Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 1 Luglio 2018.
Nonostante le sofferenze che comporta, lโuomo ama disperatamente la vita. A Ulisse che nellโAde cerca di consolarlo, Achille risponde: โNon abbellirmi la morte, o Odisseo! Preferirei, come bracciante, servire sulla terra un altro uomo, piuttosto che regnare sui defuntiโ. Diversa la concezione degli egizi per i quali la morte era โvita perpetuaโ in un regno meraviglioso, situato a occidente, illuminato dal dio Sole, dallโalba al tramonto, quando da noi fa buio.
Presso tutti i popoli antichi si impose presto la convinzione dellโesistenza di una vita nellโoltretomba e, fra i greci, dellโimmortalitร dellโanima. Inspiegabilmente, questo non accadde presso gli ebrei che, da quando, in Egitto, nacquero come popolo, lasciarono trascorrere piรน di mille anni, prima di cominciare a credere in una vita al di lร della morte.
Proclamarono, sรฌ, il Signore โDio della vitaโ (Nm 27,16), ma sempre in prospettiva terrena. โIn te รจ la sorgente della vitaโ, cantava il salmista, ma per vita intendeva โsalute e benedizioneโ (Sir 34,17), una terra feconda, raccolti abbondanti, posteritร numerosa e, infine, morire โvecchio e sazio di giorniโ (Gn 35,29), come i covoni maturi che vengono ritirati dal campo (Gb 5,26). Nella Bibbia ebraica non compare nemmeno il termine โimmortalitร โ.
La lentezza di Israele nel giungere allโaffermazione esplicita di una vita eterna รจ preziosa e illuminante: ci fa comprendere che, prima di credere nella risurrezione e in un mondo futuro, รจ necessario dare valore e amare, con passione, la vita in questo mondo, come lโapprezza e lโama Dio.
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Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โDal Signore ho imparato ad amare la vita, ogni espressione di vitaโ
Prima Lettura (Sap 1,13-15; 2,23-24)
13 Dio non ha creato la morte
e non gode per la rovina dei viventi.
14 Egli infatti ha creato tutto per lโesistenza;
le creature del mondo sono sane,
in esse non cโรจ veleno di morte,
nรฉ gli inferi regnano sulla terra,
15 perchรฉ la giustizia รจ immortale.
2,23 Sรฌ, Dio ha creato lโuomo per lโimmortalitร ;
lo fece a immagine della propria natura.
24 Ma la morte รจ entrata nel mondo per invidia del diavolo;
e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono.
Pochi secoli prima di Cristo, Giobbe affermava: โLโuomo che giace piรน non sโalzerร , finchรฉ durano i cieli non si sveglierร , nรฉ piรน si desterร dal suo sonnoโ (Gb 14,12) e, dopo di lui, il saggio Qoรจlet era ancora convinto che โla sorte degli uomini e quella delle bestie รจ la stessa; come muoiono queste muoiono quelliโ (Qo 3,19). Fin verso la metร del II secolo a.C., tutti in Israele ritenevano che i morti vivessero un sonno permanente nella โterra delle tenebre, terra di caligine e di disordine, dove la luce รจ come le tenebreโ (Gb 10,21-22).
Al tempo di Gesรน la mentalitร era profondamente mutata. I sadducei sostenevano che la morte segnava la fine di tutto, ma la maggioranza del popolo condivideva la dottrina dei farisei che credevano nella risurrezione dei morti. Circolava il detto: โIl giorno in cui lโuomo muore รจ migliore del giorno in cui รจ natoโ, infatti, non si festeggia il giorno in cui si inizia un lungo e pericoloso cammino, ci si rallegra piuttosto quando si conclude felicemente un viaggio.
Questa immagine dei rabbini รจ suggestiva, ma non risponde alla domanda piรน inquietante: โPerchรฉ si deve morire?โ. Veniamo dal nulla, apriamo gli occhi alla luce e ci innamoriamo della vita, poi questa finisce in un soffio (Gb 7,7), โpassa come le tracce di una nubeโ (Sap 2,4); una forza inesorabile e spietata, ci afferra e ci trascina di nuovo nel nulla, nella polvere da cui siamo stati tratti. Dio ci ha forse creati a sua immagine e ha instaurato con noi un dialogo di amore per esporci a questa beffa crudele?
