Commento al Vangelo del 10 Giugno 2018 – p. Fernando Armellini

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Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 10 Giugno 2018.

X Per annum: Perchรฉ gli esorcismi

La convinzione che il male fosse provocato da spiriti maligni ha indotto gli uomini, fin dai tempi piรน remoti, a premunirsi contro i loro malefici influssi ricorrendo a pratiche magiche, alla recita di formule e preghiere, allโ€™esecuzione di gesti rituali come distruzione di statuine, aspersioni, fumigazioni; tutto per costringere i demoni ad allontanarsi. Lโ€™esorcismo, assieme alla divinazione, costituiva lโ€™essenziale della religione assiroโ€‘babilonese ed era praticato correntemente anche in Israele, dove anche i discepoli dei farisei scacciavano demoni e con successo (Mt 12,27). Lโ€™esorcismo sconfinava spesso nella magia. Per accrescerne lโ€™efficacia, agli scongiuri si aggiungeva lโ€™invocazione di nomi suscettibili di contenere una potenza divina. Qualcuno usava il nome di Gesรน, ottenendo a volte buoni risultati (Mc 9,38), altre volte provocando la reazione stizzita e aggressiva dellโ€™ossesso (At 19,11-17).

Gesรน cura i malati e, adeguandosi alla mentalitร  corrente, ricorre allโ€™esorcismo, ma non compie mai gesti magici nรฉ riti esoterici, non pronuncia incantesimi comโ€™erano soliti fare i guaritori del suo tempo; trionfa sul male unicamente con la forza della sua parola e chiedendo di avere fede.

รˆ nello stesso spirito che oggi, nella chiesa, devono essere praticati gli esorcismi. รˆ incompatibile con la fede in Dio, che รจ Padre, la convinzione che egli permetta a spiritelli malevoli di impossessarsi dellโ€™uno o dellโ€™altro dei suoi figli. Ma รจ indubbio che โ€œil serpenteโ€ che diffonde veleno di morte รจ presente in ogni uomo fin dal suo concepimento (Sl 51,7).

Nel rito del battesimo si compie un esorcismo: รจ la celebrazione della vittoria giร  conseguita da Cristo sullo spirito del male ed รจ la carezza della chiesa al figlio che ora si appresta a lottare, per tutta la vita, contro il maligno. La comunitร  dei fratelli gli dice: in questa lotta non sarai mai solo, tutti noi saremo al tuo fianco.

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œNon sono solo nella lotta contro il maligno, Cristo e la comunitร  dei fratelli รจ con meโ€.

Prima Lettura (Gn 3,9-15)
Dopo che Adamo ebbe mangiato dellโ€™albero, 9 il Signore Dio lo chiamรฒ e gli disse: โ€œDove sei?โ€. 10 Rispose: โ€œHo udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perchรฉ sono nudo, e mi sono nascostoโ€.
11 Riprese: โ€œChi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dellโ€™albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?โ€.
12 Rispose lโ€™uomo: โ€œLa donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dellโ€™albero e io ne ho mangiatoโ€. 13 Il Signore Dio disse alla donna: โ€œChe hai fatto?โ€. Rispose la donna: โ€œIl serpente mi ha ingannata e io ho mangiatoโ€.
14 Allora il Signore Dio disse al serpente:
โ€œPoichรฉ tu hai fatto questo,
sii tu maledetto piรน di tutto il bestiame
e piรน di tutte le bestie selvatiche;
sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
15 Io porrรฒ inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerร  la testa
e tu le insidierai il calcagnoโ€.

A chi ha un minimo di dimestichezza con i generi letterari biblici, puรฒ apparire eccessivo che, ancora una volta, metta in guardia da interpretazioni ingenue e semplicistiche di questo brano, ma ne vale la pena, perchรฉ la tentazione di attribuirgli un valore storico si ripresenta sempre. Meglio allora ripeterlo: il racconto della Genesi, ripreso nella lettura di oggi, non รจ il resoconto di un fatto accaduto allโ€™inizio del mondo, ma un testo che, servendosi del linguaggio mitico, dร  una risposta allโ€™enigma della presenza del male nel mondo. Spiega non ciรฒ che un certo Adamo e una certa Eva avrebbero fatto, ma ciรฒ che oggi noi siamo e facciamo. Non รจ serio immaginare lโ€™uomo che, dopo aver mangiato dellโ€™albero della conoscenza del bene e del male, gioca a nascondino con Dio, ha paura di lui e si vergogna di essere nudo, mentre prima non provava alcun disagio. Non รจ serio ritenere che i serpenti ora striscino per terra perchรฉ, senza alcuna ragione, Dio li avrebbe castigati (prima avevano le zampe?); non hanno alcuna colpa se, per ingannare i primi uomini, il diavolo ha assunto le loro sembianze. Nel racconto si dice anche che sono stati condannati a mangiare polvere, eppure non ci risulta che oggi questo accada.

