Commento al Vangelo del 10 gennaio 2016 – Paolo Curtaz

Il commento al Vangelo di domenica 10 gennaio 2016, Battesimo del Signore, a cura di Paolo Curtaz.

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Battesimo del Signore

Lc 3, 15-16. 21-22
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 10 Gennaio – 16 Gennaio 2015
  • Tempo Ordinario I, Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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Nella preghiera

Picchia forte il sole del deserto.

L’aspro panorama lunare declina nei canneti vicini alla riva del Giordano. Giovanni alza gli occhi: centinaia di persone attendono il loro turno. Alcuni pregano, altri parlano sottovoce, altri ancora, in silenzio, piangono.

Attendono, ci spiega Luca.

Giovanni è stanco: consumato dal deserto e dal sole, dal vento sottile del Nord e dalla luce abbagliante, dai digiuni e dalle privazioni, ora il suo compito volge al termine. Da tre secoli tacciono i profeti e la fede si è incupita, irrigidita, riempita di regole e di intransigenze.

La gente è venuta da lontano, dalla capitale. Ha fuggito il tempio per trovare un testimone credibile. Come accade ancora oggi.

È sano ed equilibrato, Giovanni, potrebbe, ma non si prende per Dio. È autentico, sa bene che è solo strumento, sa bene che, anch’egli, è realtà penultima. Per fare esperienza della nascita di Dio in noi dobbiamo ammettere a noi stessi chi siamo e cosa cerchiamo, come lui.

E mentre lo sguardo si posa sulla fila che attende di scendere nell’acqua, Giovanni ha un tuffo al cuore. Lo vede.

[ads2] Peccatori

Cammina con i peccatori, penitente con i penitenti. Non ha da chiedere perdono, non ha ombra nel suo cuore ma non ne fa un privilegio.

Lui che è senza tenebra accetta di condividere la nostra tenebra per illuminarla con la sua presenza.

Non il Giordano laverà le sue colpe, ma la sua presenza santificherà le sue acque. E quelle di ogni altro fiume, di ogni altra sorgente.

No, non brucerà né punirà come predica il Battista. Sarà solidale con i peccatori e cercherà la pecora smarrita.

Isaia, nella prima lettura, deportato in Babilonia con molti ebrei dopo la disfatta di Gerusalemme, incoraggia un popolo smarrito e fragile parlando della venuta di Dio. Anche la gloria di Dio, come dice altrove Geremia, lascia il Tempio ormai distrutto e parte in catene per stare con il suo popolo. Anche la gloria di Dio, la shekinah, abbandona la città santa e cammina verso l’esilio.

Gesù è il Dio-con-noi, senza riserve, senza compromessi.

Lo abbiamo lasciato in braccio alla madre, adorato dai magoi. Lo ritroviamo ora adulto, determinato, solidale. Inizia la vita pubblica di Dio. Ed inizia nel segno della totale solidarietà, della condivisione, ulteriore conferma della logica serissima dell’incarnazione.

Nella preghiera

Dopo il battesimo Gesù prega: solo nell’interiorità prendiamo consapevolezza di ciò che accade nei sacramenti. E nella preghiera fa esperienza del Padre. Il cielo chiuso si apre, la colomba, animale mite, scende su di lui. Sono immagini, segni spirituali che indicano la realtà di ciò che è avvenuto.

Gesù scopre di essere amato, di piacere al Padre.

Solo nell’interiorità coltivata con determinazione possiamo fare esperienza di quanto siamo amati.

Amati bene, senza deliri, senza ricatti, senza passioni che divorano sé e gli altri, distruggendoli.

Amati bene, con leggerezza, come solo ci sa amare, il Padre.

Solo nella preghiera scopriamo che la presenza di Dio è fuoco che divora, che illumina, che consuma.

Lo Spirito è fuoco, questo ci abita, non la noia, non la mediocrità, non la paura, non il peccato.

Lo Spirito è fuoco per far divampare, all’inizio di questo nuovo anno, la fiamma della presenza di Dio nei nostri cuori!

Rinascere

La maggioranza di noi ha ricevuto il battesimo da neonati: i nostri genitori (più o meno coscientemente) hanno voluto donarci tutto il loro cuore e la loro passione per Dio appena nati.

Purtroppo, però, l’esperienza fisica sensibile (non quella teologica) è rimasta sepolta nel passato e non abbiamo coscienza di ciò che è accaduto nelle nostre profondità.

Siamo diventati figli di Dio, concittadini dei santi, liberi di amare.

Figli di Dio: forse possiamo aspirare a diventare delle grandi pop-star o dei premi Nobel, ma più che figli di Dio non potremo mai essere… e lo siamo già! Come scrive un Padre della Chiesa, Ireneo: cristiano, diventa ciò che sei!

Concittadini dei santi, appartenendo al grande sogno di Dio che è la Chiesa fatta di poveri peccatori (noi) ma anche di grandi testimoni. I santi sono coloro il cui seme del battesimo, messo nel loro cuore, è diventato una foresta alla cui ombra ci riposiamo. Possiamo vantarci e contare sull’aiuto dei grandi santi, chiedere la fede a Pietro o il buonumore a san Filippo o lo spirito di pace a frate Francesco…

Liberi di amare: liberati dal laccio del peccato, delle tenebre, del grande inganno delle origini, salvati da Cristo possiamo, con l’aiuto del suo amore e della sua grazia, imparare ad amare come egli ha fatto. Col battesimo ci è tolto il peccato delle origini, la ferita che portiamo nell’anima e che, troppo spesso, ci impedisce di diventare noi stessi. Nonostante la nostra inclinazione alla tenebra, alla violenza, all’egoismo, in Cristo siamo nuove creature e possiamo amare.

Sarebbe bello, oggi, fare memoria del nostro battesimo, del giorno in cui siamo diventati figli di Dio, fratelli di Cristo e concittadini dei santi!

Riprende la nostra vita consueta, le attività, la scuola, il lavoro.

Ma con la consapevolezza di portare nel cuore il seme della presenza di Dio, seme da far crescere.

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