Il Dio della vita
Il libro della Sapienza
Composto con tutta probabilitร verso il 30 a.C. ad Alessandria dโEgitto, direttamente in greco (e per questo non entrato nel canone biblico ebraico), il libro della Sapienza si situa alle soglie del NT ed รจ lโultimo libro dellโAT in ordine cronologico di composizione. Esso รจ indirizzato alla numerosa comunitร dei giudei che vivevano nella seconda cittร dellโimpero romano. Molti di essi avevano abiurato lโantica fede dei padri, eliminato chirurgicamente il segno della circoncisione e fatto partito unico con la componente completamente ellenistica della cittร . Pensieri di cinismo, di edonismo, rinuncia alla fede nel Dio dei padri rivelato nella Torah, sconfessione della fede in una vita al di lร di quella puramente umana.
Questi sono gli โempiโ combattuti dallโautore di Sapienza, che invece ripropone con forza il patrimonio di fede e di sapienza propria del popolo ebraico, convinto che esso non ha nulla da invidiare a quello del mondo greco-romano. Egli รจ convinto che la sapienza di Dio, proprietร di YHWH, sia stata partecipata al mondo delle creature, pervada il cosmo nella sua sapiente strutturazione e si sia manifestata ampiamente nel corso della storia.
Nella sua opera, lโautore fa lโelogio/encomio della Sapienza, ne ricorda la sua ricerca e invocazione da parte di Salomone โ pensato quale autore del libro โ (Sap 6,22โ9,18) e ne descrive la sua opera nel corso della storia, a partire da Adamo fino a Mosรจ (10,1โ19,9). Due ampie digressioni (11,15โ15,19) si soffermano a meditare sulla magnanimitร di Dio onnipotente verso lโEgitto e Canaan (11,15โ12,27) e stigmatizzano la religione idolatrica dei pagani, in specie la zoolatria degli egiziani (13,1โ15,19). Negli ultimi capitoli (16,1โ19,9) si descrivono sette antitesi sullโopposto trattamento riservato da YHWH agli israeliti โ considerato un popolo di giusti โ e a quello degli egiziani, visto quale simbolo dellโindurimento degli empi (11,6-14; 16,1โ19,9).
La prima parte del libro (Sap 1,1โ6,21) รจ invece dedicata alla riflessione sul rapporto fra la sapienza e il destino umano. Lโautore invita i re a ricercare Dio, la giustizia e a fuggire il peccato (A: 1,1-15), descrive i malvagi e i giusti posti faccia a faccia in questo mondo (B: 1,16โ2,24), con la stigmatizzazione del discorso materialista fatto dagli empi. Si fa quindi un confronto tra la sorte dei giusti e quella degli empi (C.: 3,1-12), sottolineando il vantaggio della sterilitร rispetto a quello di una posteritร empia (3,13โ4,6) e riflettendo sulla spinosa domanda che nasce dalla morte prematura del giusto (4,7-19). La prima parte del libro termina con la descrizione della comparizione faccia a faccia degli empi e dei giusti nel giudizio escatologico e del destino glorioso dei giusti contrapposto alla punizione degli empi (Bโ: 4,20โ5,14; 5,15-23). La conclusione della composizione chiastica di Sap 1โ6 ritorna sullโinvito fatto ai re di cercare la sapienza (Aโ: 6,1-21).
Dio non ha creato la morte
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Nel commentare questi testi cosรฌ impegnativi utilizzeremo ampie citazioni di alcuni autori riconosciuti unanimemente fra i migliori interpreti a livello mondiale del libro della Sapienza.
Dopo lโintroduzione al discorso degli empi (Sap 1,16โ2,1a) โ fatto โsragionandoโ (2,1a) โ, se ne rammenta il contenuto materialista, cinico e malvagio (2,1b-20): la vita รจ breve e triste (2,1b-5); godiamoci la vita (2,6-9); eliminiamo i deboli e il giusto (2,10-16); vediamo chi ha ragione, se lui o noi (2,17-20). Alla fine si riporta unโannotazione conclusiva al discorso degli empi (2,21-24).