Il racconto del cosiddetto โ€œpeccato originaleโ€ รจ, in realtร , la descrizione dellโ€™origine di ogni nostro peccato e questo ci tocca molto piรน da vicino.

Ogni creatura ha, nel progetto di Dio, un suo significato e un suo scopo, รจ parte di un capolavoro; รจ come la tessera di uno stupendo mosaico che lโ€™uomo, in armonia e collaborando con il Creatore, รจ chiamato a comporre. Un loro posto particolare e una specifica funzione hanno, nellโ€™equilibrio dellโ€™universo, le piante, gli animali, il lavoro, il riposo, la sessualitร , le gioie, le feste e anche il dolore e le sventure. Quando โ€œDio vide che quanto aveva fatto era molto buonoโ€ (Gn 1,31), non si riferiva allโ€™assenza di malattie e morte, ma al fatto che ogni creatura aveva un senso; tutto serviva perfettamente alla realizzazione del suo progetto.

Che doveva fare lโ€™uomo? Studiare il creato, capirne il senso, scoprire il compito che era chiamato a svolgere e adeguare ogni sua azione alla volontร  di Dio. Tutto sarebbe stato armonia se lโ€™uomo si fosse mantenuto al suo posto e avesse rispettato lโ€™ordine stabilito dal Signore. Ci sarebbe stata armonia fra uomo e Dio: armonia rappresentata nel libro della Genesi con la dolce immagine del Signore che passeggia nel giardino accanto allโ€™uomo, mentre li accarezza la brezza della sera (Gn 3,8); ci sarebbe stata armonia fra uomo e natura: il mondo sarebbe stato amato, rispettato e curato come un giardino; ci sarebbe stata armonia fra uomo e uomo: nessun dominio, nessuna sopraffazione, nessuna strumentalizzazione egoistica, solo la gioia di sentirsi ognuno un dono di Dio per gli altri.

รˆ a questo punto invece che, fin dallโ€™inizio del mondo, รจ entrato in scena il serpente che ha convinto lโ€™uomo a oltrepassare i limiti impostigli dalla sua condizione di creatura, a mettere da parte il progetto del Creatore e a inventarsene uno nuovo, a seguire i propri capricci e astuzie, illudendosi di ottenere cosรฌ la sua piena realizzazione e la felicitร .

Chi รจ questo serpente? Nullโ€™altro che la follia dellโ€™uomo che, in un delirio di onnipotenza, pretende di sostituirsi a Dio e si dichiara autonomo nel prendere le decisioni su ciรฒ che รจ bene e ciรฒ che รจ male. Questa ebbrezza dellโ€™autosufficienza lo tenta in modo subdolo e silenzioso, come fa il serpente e lo induce a fare scelte di morte.

Il peccato causa la rottura di tutte le armonie e la lettura ne presenta le drammatiche conseguenze attraverso immagini.

Lโ€™uomo che si lascia sedurre dal โ€œserpenteโ€ che รจ in lui finisce fuori posto. Dio lo cerca, lo chiama: โ€œDove sei?โ€, ma non lo trova (vv. 8-10), perchรฉ non รจ piรน dove dovrebbe essere. Come un padre, il Signore รจ addolorato del male che il figlio si รจ fatto, รจ preoccupato e, per ricuperarlo, lo invita a considerare in che stato ha ridotto la propria persona. โ€œDove sei?โ€ significa: โ€œDove sei andato a finire? Cosโ€™hai fatto della tua vita?โ€.

La risposta dellโ€™uomo: โ€œHo udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perchรฉ sono nudo, e mi sono nascostoโ€ (v. 10) esprime il rifiuto della presenza di Dio, considerato non piรน come un amico, ma come un avversario da evitare, come un tiranno che minaccia lโ€™indipendenza e la libertร .

