Il commento al Vangelo di domenica 10 marzo 2019 è curato dalle sorelle Clarisse di Borgo Valsugana, Trento.
In questa prima domenica di quaresima torna alla nostra mente e risuona nei nostri cuori l’esortazione del libro del Siracide: «Figlio, se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla tentazione» (Sir 2,1). La sapienza della Scrittura ci mette in guardia nei confronti della realtà della tentazione. Non è una realtà lontana da noi, è dentro il nostro cuore. Non possiamo non riconoscerlo: in noi c’è il desiderio del bene, ma compiamo il male che non vogliamo (cf. Rm 7,18-19). Il male, nelle sue forme seducenti, ha un potere di attrazione su di noi. La liturgia odierna getta una luce sulla lotta fra bene e male che, prima ancora di avere come palcoscenico il mondo, ha radici ben più profonde nel nostro cuore. È qui in realtà che passa la linea di separazione fra bene e male. Lasciamoci investire dalla luce della Parola di oggi, che, nel momento in cui fa verità sulla nostra tentabilità, ci indica insieme la via per vincere «le continue seduzioni del maligno» (dalla colletta). Il nome di questa via è fiducia.
Prima di tutto fiducia in Dio. Tutta la storia della salvezza testimonia che di lui possiamo fidarci: non ha mai abbondato il suo popolo, neppure quando ne era respinto, e se ne è sempre preso cura, fino a dare se stesso nel Figlio.
Poi fiducia nei doni di Dio. Come al popolo di Israele Dio ha donato la libertà dalla schiavitù egiziana e «una terra bella e spaziosa» (Es 3,8) per poter vivere da liberi, così fa con noi. Ci dona la libertà dei figli e insieme ci dona ciò che la sostiene: non ci lascia in balia di noi stessi, ma ci offre la sua parola di vita come lampada ai nostri passi (cf. Sal 119,105).
Fidiamoci: «Siamo depositari di un bene che umanizza, che aiuta a condurre una vita nuova» (papa Francesco) e che ci dona la possibilità reale di essere liberi dal peccato e sicuri da ogni male.
PRIMA LETTURA
Presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato
Le parole che Mosè insegna al popolo di Israele per accompagnare l’offerta a Dio delle primizie del proprio lavoro permettono al popolo e a noi di comprendere il significato di tale gesto: la terra libera, da cui le primizie sono tratte, è dono di Dio, dunque la loro offerta non è altro che una restituzione. Il Signore, però, non ci fa doni per poi chiederceli indietro (cf. Rm 11,29) e non ha bisogno che glieli restituiamo. Siamo noi ad aver bisogno di restituire per non diventare schiavi dei doni, per rimanere nella libertà che il Signore ci ha acquistato. La restituzione è la condizione per poter gioire dei doni e, più ancora, del Donatore e della sua bontà.
SECONDA LETTURA
Chiunque crede in lui non sarà deluso
Le affermazioni di san Paolo possono metterci in discussione, perché nella nostra esperienza di fede a molti di noi è capitato talvolta di provare una sorta di delusione nei confronti di Dio e di sperimentare così nello stesso tempo la fragilità della nostra fede. Ma se andiamo più a fondo di questi sentimenti ci accorgiamo che in realtà, più che delusi, siamo sconcertati e disorientati dal modo di agire di Dio, talmente è altro dal nostro. Se questo sconcerto e disorientamento avvengono, accogliamoli come un dono divino, perché è l’ora in cui possiamo abbandonare il nostro modo di vedere la realtà per abbracciare quello di Dio, che ci offre la salvezza proprio lì dove la sua grazia ci sconcerta e disorienta.
VANGELO
Se tu sei il figlio di Dio
Nelle parole e nel modo di agire di Gesù nei confronti del diavolo che lo tenta ci viene svelato che cosa voglia dire essere figlio: il figlio è colui che non si fa da sé, il figlio è colui che si fida del Padre e delle sue parole, il figlio è colui che vive la sua dipendenza dal Padre non come una schiavitù, ma come la condizione della propria libertà. Gesù è così. E questo suo attaccamento al Padre è tale che le seduzioni del diavolo non hanno potere di attrazione sul suo cuore, non sono in grado di ingannarlo. In lui vediamo ciò che spesso fatichiamo a credere: una dipendenza liberante, fino all’esaurimento e alla sconfitta di ogni possibile tentazione. Gesù ci dice e ci dimostra che la nostra fiducia in ciò che «sta scritto» (v. 4) ci rende liberi di vivere lontano dalle logiche dell’avere, del dominare e dell’apparire, che mortificano la nostra umanità, per dimorare in quelle dell’amore, della condivisione e della comunione con Dio e con il prossimo.
Fonte
Messale festivo 2019 delle Edizioni Messaggero Padova
Il Messale delle domeniche e feste 2019 è pensato per aiutare a partecipare attivamente alla liturgia, servendosi anche delle accurate introduzioni alle singole feste. Contiene tutti i testi liturgici del Messale e del Lezionario delle domeniche e feste, dal primo gennaio fino all’ultima domenica di dicembre 2019, con un ampio approfondimento liturgico-pastorale per chi vuole preparare o continuare a casa la riflessione sulla Parola.
Introduzioni alle celebrazioni, presentazioni e commenti alle letture del Vangelo sono curate delle suore clarisse del Monastero San Damiano di Borgo Valsugana (TN) * preghiere dei fedeli a cura della Comunità di Bose