I re devono cercare la giustizia (v. 1) e lo Spirito e la Sapienza scacciano lโingiustizia (v. 5). La Sapienza รจ uno spirito che ama lโuomo ed รจ una follia cercare la morte con gli errori della propria vita (vv. 6.12).
Dio non ha โcreato/gr. ektisenโ la morte! Lโautore commenta Gen 1,1ss attraverso il riferimento a Gen 2โ3. Gen 1,1 afferma che โDio creรฒ/ebr. bฤrฤโ/gr. epoiฤsen il cielo e la terraโ, la vita quindi, e non la morte. Dio non gode della โrovina (escatologica)/apลleianโ dei viventi, ma che si convertano e vivano, aveva detto il profeta Ezechiele (cf. 18,32; 33,11).
Dio ha creato tutte le cose perchรฉ โsiano e sussistano/einaiโ (cf. Gen 1,2 genethetล) e perchรฉ le cose generate del mondo sono sลtฤrioi. La traduzione CEI ha โsaneโ. Le cose generate, traduce e commenta M. Gilbert โ gesuita docente per cinquantโanni al Pontificio Istituto Biblico di Roma, uno dei massimi esperti dei libri sapienziali โ sono ยซle produzioni successive di cui ha parlato tutto il racconto di Gen 1. Queste realtร generate assicurano la conservazione: questo รจ il senso che la parola sลtฤrioi deve avere qui, come giร in Platone e nel I sec. a.C., Gen 1 sottolinea piรน volte che le diverse creature dovevano perdurare: la vegetazione porta semente, gli uccelli e i pesci ricevono la benedizione della feconditร , proprio come lโuomoยป.
Di diverso avviso L. Mazzinghi, suo discepolo, che ne rilevato la cattedra al PIB, il quale traduce ยซportatrici di salvezza sono le generazioni del cosmoยป e cosรฌ commenta: ยซSap 1,14 รจ una delle piรน importanti affermazioni di principio del nostro testo: la salvezza passa attraverso la creazioneยป.
Nelle creature non cโรจ veleno di morte โ completa in negativo il suo dire lโautore โ, nรฉ il regno dei morti (lett. โdellโAdeโ) โ (รจ) sulla terra. La causa della morte non รจ Dio nรฉ le creature visibili, e neppure una potenza sovrumana, infernale, che domini sulla terra. ยซNon esiste dominio dellโabisso, dellโade, sulla terra; lโabisso, o ade, non รจ nรฉ la morte fisica nรฉ il regno dei morti, ma piuttosto la personificazione della morte nel suo significato trascendente o, se si preferisce, la personificazione del male morale. Lโautore insinua, non dicendolo, che il dominio dellโabisso, o ade, di questo male assoluto, si esercita soltanto dopo la morte (cf. 5,2ss); resta dunque aperta la via allโaffermazione dellโimmortalitร ยป (J. Vรญlchez Lรญndez). ยซLa distruzione dei viventi non รจ causata che dalla perversitร dellโuomo, come dirร in seguito il racconto del diluvio in Gen 8,21ยป (Gilbert).
La menzione della โgiustiziaโ (v. 15) irrompe inattesa, adatta ad esprimere lโinclusione col v. 1a, concludendo lโintroduzione al libro (1,1-15).
Creato per lโincorruttibilitร
Gli empi di Alessandria affermano che la vita รจ breve e triste, non cโรจ rimedio quando lโuomo muore, e non si conosce nessuno che liberi dal regno dei morti (2,1b-d). Pensano: ยซSiamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo stati: รจ un โfumo/kapnosโ โil soffio delle nostre narici/hฤ pnoฤ en rhisin hฤmลnโยป (2,2a-c) [โฆ]. ยซLa teoria degli empi รจ una parodia di Gen. 2,7, in cui lo jahwista afferma che Dio โinsufflรฒโ nelle narici dellโuomo un alito di vita. [โฆ] Gli empi omettono soprattutto di dire che il pnoฤ, il soffio, รจ insufflato da Dio stesso, non volendo sottolineare che lโinconsistenza del soffio della vita, un fumo di cui non vedono che lโaspetto materialeยป (Gilbert).