Lโautore del libro della Sapienza, vissuto ad Alessandria dโEgitto al tempo di Gesรน, rifiuta questa prospettiva e, categorico, afferma: โDio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli ha creato tutto per lโesistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non cโรจ veleno di morteโ (vv. 13-14). La vita dellโuomo non รจ paragonabile alle onde del mare che si innalzano e scompaiono senza lasciare traccia del loro passaggio. Dio non puรฒ scherzare con lโuomo come il vento gioca con le acque.
Se non da Dio, da dove viene allora la morte?
โร entrata nel mondo per invidia del diavoloโ โ risponde la nostra lettura (v. 24).
Unโaffermazione sconcertante! Dunque, se non avessero peccato, gli uomini non sarebbero mai morti? La scienza smentisce categoricamente questa affermazione. La morte biologica รจ sempre esistita: lโorganismo umano, come quello di ogni altro essere vivente, col passare degli anni, si indebolisce, si logora, e conclude il suo ciclo.
Non รจ questa la morte che incuteva paura al pio israelita del tempo di Gesรน. Il giusto sapeva di essere destinato alla vita; la sua morte, nel libro della Sapienza, รจ definita โpartenzaโ, โliberazioneโ, โtrasferimentoโ nel riposo di Dio, โesodoโ dalla schiavitรน alla libertร , per questo non era temuta. Il passaggio ad una vita migliore non poteva essere ritenuto un castigo.
Quale morte รจ stata dunque introdotta dal peccato?
Il versetto che precede il nostro brano ci aiuta a capire: โNon provocate la morte con gli errori della vostra vita, non attiratevi la rovina con le opere delle vostre maniโ (Sap 1,12).
Ecco chi provoca la morte: il peccato. Chi alimenta lโodio, si vendica, รจ violento, chi conduce una vita immorale, anche se gode di ottima salute, ha distrutto la parte migliore di sรฉ.
La lettura di oggi conclude: โFanno lโesperienza della morte coloro che stanno dalla parte del diavoloโ (v. 25). Non รจ della morte biologica che si sta parlando, questa รจ un evento, non un male assoluto. Lโuomo muore realmente solo quando cessa di amare, quando si ripiega su se stesso e diviene egoista, quando si allontana da Dio e dalla sua sapienza che indica il โcammino della vitaโ (Pr 13,14), che รจ โsorgente della vitaโ (Pr 3,18).
Chi introduce in questa condizione di morte รจ il diavolo, รจ la forza maligna, presente in ogni uomo e che allontana dal Signore.
Lโautore del libro della Sapienza mostra di aver assimilato bene il messaggio biblico. Nei libri santi dโIsraele si riafferma continuamente che chi sceglie il peccato decreta la propria morte: โVedi โ dice Mosรจ al popolo โ io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, perchรฉ tu viva. Ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli la vita, perchรฉ viva tu e la tua discendenzaโ (Dt 30,15-20).
Seconda Lettura (2 Cor 8,7.9.13-15)
Fratelli, 7 come vi segnalate in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella scienza, in ogni zelo e nella caritร che vi abbiamo insegnato, cosรฌ distinguetevi anche in questโopera generosa. 9 Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesรน Cristo: da ricco che era, si รจ fatto povero per voi, perchรฉ voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertร .
13 Qui non si tratta infatti di mettere in ristrettezza voi per sollevare gli altri, ma di fare uguaglianza. 14 Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perchรฉ anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto:
15 โColui che raccolse molto non abbondรฒ,ย e colui che raccolse poco non ebbe di menoโ.
Durante il regno di Claudio (41-54 d.C.) si registrarono varie carestie nelle province dellโimpero romano. Anche la Palestina, regione giร molto povera, non ne fu risparmiata e le comunitร cristiane si vennero a trovare piรน volte in situazioni di emergenza.
A Gerusalemme, al termine di un animato dibattito con gli apostoli, Paolo si era solennemente impegnato ad aiutare gli indigenti del suo popolo, richiamando il dovere della solidarietร ai cristiani delle chiese da lui fondate in territorio pagano (Gal 2,10).
Fu a Corinto che, per la prima volta e su suggerimento dei cristiani di quella cittร , pensรฒ di intraprendere una colletta.
Come spesso accade con le belle iniziative, ai buoni propositi iniziali, segue presto un raffreddamento degli entusiasmi, subentra lโapatia e il disinteresse e la realizzazione del progetto prima subisce ritardi, poi si blocca del tutto. Fu ciรฒ che accadde a Corinto.