Nascondersi da Dio significa allontanarsi dalla preghiera, dalla lettura biblica, dalla vita della comunitร  per non essere rimessi in discussione, per non sentirsi intralciati nelle proprie scelte. Lโ€™uomo ha paura di Dio perchรฉ teme che egli possa privarlo della felicitร ; ma in realtร  non fa altro che precipitare nel baratro della piรน completa confusione.

La seconda conseguenza della decisione di smarcarsi da Dio nelle scelte morali รจ lโ€™allontanamento dai fratelli (vv. 12.16). Adamo accusa Eva, questa attribuisce la colpa al serpente, ambedue rinfacciano a Dio di aver creato un mondo sbagliato. Sei stato tu โ€“ insinua Adamo โ€“ a mettermi accanto una persona che, invece di condurmi a te, mi ha distolto dal tuo progetto. Io mi sono fidato di lei perchรฉ tu me lโ€™avevi data.

Questa reazione rappresenta il tentativo di scaricare le responsabilitร  del male su un capro espiatorio che possono essere la famiglia in cui si รจ nati, la societร , lโ€™educazione ricevuta e, in ultima analisi, su Dio che ha voluto che lโ€™uomo non potesse realizzarsi che nellโ€™incontro con i propri simili, i quali perรฒ spesso, invece di portarlo in alto, lo trascinano verso il basso.

La donna, interrogata a sua volta, dร  la colpa al serpente e, siccome il serpente non รจ che lโ€™altra faccia della nostra umanitร , le sue parole costituiscono una nuova accusa nei confronti di Dio: tu hai fatto male le cose creando lโ€™uomo cosรฌ comโ€™รจ, capace di compiere follie e crimini; perchรฉ non lโ€™hai fatto diverso, perfetto? Perchรฉ in lui cโ€™รจ questo โ€œserpenteโ€ insidioso che inietta veleno mortale?

Dopo essersi rivolto allโ€™uomo e alla donna, ci aspetteremmo che Dio interroghi il serpente, invece non lo fa, perchรฉ il serpente non รจ una creatura distinta dallโ€™uomo, ma la controparte dellโ€™uomo, quella che si oppone a Dio.

Il serpente dominerร  sempre incontrastato?

Dal nostro punto di vista la condizione dellโ€™uomo pare disperata e Paolo la descrive in termini drammatici: โ€œIo non riesco a capire neppure ciรฒ che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto, quindi non sono piรน io a farlo, ma il peccato che abita in me. Infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Sono uno sventurato! Chi mi libererร  da questo corpo votato alla morte?โ€ (Rm 7,15-24).

La disfatta dellโ€™uomo sarร  definitiva?

Nellโ€™ultima parte del brano (vv. 14-15) Dio risponde a questa inquietante domanda.

La lotta fra โ€œil serpenteโ€ e lโ€™uomo continuerร  fino alla fine del mondo, ma ecco quale sarร  lโ€™esito del confronto: โ€œil serpenteโ€ รจ dichiarato maledetto, cioรจ privo di una forza soprannaturale e irresistibile, puรฒ essere vinto e difatti lo sarร , come Dio assicura, attraverso immagini vive ed efficaci. Egli โ€“ dice โ€“ lambirร  la polvere, cioรจ la sua disfatta sarร  inevitabile e clamorosa (Sl 72,9); striscerร  per terra, come sono costretti a fare i nemici sconfitti di fronte al vincitore (Sl 72,11); avrร  la testa schiacciata e, anche se, fino alla fine, tenterร  di mettere in atto le sue insidie mortali, non riuscirร  nel suo intento.

รˆ la promessa della salvezza universale.

โ€œChi mi libererร โ€ dalla condizione di schiavitรน imposta dal โ€œserpenteโ€, si chiedeva Paolo (Rm 7,24). La risposta la troveremo nel vangelo di oggi, ma รจ giร  annunciata nel brano della Genesi: uno della progenie della donna prevarrร  sul โ€œserpenteโ€ e gli schiaccerร  il capo.