ยซโฆ il pensiero/ho logos รจ una scintilla nel palpito del nostro cuore, spenta la quale, il corpo diventerร cenere e lo spirito/to pneuma svanirร come aria sottileยป, sragionano gli empi (2,2d-3). Forti della loro filosofia materialista, nichilista ed edonista, gli empi progettano la persecuzione del โgiustoโ, cioรจ lโebreo fedele alla Torah, per vedere cosa gli succederร alla fine, cioรจ se Dio gli verrร in aiuto, come lui afferma. Mettiamolo alla prova e condanniamolo ad una morte infame โ complottano โ, lui che ci รจ di rimprovero con la sua stessa presenza (2,4-20).
ยซโSi sono sbagliati/sono stati ingannati/eplanฤthฤsanโ โ รจ il giudizio tranciante dellโebreo fedele, autore del libro della Sapienza โ la loro malizia li ha accecatiโฆ non sperano ricompensa per la rettitudine nรฉ credono a un premio per le anime irreprensibili (CEI: โper una vita irreprensibileโ)ยป (2,21-22).
ร il momento di ribadire con forza la fede ebraica: ยซSรฌ, Dio ha creato lโuomo โper lโincorruttibilitร /epโaphtharsiaiโ, lo ha fatto โimmagine/eikลnaโ (nel senso di โcopia, riproduzioneโ della propria โnatura/idiotฤtosโยป (cosรฌ scegliendo la lectio difficilior ben attestata, al posto di โaidiotฤtos, eternitร โ, che sembra una lectio facilior indotta dal contesto).
Mazzinghi riprende letteralmente il testo del suo maestro, sviluppandolo e modificando traduzione e interpretazione di questo testo molto impegnativo e importante per la teologia cristiana sulla protologia.
Egli scrive: ยซAlla base del v. 23 sta il celebre testo di Gen 1,26-27. Il progetto di Dio, come fin dallโinizio (Sap 1,13-15) ha mostrato, non prevedeva la morte. Ciรฒ che Sap 1,13-15 diceva allora in negativo, qui viene espresso in forma positiva. Lโessere โimmagineโ della natura divina รจ qui inteso, perรฒ, in senso piรน ampio rispetto a Gen 1,26-27; lโessere โimmagineโ riguarda infatti la partecipazione alla โnaturaโ di Dio, cioรจ allโincorruttibilitร che รจ a lui propria; il testo di Gen 1,26-27 รจ cosรฌ riletto alla luce di Gen 3,22b (lโuomo, prima del peccato, poteva mangiare lโalbero della vita). In altre parole, Sap 2,23 spiega il tema dellโimmagine in Gen 1 alla luce di Gen 2โ3; il progetto di Dio sullโuomo rimane valido anche dopo il peccato che ha causato la morte. Lโuomo รจ stato creato โnellโincorruttibilitร โ, che non appare come un dono preternaturale che verrebbe perduto con il peccato, ma con uno stato. Lโuomo non โhaโ lโimmortalitร , ma รจ immagine della natura di Dio, perciรฒ esiste nellโimmortalitร . Lโincorruttibilitร รจ un dono creazionale ma, allo stesso tempo, una โricompensaโ per gli uomini puri; tra la creazione e la sorte finale degli uomini, infatti, cโรจ lโโinvidia del diavoloโ, cioรจ il peccato, che ha sรฌ cambiato il rapporto dellโuomo con la morte, ma non ha annullato il progetto di Dio. Notiamo come il termine โaphtarsia/incorruttibilitร โ, ritorni in Sap 6,18.19; lโaggettivo aphtarton, invece, in Sap 12,1 e 18,4. Nella concezione epicurea lโaphtarsia รจ una potenza positiva, propria degli dรจi, capace di tenere insieme gli atomi e preservarli cosรฌ dalla corruzione; il termine รจ inoltre usato da Plutarco per definire lโessenza della divinitร : Dio รจ โincorruttibileโ, nel senso che รจ permanente, durevole, eterno. Lโuso di questo vocabolo รจ uno degli elementi che suggeriscono che il nostro saggio, pensando alla sorte dei giusti, ha in mente la risurrezione dei corpi, che pure mai afferma esplicitamenteยป (L. Mazzinghi, Il Pentateuco sapienziale. Proverbi Giobbe Qohelet Siracide Sapienza. Caratteristiche letterarie e temi teologici, EDB, Bologna 2012, p. 230).