Scrivendo ai cristiani di quella comunitร , Paolo richiama, anzitutto, lโimpegno che si erano assunti e, per stimolarli, cita la generositร manifestata dai tessalonicesi e dai filippesi: โEssi hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di lร dei loro mezzi, spontaneamente, domandandoci con insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a favore dei santi. Superando anzi le nostre stesse speranzeโ (2 Cor 8,3-5).
Suscitare un poโ di gelosia e di santa emulazione, in certe circostanze, puรฒ rivelarsi un ottimo espediente.
LโApostolo non ritiene conveniente imporsi con drastici comandi, anche perchรฉ i suoi detrattori hanno messo in giro voci malevole sul suo conto. Si dice che, attraverso la colletta, intenda raggiungere un recondito obiettivo: acquistarsi le benemerenze del suo popolo. Per questo, preferisce fondare la sua esortazione alla generositร su due motivazioni teologiche.
La prima รจ lโesempio di Cristo: โEgli, da ricco che era, si รจ fatto povero per voiโ (v. 9).
La colletta non รจ un semplice atto di generositร , รจ il segno che la comunitร ha assimilato i pensieri e i sentimenti di Cristo, รจ la prova dellโautenticitร della fede, perchรฉ รจ una manifestazione dellโamore gratuito, che costituisce la perfezione della vita cristiana.
La seconda ragione รจ la necessitร di creare condizioni di uguaglianza (vv. 13-14).
La condivisione dei beni non รจ un aspetto marginale e facoltativo della proposta evangelica, รจ unโesigenza imprescindibile della vocazione cristiana.
Non si tratta di ridursi in miseria per aiutare gli altri, ma di mostrare che la fede nel Risorto ha fatto comprendere il valore relativo dei beni di questo mondo.
Paolo conclude con un richiamo biblico (v. 15). Nel deserto gli israeliti avevano ricevuto da Dio lโordine di raccogliere solo la quantitร di manna che avrebbero consumato in un giorno; non ne doveva avanzare. Qualcuno tentรฒ di accaparrarsene piรน del necessario, ma al mattino la trovรฒ imputridita e piena di vermi. Era la lezione che Dio intendeva dare al suo popolo: i beni necessari alla vita non possono essere accumulati, devono essere lasciati a disposizione di chi รจ nel bisogno, vanno condivisi.
Vangelo (Mc 5,21-43)
21 Essendo passato di nuovo Gesรน allโaltra riva, gli si radunรฒ attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. 22 Si recรฒ da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giร iro, il quale, vedutolo, gli si gettรฒ ai piedi 23 e lo pregava con insistenza: โLa mia figlioletta รจ agli estremi; vieni a imporle le mani perchรฉ sia guarita e vivaโ. 24 Gesรน andรฒ con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
25 Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia 26 e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, 27 udito parlare di Gesรน, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccรฒ il mantello. Diceva infatti: 28 โSe riuscirรฒ anche solo a toccare il suo mantello, sarรฒ guaritaโ. 29 E subito le si fermรฒ il flusso di sangue, e sentรฌ nel suo corpo che era stata guarita da quel male.
30 Ma subito Gesรน, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltรฒ alla folla dicendo: โChi mi ha toccato il mantello?โ. 31 I discepoli gli dissero: โTu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?โ. 32 Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33 E la donna impaurita e tremante, sapendo ciรฒ che le era accaduto, venne, gli si gettรฒ davanti e gli disse tutta la veritร . 34 Gesรน rispose: โFiglia, la tua fede ti ha salvata. Vaโ in pace e sii guarita dal tuo maleโ.
35 Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: โTua figlia รจ morta. Perchรฉ disturbi ancora il Maestro?โ. 36 Ma Gesรน, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: โNon temere, continua solo ad aver fede!โ. 37 E non permise a nessuno di seguirlo fuorchรฉ a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38 Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. 39 Entrato, disse loro: โPerchรฉ fate tanto strepito e piangete? La bambina non รจ morta, ma dormeโ. 40 Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sรฉ il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrรฒ dove era la bambina. 41 Presa la mano della bambina, le disse: โTalitร kumโ, che significa: โFanciulla, io ti dico, alzati!โ. 42 Subito la fanciulla si alzรฒ e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43 Gesรน raccomandรฒ loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinรฒ di darle da mangiare.