Seconda Lettura (2 Cor 4,13-5,1)
13 Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciรฒ ho parlato, anche noi crediamo e perciรฒ parliamo, 14 convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesรน, risusciterร  anche noi con Gesรน e ci porrร  accanto a lui insieme con voi.
15 Tutto infatti รจ per voi, perchรฉ la grazia, ancora piรน abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi lโ€™inno di lode alla gloria di Dio.
16 Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno.
17 Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantitร  smisurata ed eterna di gloria, 18 perchรฉ noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono dโ€™un momento, quelle invisibili sono eterne.
1 Sappiamo infatti che quando verrร  disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo unโ€™abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli.

Questa lettera fu scritta in un momento in cui i rapporti fra Paolo e i corinzi erano piuttosto tesi. Allโ€™interno della comunitร  erano sorti dei mestatori che provocavano tensioni e discordie, diffondevano opinioni contrarie al vangelo e cercavano in tutti i modi di mettere in cattiva luce la persona e lโ€™opera dellโ€™Apostolo. Dopo anni di fatiche e di disagi, sopportati per amore di Cristo, Paolo cominciava anche a sentire le proprie forze venir meno.

Nel brano di oggi egli ci offre una commovente riflessione sulla sua situazione interiore. Non mi scoraggio โ€“ dichiara โ€“ anche se mi rendo conto che il mio corpo si va disfacendo. Allโ€™indebolimento fisico, non corrisponde โ€“ assicura โ€“ un infiacchimento interiore; ogni giorno verifico la crescita in me dellโ€™uomo nuovo destinato a rimanere per sempre (v. 16).

Questo pensiero che infonde in Paolo gioia e consolazione, รจ sviluppato nei versetti seguenti (vv. 18-19) attraverso la contrapposizione fra la tribolazione presente che รจ โ€œleggera e momentaneaโ€ e la gloria futura che รจ invece โ€œeterna e smisurataโ€.

Da questa constatazione deriva lโ€™invito a distogliere lo sguardo dalle cose visibili e a fissarlo su quelle invisibili che sono imperiture.

Paolo non insegna a disprezzare le realtร  di questo mondo, non esorta al disimpegno e al disinteresse di fronte ai problemi di questo mondo, ma invita a dare loro il giusto valore. I beni materiali non possono in alcun modo trasformarsi in idoli, non costituiscono il fine ultimo dellโ€™esistenza. Lโ€™uomo se ne serve per vivere, ma non vive per accumularli. Sa che questa vita non รจ definitiva, ha un inizio e ha una fine. Saggio รจ colui che la programma tenendo presente che essa รจ solo una gestazione che prepara una nascita.

Nellโ€™ultimo versetto (5,1) lโ€™Apostolo proclama la sua gioiosa certezza: quando verrร  disfatto questo corpo, ne riceveremo uno nei cieli, non costruito da mani dโ€™uomo.

Vangelo (Mc 3,20-35)
In quel tempo, 20 Gesรน venne con i suoi discepoli in una casa e si radunรฒ di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. 21 Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poichรฉ dicevano: โ€œรˆ fuori di sรฉโ€.
22 Ma gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: โ€œCostui รจ posseduto da Beelzebรนl e scaccia i demรฒni per mezzo del principe dei demรฒniโ€. 23 Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: โ€œCome puรฒ satana scacciare satana? 24 Se un regno รจ diviso in se stesso, quel regno non puรฒ reggersi; 25 se una casa รจ divisa in se stessa, quella casa non puรฒ reggersi. 26 Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed รจ diviso, non puรฒ resistere, ma sta per finire. 27 Nessuno puรฒ entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrร  legato lโ€™uomo forte; allora ne saccheggerร  la casa.
28 In veritร  vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; 29 ma chi avrร  bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrร  perdono in eterno: sarร  reo di colpa eternaโ€. 30 Poichรฉ dicevano: โ€œรˆ posseduto da uno spirito immondoโ€.
31 Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. 32 Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: โ€œEcco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercanoโ€. 33 Ma egli rispose loro: โ€œChi รจ mia madre e chi sono i miei fratelli?โ€. 34 Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: โ€œEcco mia madre e i miei fratelli! 35 Chi compie la volontร  di Dio, costui รจ mio fratello, sorella e madreโ€.

โ€œChi รจ costui?โ€ รจ lโ€™interrogativo che, fin dallโ€™inizio del vangelo di Marco, tutti si pongono riguardo a Gesรน. Chi รจ โ€“ si chiedono โ€“ questโ€™uomo che scaccia i demoni, insegna con autoritร , accarezza i lebbrosi, si siede a tavola con i peccatori, non pratica il digiuno, infrange il precetto del sabato e ha il coraggio di sfidare gli scribi e i farisei โ€œguardandoli con indignazioneโ€ (Mc 3,5)?