La vita e lโinvidia del diavolo
La morte non faceva parte del progetto divino. ร il diavolo a farla entrare in scena. Lโautore si riferisce al racconto di Gen 3 e identifica il serpente col diavolo. E spiega lโazione del serpente con lโinvidia.
ยซLa morte fa la sua entrata nel mondo come un intruso, non voluta nel piano creatore (cf. Sap 1,13). Di quale morte si tratta? Gen 2,17, ripreso in Gen 3,3 sotto unโaltra forma, precisa allโuomo che egli avrebbe conosciuto la morte se avesse mangiato del frutto proibito dellโalbero della conoscenza. Lโuomo ha disobbedito e la morte fisica fu ormai la sua punizione (Gen 3,19). Sap 2,24 parla come minimo della morte fisica, ma dal momento che questa รจ la conseguenza del peccato, morte spirituale, la morte spirituale che priva dellโamicizia di Dio e della sua compagnia, deve esser ugualmente compresa in Sap 2,24, e questo tanto piรน che i giusti, destinati a una vita in compagnia di Dio, conoscono anchโessi la sola morte fisica. Questo รจ lโinsegnamento che Sapienza trae, al suo inizio, circa Gen 1โ3: Dio ha creato per comunicare la vitaยป (M. Gilbert).
La vita persa inutilmente
Nel commentare Mc 3,20-35 (La โcasaโ di Gesรน: X Domenica per annum B) si รจ fatto riferimento alla presenza ricorrente del โracconto intercalareโ o โracconto a sandwichโ nel Vangelo di Marco. Un racconto โesternoโ รจ intercalato con un racconto โinternoโ ed entrambi ricevono luce reciproca dalla loro interpretazione unitaria, grazie al rimando incrociato di elementi in comune.
Mc 5,21-24.35-43 รจ il racconto โesternoโ riguardante la rivivificazione della figlia di Giร iro operata da Gesรน; Mc 5,25-34 รจ il racconto โinternoโ circa la guarigione miracolosa di una donna emorroissa compiuta da Gesรน in cammino verso la casa di Giร iro, โnel frattempoโ.
Commenteremo per primo il racconto โinternoโ.
Una donna รจ โdentro una perdita/enrhyseiโ, unโemorragia vaginale cronica che la affligge da dodici anni. Non soffre una malattia, รจ โdentro totalmente/enโ la sua malattia, che la avvolge nel suo abbraccio mortale da un numero di anni che fa lโocchiolino al numero delle tribรน di Israele e allโetร della figlia di Giร iro (v. 41).
La donna perde continuamente il sangue/la vita, malattia che la pone in uno stato di impuritร rituale permanente, con annesso ostracismo sociale e religioso. Una vita grama e senza senso.
Lโevangelista nota con ironia drammatica il suo ricorso ai medici umani, che non hanno ottenuto alcun risultato, se non quello di prosciugare a fondo perduto (dapanฤsasa) le risorse economiche della donna e aggravare la sua situazione. Il verbo รจ impiegato normalmente per indicare le offerte che si facevano liberamente al tempio. La donna le โsprecaโ in cure umane senza alcun miglioramento.
