Commento al Vangelo del 1 Marzo 2018 – don Mauro Leonardi

 La vera fede è una risposta personale d’amore e d’abbandono a Dio padre e a Gesù rispetto al quale vogliamo compiere un percorso di conformazione ed adesione rinunciando alla superbia della nostra autoaffermazione, per giungere al riconoscimento della nostra vera dignità di figli, di creature: poveri e bisognosi di tutto e per questo desiderosi e degni dell’abbraccio del Padre che ci riempie e ci sfama in eterno. Il rifiuto del Padre nell’illusione dell’autosufficienza e di un’onnipotenza umana tanto fragile quanto ridicola sono il baratro e l’abisso con cui possiamo costruire un nostro personale inferno fatto di dolore e solitudine.

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Poesia

I miracoli aprono gli occhi e il cuore solo di chi vuol vedere e di chi vuole amare.

Una leccata di cane è amore.
Perché lenisce una ferita.
Perché riscalda il cuore.
Amore di cane? Certo.
Amore piccolo? Certo.
Ma amore.
Chiedetelo a chi è solo a terra, abbandonato, quanto amore c’è in un cane.

C’è amore in quel cane che lecca Lazzaro.
Perché l’amore non è dare il giusto ma dare ciò che si è.
L’uomo ricco doveva dare cibo, accoglienza, casa.
Doveva dare tutto quello che era.
E non lo ha fatto.
Il cane poteva solo leccare.
E lo ha fatto.
No.
Non è amore da cane.
È amore.

L’amore è un dito bagnato di acqua sulle labbra.
Ma a volte è tardi.
E rimane solo il fuoco e la sete.

Amore mio.
Bagna ora le mie labbra.

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Lc 16, 19-31
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

don Mauro offre la possibilità di lasciare intenzioni per la Messa della mattina sulla pagina Facebook del suo blog “Come Gesù” ogni giorno alle ore 19.

Questo commento/poesia del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).

A cura di don Mauro Leonardi – Il suo blog è “Come Gesù

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