Nel brano di oggi vengono presentate due interpretazioni dellโ€™identitร  di questo personaggio tanto enigmatico. La prima รจ quella dei familiari che sono introdotti allโ€™inizio dellโ€™episodio (vv. 20-21) e che ricompaiono alla fine (vv. 31-35). La seconda รจ formulata da una delegazione composta da scribi, inviati probabilmente dal sinedrio di Gerusalemme per chiedergli conto, in modo ufficiale, della posizione inspiegabile che ha assunto nei confronti della legge e delle istituzioni religiose del suo popolo (vv. 22-30).

Ricostruiamo la scena: Gesรน si trova in un casa โ€“ cโ€™รจ da supporre a Cafarnao โ€“ รจ circondato da una grande folla e sta esponendo la sua โ€œdottrina nuovaโ€. Lโ€™interesse รจ tale che le persone si dimenticano o non hanno neppure il tempo di prendere cibo (v. 20).

A questo punto la scena si interrompe e si sposta a Nazaret dove i familiari, venuti a sapere che Gesรน, con la sua predicazione e le sue opere, sta provocando tensioni e suscitando seri problemi; partono per andarlo a prendere e danno una loro interpretazione di ciรฒ che sta accadendo: โ€œรˆ impazzito!โ€, dicono (v. 21). Unโ€™opinione che lascia sconcertati, soprattutto se si tiene presente che nel gruppo, con i fratelli e le sorelle, รจ presente anche la madre (v. 31).

Fra la partenza di questi familiari e il loro arrivo a Cafarnao, รจ inserita la discussione di Gesรน con gli scribi venuti da Gerusalemme. Questi aprono le ostilitร  con unโ€™accusa pesante, che รจ anche la loro risposta allโ€™interrogativo che tutti si pongono: โ€œChi รจ costui?โ€. รˆ un peccatore โ€“ assicurano โ€“ รจ uno in combutta col principe dei demoni. Gesรน replica con immagini e parabole, parla di satana, di una famiglia divisa che non puรฒ reggersi, di una casa occupata da un uomo forte che viene legato e conclude con unโ€™affermazione enigmatica sul peccato che non puรฒ essere perdonato.

Esaminiamo il contenuto del brano prendendo in esame, anzitutto, i versetti che, allโ€™inizio e alla fine trattano dei familiari. Si sono messi in viaggio โ€œper impadronirsiโ€ di Gesรน. Come si spiega la loro decisione?

Da alcuni mesi egli ha lasciato Nazaret e percorre tutta la Galilea โ€œpredicando nelle sinagoghe e scacciando i demoni (Mc 1,39). Nel suo paese dโ€™origine sono arrivate notizie contrastanti sulla sua attivitร . Qualcuno ne parla con entusiasmo, ma i piรน avanzano obiezioni e rimangono sconcertati. Tutti si sono ormai resi conto che il suo messaggio non รจ in sintonia con la dottrina ufficiale degli scribi e dei farisei e che il suo comportamento non รจ conforme alle sacre tradizioni degli antichi. Qualcuno comincia a definirlo pazzo e โ€œsamaritanoโ€, cioรจ eretico (Gv 8,48.52). Inquieta soprattutto il fatto che i farisei e gli erodiani si sono giร  riuniti per studiare il modo di toglierlo di mezzo (Mc 3,6). Ci sono dunque tutte le ragioni per essere preoccupati. La famiglia si sente chiamata in causa, si chiede se non sia giunto il momento di richiamarlo allโ€™ordine, di convincerlo ad adeguarsi a comportamenti piรน convenzionali; interviene come, in Oriente, รจ solito fare il clan, che si muove guidato dal padre o dal figlio maggiore.

Quando la madre, i fratelli e le sorelle giungono a Cafarnao Gesรน si trova in casa, in mezzo a una cerchia di persone. Non entrano, vogliono parlargli e pretendono che sia lui ad uscire.

Ora lโ€™immagine spaziale acquista una chiara valenza teologica: cโ€™รจ una netta distinzione fra chi รจ fuori e chi รจ dentro, fra gli antichi e i nuovi fratelli, sorelle e madre.