Il brano propone due miracoli, inseriti lโuno nellโaltro. Nei primi versetti entra in scena Giairo, uno dei capi della sinagoga, che si reca da Gesรน per chiedergli di andare ad imporre le mani alla figlia che sta per morire (vv. 21-24). Poi รจ narrata la guarigione di una donna che, da dodici anni, ha perdite di sangue (vv. 25-34), infine riprende il racconto della malattia, della morte e della rianimazione della figlia di Giairo (vv. 35-43).
Cominciamo dalla guarigione della donna affetta da unโincurabile emorragia (vv. 25-34). La malattia รจ descritta in tutta la sua gravitร : dura da dodici anni, non migliora, anzi, continua a peggiorare, nessun medico รจ riuscito a curarla, ha costretto la malata a dilapidare tutti i suoi risparmi, รจ fastidiosa e umiliante, colpisce la donna nella sua intimitร , in quella parte del suo corpo che dovrebbe essere sorgente di vita ed รจ, soprattutto, causa di impuritร religiosa. Il sangue รจ il simbolo di vita, ma quando esce dal corpo richiama la morte, provoca disgusto e spavento. La legge stabilisce che colei che ha perdite di sangue non venga ammessa alle feste e agli incontri della comunitร e che sia evitata da tutti, come fosse una lebbrosa. Chi avesse contatti, anche casuali, con lei รจ obbligato a sottoporsi a complicate cerimonie prima di riprendere la vita normale (Lv 15,25-27).
Come tutte le persone malate, emarginate, disprezzate (Mc 6,56), questa donna immonda sente dentro di sรฉ un impulso irresistibile ad avvicinarsi a Gesรน, a โtoccarloโ. โSe riuscirรฒ anche solo a toccare il suo mantello โ pensa โ sarรฒ guaritaโ.
Due ostacoli impediscono questo incontro: il timore di violare le rigorose disposizioni della legge e la barriera costituita dalla folla immensa che si accalca attorno al Maestro. Da qui la decisione di agire di nascosto. Si avvicina alle spalle di Gesรน, gli tocca il mantello e, come investita da unโimprovvisa forza di vita, si sente guarita.
Fin qui il fatto. Ora esaminiamo i dettagli che ci permettono di cogliere โil segnoโ al di lร del prodigio.
Siamo di fronte a una donna, senza nome, impura da dodici anni.
Allโevangelista preme sottolineare il numero dodici, difatti lo riprende piรน avanti, quando parla dellโetร della figlia di Giairo: โAveva dodici anniโ (v. 42). Dodici รจ il simbolo del popolo dโIsraele che โ come piรน volte ho rilevato โ รจ un nome femminile.
Lโimpuritร della donna e lโassenza di vita della bambina indicano, nel linguaggio simbolico dellโevangelista, la condizione drammatica della donna Israele le cui guide spirituali non solo sono incapaci di guarirne le infermitร , ma provano ripugnanza, rifuggono dalle sue miserie e non favoriscono, anzi ostacolano, lโincontro con colui che puรฒ comunicare la salvezza.
La malattia รจ indubbiamente una forma di morte. Il salmista la considerava un passo verso il regno dellโoltretomba (Sl 30,3-4). Il contatto con una persona malata e impura comportava una diminuzione di vita. Tutti ne avevano paura.
Gesรน assume un atteggiamento singolare: non evita in alcun modo chi รจ ritenuto immondo, si lascia avvicinare, toccare e non corre a fare le purificazioni rituali prescritte dal libro del Levitico. ร cosciente di essere in possesso di una forza di vita che non puรฒ essere intaccata da nessuna forma di morte e vuole che questo sia noto a tutti, per questo chiama la donna e la colloca nel mezzo, non per umiliarla, ma perchรฉ tutti vedano, riflessa in quella di lei, la propria condizione.
La donna avanza โimpaurita e tremanteโ, come se lโessere malata, il sentirsi impura, lโaver sentito il bisogno di ricorrere a Gesรน fosse una colpa.
ย Non cโรจ alcuna malattia, nรฉ fisica nรฉ morale, che giustifichi il rifiuto o che costituisca un impedimento per accostarsi a Dio. Di fronte al Signore tutti gli uomini sono impuri, ma sono resi puri dallโincontro con il suo inviato, con Cristo. Solo gli ipocriti possono ritenersi santi e innalzare barriere per non venire accomunati con i peccatori. Costoro non hanno bisogno di โtoccareโ Gesรน, si illudono di essere giร in perfetta salute.