Vincendo ogni condanna di emarginazione sociale e religiosa che si sentiva incollata addosso dagli sguardi dei presenti, con il coraggio di chi non ha piรน niente da โperdereโ, la donna si avvicina e tocca le vesti esterne di Gesรน (โi suoi mantelliโ, v. 28, simbolo antropologico che sta per la sua persona); โpensava/diceva(tra sรฉ)/elegenโ che, se solo le avesse toccate, โsarebbe stata salvata/guarita/sลthฤsomai<sลizลโ (da Dio, passivum divinum).
Al suo tocco, โimmediatamente fu seccata la fonte/euthys exeranthฤ hฤ pฤgฤโ del suo sangue e conobbe nel (suo) corpo (dativo di luogo) che โera guarita dal suo tormento/tortura/iatai apo tฤs mastigos autouโ. La donna avverte che la fonte maligna della vita persa in continuazione, inutilmente, โรจ stata seccataโ da un intervento prodigioso che rimanda allโopera di Dio.
Figlia, la tua fede ti ha salvata
Gesรน si accorge della โforza/dynamisโ che รจ uscita da lui, indipendentemente dalla sua volontร . Marco ritrae Gesรน come un corpo risanante in sรฉ, spontaneamente. Chi tocca con fede (sarรฒ salvata) la sede della vita, sarร salvato. Chi tocca la Vita vive, vive in pienezza di senso e di qualitร . Proprio quello che mancava alla donna emorroissa.
Gesรน perรฒ non vuole essere uno stregone, uno sciamano a cui si possa attingere in modo impersonale, sottraendogli furtivamente le energie vitali risananti. Egli vuole essere il salvatore personale e consapevole delle persone che si rivolgono a lui con fiducia. Vuole avere un rapporto di interlocuzione vis a vis con i sani e i malati che lo cercano con fede. Vuole guardare negli occhi le persone, non guarire a forfait le malattie.
Gesรน cerca gli occhi con gli occhi. Il suo sguardo circolare abbraccia la folla con affetto, ma il suo cuore cerca il rapporto personale. La โdonna/gynฤโ, impaurita e tremante di fronte al Guaritore, pienamente consapevole dellโaccaduto, si avvicina a Gesรน, cade a terra di fronte a lui e gli dice tutta la veritร . โFiglia/Thygatฤrโ โ la interpella Gesรน โ, โla tua fede (il tuo โdireโ a te stessa con fiducia totale in me, v. 28) ti ha salvata in modo permanente/hฤ pistis sou sesลken seโ (tempo verbale perfetto).
Il desiderio intimo della donna, confessato solo a se stessa nel totale abbandono fiducioso a Gesรน, le vale la guarigione completa, la reintegrazione piena e permanente nel vivo della societร civile e della comunitร religiosa di Israele.
Gesรน la congeda con un comando di vita, di pace e di salute โolisticaโ, completa. La pace messianica scende sulla donna guarita, accompagnata dal comando di โcontinuare a essere sana dal proprio tormento/tortura/isthi hygiฤs apo tฤs mastigos souโ, cf. v. 29).
Nel Vangelo di Luca (cf. Lc 13,10-17) รจ narrato un miracolo simile, operato da Gesรน su una donna โche era permanentemente curva/ฤn sygkyptousaโ (v. 11), sofferente di cifosi. Gesรน interpella la donna dapprima con il termine โdonna/gynaiโ (Lc 13,12) e poi, di fronte al capo della sinagoga, difende il proprio operato compiuto โillegittimamenteโ โ secondo la tradizione โ in giorno di sabato chiamando la donna โfiglia di Abramo/thygartera โAbraamโ, tenuta โlegata/edฤsenโ da Satana per ben diciotto anni (Lc 13,16). La donna รจ simbolo del popolo di Israele, a cui appartiene per discendenza da Abramo.
