Tempo di Quaresima – Nota liturgica:
La durata della quaresima è di circa quaranta giorni, di digiuno ecclesiastico prima della Pasqua.
Con la riforma seguita al Concilio Vaticano II il Triduo Pasquale della passione, morte e risurrezione di Cristo ha riacquistato una sua autonomia liturgica, e il tempo di quaresima termina prima della messa in Cena Domini del Giovedì Santo.
Nel determinare la durata della Quaresima ha un ruolo centrale il numero quaranta, che ricorre frequentemente nelle Scritture. In particolare:
Nel Nuovo Testamento :
i quaranta giorni che Gesù passò digiunando nel deserto;
i quaranta giorni in cui Gesù ammaestrò i suoi discepoli tra la resurrezione e l’Ascensione.
Ancora più numerosi i riferimenti nell’Antico Testamento:
i quaranta giorni del diluvio universale;
i quaranta giorni passati da Mosè sul monte Sinai;
i quaranta giorni che impiegarono gli esploratori ebrei per esplorare la terra in cui sarebbero entrati;
i quaranta giorni di cammino del profeta Elia per giungere al monte Oreb;
i quaranta giorni di tempo che, nella predicazione di Giona, Dio dà a Ninive prima di distruggerla;
i quaranta anni trascorsi da Israele nel deserto.
La prima tentazione.
(Corpo: cibo, bevanda e sesso) è la concupiscenza della carne. A Gesù sfinito dalla fame, il tentatore gli insinua di cambiare le pietre in pane. Il maligno lo sollecita a dare inizio al messianismo umano, terrestre. Ma la risposta di Gesù è categorica: “Non di solo pane vivrà l’uomo”(Deut.8,3 / cfr. la moltiplicazione dei pani e la fuga di Gesù).
Certo, anche di pane ha bisogno l’uomo, ma il suo fine non è quello: deve mirare più in alto, perché è un essere di spirito e non solo di carne.
La seconda tentazione.
(Intelligenza: dominare, superare-superbia, disprezzare-crudeltà) è la concupiscenza degli occhi, del potere, del dominio. Questa è la classica tentazione di stampo “politico”: regnare sui popoli, dominare le nazioni, con potenza e onore. E’ sufficiente un atto di “adorazione” per ricevere tutto in possesso! Ma anche qui la risposta di Gesù è tagliente: “Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, Lui solo adorerai”(Dt.6,13). Con questa risposta, Gesù ribadisce l’adorazione che si deve tributare a Dio solo. Tra il dominare e il servire, Gesù ha preferito farsi servo.
La terza tentazione.
(Volontà: credere, umiltà, carità) l’orgoglio e la superbia della vita. E’ ambientata a Gerusalemme: buttarsi giù dal pinnacolo del Tempio, penseranno gli Angeli a salvarlo!. E’ una sfida diretta a Dio.
Gesù fa appello alla Parola di Dio: “Non tenterai il Signore Dio tuo”(Dt.6,16). L’uomo non può coltivare la presunzione di fare intervenire Dio, costringendolo adoperare un miracolo, quando non è necessario! Gesù manifesta la sua missione che si concretizzerà nell’umiltà, nel nascondimento, fino alla crocifissione e alla morte.
Le tentazioni subite da Gesù, corpo, intelligenza e volontà, entrano a far parte dell’esperienza di ogni essere umano, uomo o donna. Chi ha deciso di seguire Cristo è maggiormente preso di mira dal principe delle tenebre, da satana, il quale, scacciato dalla porta, può entrare dalla finestra.
Nella sua esperienza vittoriosa, Gesù ci insegna che solo colui che è fedele alla Parola di Dio, che vive la sua fede in comunione con Cristo e con i fratelli, sarà in grado di resistere e opporsi a satana . La società dei consumi, la cultura materialistica e della morte, offrono ogni giorno idoli nuovi. La risposta del cristiano deve essere come quella di Cristo: del rifiuto totale.
La Quaresima è appunto un momento favorevole per effettuare una verifica rigorosa e obiettiva e, insieme, per approfondire la conversione di totale adesione a Cristo.
Dai primi capitoli del Genesi fino a Gesù è la stessa storia che si ripete: Dio ama l’uomo, ma l’uomo rifiuta Dio. Ma Dio è vicino, paziente e più colmo di misericordia, che non si rassegna alla lontananza dei suoi figli, al loro vagabondare, alle loro cadute e desidera riconciliare ogni cosa nel Figlio suo, e non si arresta di fronte a nessun rifiuto dell’uomo peccatore.
Da parte dell’uomo, il convertirsi, di diventare una creatura nuova, è l’unica risposta adeguata all’instancabile pazienza di Dio. Questo è il significato del tempo di grazia che Egli ci concede: “Va, e d’ora in poi, non peccare più”(Gv.8,11). Ecco allora l’esortazione dell’Apostolo Paolo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio…. vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio… ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza”(2 Cor.5,20; 6,1-2).
S. Leone Magno: “Se Gesù Cristo ha lottato e ha vinto, è un insegnamento, affinché pure noi lottiamo. Cristo ha vinto, affinché pure noi abbiamo la forza di vincere”.
Nel deserto – cioè nel nostro cuore arido – ci sono ancora le orme del nostro Maestro Gesù, chiediamo alla Madonna, Madre sue e nostra, di portarci a Lui . Non facciamolo aspettare ulteriormente!..