Lโatteggiamento di Cristo nei confronti della donna รจ un invito a non provare mai disagio, a non fuggire di fronte a chi รจ ritenuto impuro. Il cristiano non ha paura di perdere la sua dignitร o la buona reputazione avvicinandosi o lasciandosi toccare da coloro che tutti cercano di evitare. Lโunica cosa che gli deve interessare รจ trovare il modo di ridare vita a un fratello. Se per questo deve sfidare anche i pettegolezzi e le malignitร della โgente per beneโ, non se ne deve preoccupare piรน di tanto.
Da Gesรน emana una forza di vita, ma non tutti coloro che lo toccano materialmente la ricevono. Nel brano di oggi si nota che attorno a lui cโรจ una grande folla (v. 31). Non si tratta di nemici, ma di discepoli, di persone che gli stanno molto vicine, che magari lo spingono e forse lo intralciano. Eppure egli afferma che una sola persona lo ha โtoccatoโ. Solo la donna ammalata lo ha toccato โcon fedeโ. โFiglia, la tua fede ti ha salvataโ, le dice, tu sola, in mezzo a tanta gente, sei stata capace di accogliere il dono di Dio.
La folla rappresenta i cristiani di oggi che sono vicini al Maestro, hanno la possibilitร di ascoltare la sua parola e di โtoccarloโ nei sacramenti, soprattutto nellโeucaristia. Se la loro vita non viene trasformata, se le loro โmalattieโ non sono curate e i vizi, i peccati rimangono sempre gli stessi, se il carattere intrattabile non viene modificato e le parole offensive non diminuiscono, significa che sono rimasti โfollaโ che si accalca attorno a Cristo senza mai โtoccarloโ realmente; hanno con lui un contatto superficiale ed esteriore, la sua parola รจ un suono che entra nelle orecchie, ma non giunge al cuore.
Passiamo al secondo episodio, quello della figlia di Giairo (vv. 21-24.35-43).
Lโelemento che unisce questo miracolo al precedente รจ la fede che salva.
Qui non siamo di fronte ad una grave malattia, ma a una situazione disperata, alla morte. La forza di vita che Gesรน comunica ai malati puรฒ fare ancora qualcosa in un caso estremo come questo? Umanamente pare non ci sia piรน nulla da attendersi, eppure al capo della sinagoga Gesรน raccomanda: โNon temere, continua solo ad avere fede!โ.
Eccolo il messaggio inaudito: il suo potere di conferire vita non si arresta neppure di fronte al maggiore nemico dellโuomo, la morte.
Risvegliando la bambina dal sonno della morte, egli mostra che la fede in lui puรฒ ottenere anche questa vittoria. Non vince la morte perchรฉ aggiunge qualche anno alla vita dellโuomo in questo mondo. Se la fede in lui ottenesse solo questo risultato, non si potrebbe parlare di una vittoria definitiva, alla fine la morte avrebbe ancora il sopravvento. Egli lโha sconfitta perchรฉ lโha trasformata in una nascita, perchรฉ lโha fatta diventare un passaggio alla vita senza fine.
Poi vuole dirci che, per chi ha fede in lui, non esistono situazioni irrecuperabili. Di fronte a chi presenta solo qualche piccolo difetto, a chi commette qualche errore veniale, cede a qualche debolezza, non si ha difficoltร ad ammettere che la fede in Cristo puรฒ ottenere ottimi risultati; ma quando ci si imbatte in persone che hanno rovinato completamente la loro esistenza, che sono depravate e praticamente โmorteโ, quasi tutti si scoraggiano e danno retta a coloro che, come gli amici di Giairo, vanno ripetendo: โLascia perdere, non vale la pena insistere, perchรฉ disturbare ancora il Maestro?โ.
ย A queste persone tentate di perdere la speranza che qualcosa possa ancora cambiare, Gesรน ripete: โNon temere, continua solo ad avere fedeโ. Chi crede in lui vedrร , anche oggi, โrisorgereโ a nuova vita coloro che tutti considerano definitivamente โmortiโ.
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[accordion title=”Chi รจ Fernando Armellini” load=”hide”]Ha conseguito la licenza in Teologia presso la Pontificia Universitร Urbaniana e in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma.
Ha perfezionato gli studi di storia, archeologia biblica e lingua ebraica presso lโUniversitร di Gerusalemme.
Per alcuni anni รจ stato missionario in Mozambico.
Attualmente insegna sacra Scrittura, รจ accreditato conferenziere in Italia e allโestero ed รจ autore di commenti alle Sacre Scritture.[/accordion]
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