Cosรฌ รจ anche il caso della donna emorroissa di Mc 5,25-34. Essa รจ interpellata da Gesรน come โfiglia/Tygatฤrโ (v. 34), discendente di Abramo, impersonificazione vivente del popolo Israele โadultoโ. Una donna presumibilmente anziana, che perde inutilmente la vita prima di incontrare e โtoccare/hapsลmai/hฤpsatoโ (vv. 27[bis].30) Gesรน, il Messia amante della vita e amico dei malati e dei peccatori.
Il glorioso e antico popolo di Israele non puรฒ perdere inutilmente il proprio sangue/la propria vita. Nella sua maturitร , deve incontrare Gesรน e โtoccarloโ per avere la Vita piena, la salvezza.
La mia figlioletta
La fanciulla, gravemente malata e poi morta mentre Gesรน si recava da lei, ha โdodiciโ anni (cf. 5,42). Questo particolare collega il racconto esterno a quello interno (i โdodiciโ anni della malattia dellโemorroissa, cf. v. 25). La ragazza รจ la figlia amata di Giร iro (โcolui che illuminaโ), uno dei capi della sinagoga.
Parlando della struttura di una tipica sinagoga di Roma, lโesegeta Romano Penna afferma che gli archontes ยซformavano il comitato esecutivo della gerousรฌa; eletti per un anno, potevano essere rieletti [โฆ], forse anche per tutta la vita; certamente esisteva lโistituto dellโโarconte designatoโ o mellarchลn, poichรฉ questo titolo รจ attribuito anche a dei bambini; questi magistrati avevano in pratica il controllo della comunitร ยป. La figlia di uno dei capi di un istituto fondamentale della vita religiosa e sociale di Israele non puรฒ che rappresentare il popolo di Israele โgiovaneโ.
Giร iro รจ un capo della sinagoga, controlla la comunitร , ma รจ in grado di โilluminareโ la sua vita e quella della sua famiglia, donando vita alla sua discendenza, anchโessa figlia di Abramo.
La fanciulla รจ molto cara al padre, che la tratta con grande affetto, non esente da una punta di possessivitร . Sulla sue labbra lei รจ โla mia figlioletta/To thygatrion mouโ (v. 23). Sulle labbra dei parenti รจ โtua figlia/Hฤ thygatฤr souโ (v. 35). Nel resoconto dellโevangelista, ella รจ โla bambina/to paidionโ (vv. 40[bis]). Per Gesรน, lei รจ dapprima โla bambina/to paidionโ (v. 39) ma alla fine รจ interpellata come โragazza/korasionโ (vv. 41.42).
Gesรน valorizza la ragazza per quello che รจ, indipendentemenete dalla figura paterna (โmiai/tua figliaโ), una giovanissima donna giunta alla maturitร sessuale, pronta per contrarre matrimonio e dare la vita a nuovi figli di Israele. Per Gesรน, lei non appartiene a nessuno, ha una propria autonomia e dignitร personale, e apparterrร totalmente solo a chi la prenderร in sposa.
Fanciulla, risorgi!
Gesรน accoglie la supplica insistente di Giร iro e le sue manifestazioni di onore nei suoi confronti. Giร iro โcade pipteiโ ai piedi di Gesรน (v. 22), proprio come farร poco dopo lโemorroissa (prosepesen<prospiptล) nel racconto โinternoโ (v. 33).
Gesรน si reca nella casa di Giร iro e, lungo il cammino, โoriglia/parakousasโ (v. 36) la notizia ferale della morte della figlia che i parenti portano a Giร iro, invitandolo a non disturbare oltre il Maestro. Gesรน incoraggia con forza il padre distrutto dal dolore, col cuore oscillante fra paura e volontร di avere fede: โSmetti di temere, solo continua ad avere fede/Mฤ phobou, monon pisteueโ. Due imperativi che arrivano al cuore in burrasca di Giร iro.