I parenti che restano fuori rappresentano, nellโ€™intenzione di Marco, lโ€™antico Israele. Giustamente lโ€™evangelista non cita Maria per nome, ma la chiama semplicemente โ€œmadreโ€, perchรฉ la considera il simbolo della โ€œdonna Israeleโ€, di quel popolo dal quale รจ nato il salvatore. Lโ€™antico Israele รจ stato colto di sorpresa dal messia di Dio: ha visto poste in causa tutte le sue convinzioni teologiche e le speranze accumulate lungo i secoli; si รจ sentito chiamare alla conversione, a un radicale cambiamento di mentalitร  e ha tentato di riappropriarsi di Gesรน, suo figlio, ha cercato di reinserirlo nella famiglia, di farlo rientrare negli schemi tradizionali.

Gesรน non puรฒ accettare. Non รจ lui che deve uscire, sono coloro che sono fuori che devono entrare e accettare le condizioni poste da Dio per appartenere alla nuova famiglia, alla nuova madre Israele, la comunitร  cristiana. Devono abbandonare i loro sogni, sedersi attorno a lui come fratelli e sorelle, lasciarsi scrutare dal suo sguardo (v. 34), ascoltare la sua parola e mettersi a disposizione del Signore per portare a compimento il suo progetto (v. 35). Chi resta fuori da questa prospettiva, da questa โ€œnuova casaโ€, anche se biologicamente รจ un figlio di Abramo, non รจ nรฉ suo fratello, nรฉ sua sorella, nรฉ sua madre; si autoesclude dallโ€™Israele di Dio.

Questi parenti rappresentano anche tutti coloro che appartengono solo โ€œmaterialmenteโ€ alla famiglia di Gesรน: hanno i loro nomi scritti nei registri dei battesimi, sono convinti di conoscerlo bene perchรฉ, fin dallโ€™infanzia, sono cresciuti sentendo parlare di lui, ma non stanno sempre โ€œseduti ai suoi piediโ€ per ascoltarlo, non orientano tutte le loro scelte sulla sua parola, tentano di adattarla al โ€œbuon sensoโ€ umano e, quando non sono dโ€™accordo con lui, non lo seguono. Costoro rimangono fuori dalla nuova casa, anche se conducono una vita un poโ€™ migliore di prima.

Nella parte centrale del brano (vv. 22-30), inserita fra la partenza e lโ€™arrivo dei parenti, รจ introdotto un secondo gruppo, gli scribi che si sono fatti una loro opinione su Gesรน e la vanno diffondendo fra il popolo. รˆ un indemoniato โ€“ assicurano โ€“ e compie guarigioni perchรฉ in combutta con Beelzebรนl, il principe dei demรฒni.

Da alcuni secoli in Israele si era diffusa la credenza che tutto il male del mondo fosse provocato da una schiera ordinata di potenze demoniache. Alla testa di questa โ€œmilizia dellโ€™oscuritร โ€ si riteneva ci fosse Beelzebรนl; immediatamenteย  sotto di lui, nella scala gerarchica, venivano sei arcidiavoli, alle cui dipendenze agivano altri demรฒni, personificazioni di tutte le forze provocatrici di male: la violenza, lโ€™arroganza, lโ€™aviditร , la pigrizia, la lussuria; a un livello inferiore cโ€™erano i โ€œmaligniโ€ che causavano malattie, disgrazie, calamitร .

Era questo il linguaggio impiegato in quel tempo per formulare una spiegazione del male che esiste nellโ€™universo e Gesรน si adegua alla mentalitร  corrente. Per veicolare il suo messaggio ricorre allโ€™immagine consueta: il โ€œregno di Dioโ€ e il โ€œregno di satanaโ€ si fronteggiano con le loro armate angeliche schierate in battaglia. In realtร  si tratta della lotta senza quartiere fra le forze divine, apportatrici di vita, e gli impulsi al male, radicati nellโ€™uomo, che provocano morte. Queste forze diaboliche e omicide, รจ vero, si incarnano, cioรจ attuano nellโ€™uomo e attraverso lโ€™uomo. Caso esemplare quello di Pietro: รจ chiamato โ€œsatanaโ€ da Gesรน (Mc 8,33) perchรฉ si รจ lasciato sedurre dalla sapienza di questo mondo e ha rifiutato i giudizi di Dio.

