi l’abbiamo ucciso!” scrive Friedrich Nietzsche nei sui scritti. Il filosofo vissuto nella seconda meta del XIX secolo vede tutto il sistema religioso cristiano-giudaico al collasso proprio a causa dei cambiamenti dell’umanità per il rapido progresso culturale e scientifico.

Mentre studiavo filosofia al liceo e poi anche durante gli studi della teologia mi ha sempre colpito questa affermazione forte che sicuramente non lascia indifferenti coloro che si rifanno ad una religione e che sono immersi in insegnamenti e tradizioni religiose.

Qualche anno fa si vedevano spesso delle scritte lungo le strade, fatte con lo spray, dove l’affermazione contraria a quella del filosofo tedesco, era diretta e semplice: “Dio c’è”. Chi le lasciava ovunque voleva gridarlo a chi frettolosamente viaggiava lontano dai luoghi di culto dove solitamente questa affermazione si dà per scontata, ma forse non lo è.

Dio è morto? Ha ragione Nietzsche che ad ucciderlo è stato l’uomo? Oppure “Dio c’è”?

Se Dio è morto penso che ad ucciderlo sia stato proprio l’uomo Gesù. Gesù ha ucciso Dio, o almeno un’idea sbagliata di Dio, perché ha voluto scrivere con la sua vita e soprattutto con la sua morte che “Dio c’è” davvero, ma per accorgersene bisogna uccidere quello sbagliato che spesso adoriamo e seguiamo più di quello di Gesù.

È questo il significato del racconto del Vangelo di questa domenica. L’evangelista Luca ci presenta un dialogo semi-assurdo tra due idee diverse di Dio, quella dei cosiddetti sadducei, una setta all’interno del mondo ebraico al tempo di Gesù, e quella di Gesù stesso. Luca ci avverte subito che i sadducei sono quelli che non credono nella resurrezione e pensano che l’orizzonte della vita umana sia solo quello attuale, senza una visione che veda oltre la vita, oltre la concretezza umana. Tutto si risolve in qui e ora, in quello che accumuliamo e possediamo, e Dio ha solo il compito di darci delle leggi da rispettare, le regole da eseguire in modo che la nostra vita sia più felice e ricca possibile. La religione ha questo compito, darci un contenitore preciso di regole e tradizioni, in una struttura ben definita che ci sostenga nel cammino terreno. Questi sadducei pongono una questione assurda a Gesù per prenderlo in giro, vogliono prendere in giro lui e tutti coloro che credono nella resurrezione, nella vita che va al di là della morte.

Gesù ovviamente non sta a questo giochetto e alla storiellina assurda della donna dai sette mariti. Gesù apre uno squarcio verso il cielo e lo presenta non come una gabbia di regole ma come luogo di vita, una vita che influenza anche la nostra. Gesù stesso cammina spedito verso la sua morte perché si fida del Dio della vita, il Dio vivente e dei viventi. Teme la morte ma non ne è schiavo. Ha paura anche lui della sofferenza e vorrebbe vivere fisicamente a lungo, ma non è frenato dalla paura e sente che il suo Padre celeste è appunto un Padre, fonte e origine della vita che non la tiene per se ma la comunica. Gesù vuole “uccidere” il Dio dei sadducei, un Dio tutto regole e fondamentalismi religiosi che rischiano di frenare la vitalità di Dio, relegandolo in schemi fissi e liturgie statiche. Senza speranza in una vita che va oltre la morte la fede davvero diventa inutile e pesante, e alla fine, come dice Nietzsche, è meglio “uccidere” anche noi questo Dio e liberarcene in fretta.

Gesù con il suo slancio vitale che dona speranza a tutti coloro che erano abbandonati, rifiutati, malati, giudicati e peccatori, mostra un Dio vivo che vuole credenti viventi nell’amore. Gesù non fonda una religione ma indica la strada verso Dio e la strada che Dio percorre verso l’uomo, ogni uomo, in ogni situazione e lungo qualsiasi strada. La religione, con le sue regole e tradizioni è solo un mezzo necessario ma non è il fine dell’incontro con Dio. Dio c’è nella religione ma anche oltre. Abbiamo bisogno della nostra religione con la sua lunga e contraddittoria storia fatta di uomini e donne, anche perché senza di essa non avremmo Cristo e il suo Vangelo, non avremmo un qualcosa che ci unisce in un cammino. Ma la meta è e rimane Dio, il vivente, colui che è oltre la morte non solo in senso temporale ma anche ora.

“Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene” diceva ironicamente Eugene Ionesco, drammaturgo francese di origini rumene, ma forse è bene che il Vangelo ci metta in discussione e ci faccia stare un po’ male, così riusciamo a far morire quel Dio falso che spesso abita in noi e nelle nostre comunità e facciamo risorgere il vero Dio, quello del Vangelo, quello di Cristo.

Letture della
XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Il re dell’universo ci risusciterà a vita nuova ed eterna.

Dal secondo libro dei Maccabèi
2 Mac 7,1-2.9-14

 
In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite.
 
Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri».
 
[E il secondo,] giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna».
 
Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture.
 
Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 16 (17)
R. Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto.

Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno. R.
 
Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole, R.
 
Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi,
io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine. R.

Seconda Lettura

Il Signore vi confermi in ogni opera e parola di bene.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
2 Ts 2,16 – 3,5

 
Fratelli, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.
 
Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi, e veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi. La fede infatti non è di tutti. Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno.
 
Riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore: che quanto noi vi ordiniamo già lo facciate e continuerete a farlo. Il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo.

Parola di Dio

Vangelo

Dio non è dei morti, ma dei viventi.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 20, 27-38

 
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
 
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Parola del Signore

Oppure forma breve Lc 20,27.34-38
Dio non è dei morti, ma dei viventi.
Dal Vangelo secondo Luca
 
In quel tempo, disse Gesù ad alcuni sadducèi, i quali dicono che non c’è risurrezione:
 
«I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio.
 
Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Parola del Signore

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