Gesรน arriva alla casa di Giร iro con tre testimoni scelti su ciรฒ che avverrร . Dal cortile della casa scaccia imperiosamente il coro delle prefiche e della gente che manifestava ritualmente ad alte grida โ cosa tipica nel Medio Oriente โ il dolore per la morte prematura di una ragazza. Per Gesรน ella non รจ morta, ma โdorme/katheudeiโ, in attesa della risurrezione.
Infischiandosene delle grida di scherno, Gesรน si prende cura del dolore dei genitori, il papร della bambina e la mamma, e con loro e i tre discepoli entra nella stanza della bambina. Con la sua potenza di vita afferra la mano della โbambina/paidiouโ e, nellโaramaico riportato fedelmente dallโevangelista, le impone di risorgere: โTalitha qumโ, che Marco traduce in greco con โTo korasion, soi legล, egeire, cioรจ ยซFanciulla, dico a te, risorgiยป. Marco annota: ยซE immediatamente โla fanciulla risorse/to korasionanestฤ<anistฤmiโ e passeggiava/periepatei. Aveva infatti dodici anniยป. Gesรน ordinรฒ di non divulgare il fatto e di dare da mangiare alla ragazza.
Non puรฒ perdere la vita la sposa chiamata a dare vita.
Non puรฒ morire il popolo di Israele che si apre alle nozze col suo messia.
Datele da mangiare della carne del suo Sposo.
La fonte insanamente prodiga di sangue รจ seccata.
La fonte del sangue della vita รจ riaccesa.
ยซGiardino chiuso tu sei, sorella mia, mia sposa, sorgente chiusa, fontana sigillataโฆ
Fontana che irrora i giardini, pozzo dโacque vive che sgorgano dal Libanoโฆ
Vieni dal Libano, o sposa, vieni dal Libano, vieni!โฆ
Il tuo palato รจ come vino squisito,
che scorre morbidamente verso di me.
E fluisce sulla labbra e sui dentiยป (Ct 4,12a.15.8a; 7,10).
Commento a cura di padre Roberto Mela scj – Fonte del commento: Settimana News
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XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ Anno B
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- Colore liturgico: Verde
- Sap 1,13-15; 2,23-24; Sal. 29; 2 Cor 8,7.9.13-15; Mc 5, 21-43
Mc 5, 21-432
Dal Vangelo secondoย Marco
21Essendo Gesรน passato di nuovo in barca allโaltra riva, gli si radunรฒ attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giร iro, il quale, come lo vide, gli si gettรฒ ai piedi 23e lo supplicรฒ con insistenza: ยซLa mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perchรฉ sia salvata e vivaยป. 24Andรฒ con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesรน, venne tra la folla e da dietro toccรฒ il suo mantello. 28Diceva infatti: ยซSe riuscirรฒ anche solo a toccare le sue vesti, sarรฒ salvataยป. 29E subito le si fermรฒ il flusso di sangue e sentรฌ nel suo corpo che era guarita dal male.
30E subito Gesรน, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltรฒ alla folla dicendo: ยซChi ha toccato le mie vesti?ยป. 31I suoi discepoli gli dissero: ยซTu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: โChi mi ha toccato?โยป. 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciรฒ che le era accaduto, venne, gli si gettรฒ davanti e gli disse tutta la veritร . 34Ed egli le disse: ยซFiglia, la tua fede ti ha salvata. Vaโ in pace e sii guarita dal tuo maleยป.
35Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: ยซTua figlia รจ morta. Perchรฉ disturbi ancora il Maestro?ยป. 36Ma Gesรน, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: ยซNon temere, soltanto abbi fede!ยป. 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorchรฉ a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: ยซPerchรฉ vi agitate e piangete? La bambina non รจ morta, ma dormeยป. 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sรฉ il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrรฒ dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: ยซTalitร kumยป, che significa: ยซFanciulla, io ti dico: ร lzati!ยป. 42E subito la fanciulla si alzรฒ e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandรฒ loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 17 – 23 Giugno 2018
- Tempo Ordinario XI
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 3
Fonte: LaSacraBibbia.net
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