Allโ€™accusa degli scribi Gesรน risponde con un argomento che, oltre a essere inoppugnabile, indica il principio che, in qualunque momento, permette di stabilire chi opera secondo Dio e chi sta dalla parte del maligno. Il criterio per discernere รจ la ricerca del bene e della vita dellโ€™uomo. รˆ mosso dal demonio chiunque agisce contro lโ€™uomo.

Facile per Gesรน dimostrare che le sue opere vengono da Dio, perchรฉ ricupera, guarisce, dร  vita allโ€™uomo. Le sue azioni sono dunque incompatibili con i disegni di satana. Chi agisce in favore dellโ€™uomo, chi veste gli ignudi, cura i malati, spezza il pane con chi ha fame, costui, credente o no, non puรฒ che essere animato dallo Spirito di Dio.

La seconda immagine cui Gesรน ricorre per confutare lโ€™accusa degli scribi รจ quella dellโ€™uomo forte che viene sconfitto da uno piรน forte. Il regno del diavolo โ€“ assicura โ€“ ha i giorni contati, la sua fine รจ giร  iniziata perchรฉ nel mondo รจ penetrata una forza di bene immensamente superiore. Anche se satana pare ancora il dominatore, in realtร  รจ giร  stato detronizzato, non domina piรน dallโ€™alto e, difatti, Gesรน lo vede โ€œcadere dal cielo come la folgoreโ€; โ€œlโ€™uomo piรน forteโ€ gli ha tolto la capacitร  di nuocere (Lc 10,18-19).

Queste affermazioni sono un invito alla speranza, uno stimolo a coltivare la certezza che il disegno di salvezza di Dio si attuerร , anche se ci vorrร  ancora molto tempo prima che questa vittoria si manifesti in pienezza. Pensare il contrario, rassegnasi di fronte al male, lasciare cadere le braccia, equivale a riconoscere che Gesรน รจ meno forte del male.

Il gruppo di scribi che ritiene Gesรน un agente di satana rappresenta coloro che, oggi come allora, lottano contro chi, credente in Dio o no, si schiera dalla parte dellโ€™uomo. Chi opprime lโ€™uomo, chi lo rende schiavo, si sente sempre posto in causa e minacciato dal vangelo di Cristo. Per questo reagisce, diviene aggressivo, difende la propria posizione con tutti gli strumenti del male, con la minaccia, lโ€™insulto, la calunnia e perfino la violenza.

Concludendo la propria difesa, Gesรน fa unโ€™affermazione solenne: โ€œTutti i peccati saranno perdonati eccetto la bestemmia contro lo Spiritoโ€ (vv. 28-30).

Sottolineiamo anzitutto la prima parte della frase. Gesรน assicura che tutti i peccati verranno rimessi. La sconfitta del male โ€“ egli ne รจ certo โ€“ sarร  piena, universale e definitiva. Che cosโ€™รจ allora il peccato contro lo Spirito?

Da quanto viene detto nel v. 30 si intuisce che Gesรน accusa di questo peccato coloro che affermano che la sua opera viene dal maligno, coloro che sostengono che la sua parola agisce contro lโ€™uomo. Bestemmia contro lo Spirito chi si allontana da Gesรน e dal suo vangelo perchรฉ ritiene che egli indichi cammini di morte.

Lโ€™affermazione di Gesรน, naturalmente, non si riferisce alla condanna allโ€™inferno. Egli parla del presente, non del futuro, vuole scuotere le coscienze e denunciare la gravitร  di una scelta contraria al progetto di Dio e agli impulsi dello Spirito. Per raggiungere il suo obiettivo pastorale ricorre a unโ€™immagine impressionante, comโ€™erano soliti fare i rabbini del suo tempo, quando volevano inculcare una veritร  importante. Non minaccia castighi eterni: mette in guardia da un pericolo attuale.

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[accordion title=”Chi รจ Fernando Armellini” load=”hide”]Ha conseguito la licenza in Teologia presso la Pontificia Universitร  Urbaniana e in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma.
Ha perfezionato gli studi di storia, archeologia biblica e lingua ebraica presso lโ€™Universitร  di Gerusalemme.
Per alcuni anni รจ stato missionario in Mozambico.
Attualmente insegna sacra Scrittura, รจ accreditato conferenziere in Italia e allโ€™estero ed รจ autore di commenti alle Sacre Scritture.[/accordion]
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