Commento al Vangelo del 1 Luglio 2018 – Don Francesco Cristofaro

Prima Lettura  Sap 1,13-15; 2,23-24
Per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo.

Dal libro della Sapienza
Dio non ha creato la morte
e non gode per la rovina dei viventi.
Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano;
le creature del mondo sono portatrici di salvezza,
in esse non c’è veleno di morte,
né il regno dei morti è sulla terra.
La giustizia infatti è immortale.
Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità,
lo ha fatto immagine della propria natura.
Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo
e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.

Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, quindi perfetto, senza macchia. Allora, che cosa sono il peccato e la morte? Un regalo all’uomo del diavolo che gli ha fatto bere il suo veleno. Lui per invidia verso l’umanità ha tentato la prima donna, la donna ha tentato l’uomo e tutti e due bevvero il veleno che ha condotto l’intera umanità alla morte. Sono innumerevoli oggi le forme di morte. Per legge umana si è stabilito che l’uomo possa uccidere l’uomo, operando una vera strage di innocenti che ancora neanche hanno visto la luce. Altro veleno di morte è tutto ciò che regola il fine vita. Il veleno più potente, però ha portato l’uomo a dire che non ha bisogno di Dio. O l’uomo decide di bere l’antidoto della grazia oppure è per lui morte certa.

Seconda Lettura   2 Cor 8,7.9.13-15

La vostra abbondanza supplisca all’indigenza dei fratelli poveri.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».

La seconda lettura di oggi è una bella lezione sulla carità cristiana e su come essa vada vissuta concretamente tra i credenti: la Chiesa che si prende cura della Chiesa. San Paolo ha indetto una colletta a favore delle Chiese della Giudea provate da una pesante carestia. In una comunità c’è un problema, chi deve mettersi in moto per aiutare? Le comunità sorelle di fede. San Paolo dona lui stesso dona le motivazioni che dovranno spingere tutti ad essere oltremodo generosi.  Sono motivazioni altamente spirituali e di fede. Più uno si spoglia di se stesso e dei suoi beni per arricchire gli altri e più Dio veste noi di se stesso e di ogni suo bene. Dio non rimane mai debitore verso colui o colei che gli dona qualcosa.

Vangelo   Mc 5, 21-43

Fanciulla, io ti dico: Àlzati!

Dal vangelo secondo Marco

[In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.]
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando [dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.]  

Nel vangelo di questa domenica vengono raccontati due miracoli. Cosa accomuna questi miracoli e ogni altro miracolo? La fede di colui che li chiede. L’emorroissa ha un pensiero di fortissima fede: Se io tocco anche solo il lembo del suo mantello, sarò guarita. Giàiro giunge nei pressi della sua casa e riceve la notizia che sua figlia è morta. Viene anche invitato a non disturbare il Maestro. È in questo istante che Gesù si rivela vero Maestro nella fede. Invita Giàiro ad avere fede anche dopo la morte della figlioletta. La fede vera si edifica su tre pilastri: la Parola di Dio, la verità di Dio, la storia di Dio. Senza Parola non c’è obbedienza, senza obbedienza non c’è fede, perché la fede è obbedienza ad ogni comando del Signore.  Il pilatro della verità di Dio ci rivela che Lui sempre rimane fedele a ciò che ha detto. Se dice ad Abramo tu avrai un figlio, Abramo può attendere nella gioia. Il pilastro della storia è necessario perché da una verità di Dio possiamo dedurne molte altre. La donna che soffre di una grave perdita di sangue, vede, ascolta, le viene narrata la storia di Gesù. Lui è potente in parole e opere. Può compiere qualsiasi miracolo.

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