L’episodio narrato dal Vangelo di oggi segna un inizio. Quei Dodici discepoli che Gesù aveva costituito perché “stessero con lui e anche per mandarli a predicare” (Mc 3,14), ora sono inviati in missione. Gesù li invia fuori dallo spazio ristretto del suo gruppo, li mette in cammino per le strade verso la gente. I Dodici apostoli inviati rappresentano la chiesa, così che quello che Gesù dice loro riguarda la chiesa in missione oggi.
Nell’annuncio del Vangelo la chiesa riceve dal Signore il mandato di essere sempre in cammino, di restare in continuo movimento. Questo significa non chiudersi in sé stessa a disquisire su Dio, sul mondo e sull’idea astratta di persona, ma andare verso la gente concreta. Essere mandata significa per la chiesa non fissarsi nella situazione raggiunta o nella posizione conquistata. È invece mandata a incontrare le singole persone nella loro vita reale, ad affrontare situazioni diverse e sfide inedite, ad abitare ambienti sconosciuti, a vivere in contesti sempre altri.
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Gesù manda i suoi apostoli “a due a due” perché l’annuncio del Vangelo non è l’opera di un battitore libero ma di un compagno di viaggio. Non da solo ma insieme a un altro per bandire ogni protagonismo, per custodirsi a vicenda, per condividere fatiche e gioie. Nell’ora dello sconforto la persona che è con te ti ascolterà e ti sosterrà.
Il bastone che Gesù ordina ai Dodici di prendere con sé non serve a percuotere ma a sostenersi nel cammino. “Il tuo bastone e la tua verga mi consolano e tu sei con me” (Salmo 23); la parola di Dio è il bastone al quale la chiesa si appoggia e fa affidamento nella fatica della missione. Come i Dodici, la chiesa non deve prendere pane per assicurarsi nutrimento e sostentamento, né una sacca per accumulare beni superflui che appesantiscono e rallentano il cammino, né denaro per garantirsi benessere e indipendenza economica. Indossare solo un paio di sandali e una tunica per non affidare la propria credibilità all’aspetto delle vesti e affermare il proprio prestigio con l’apparenza delle forme.
“Dovunque entrate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì”, ossia non siate umanamente girovaghi ma vivete le relazioni con fedeltà, serietà e stabilità. A dire che la chiesa deve stare lontano da ogni relazione di convenienza e qualsivoglia logica opportunistica, cercando qua e là alleanze per trarne vantaggi e profitti. Gesù non promette ai Dodici consenso e successo ma annuncia loro che conosceranno opposizione e rifiuto. La chiesa vive la sua missione evangelica non quando è blandita ma quando è osteggiata. Come la delusione è sigillo di autenticità così la persecuzione è sigillo di verità.
I Dodici partono e raggiungono le persone nella loro situazione concreta: annunciano loro che si può cambiare, li liberano dalle forze del male, si prendono cura dei malati, non a parole ma ungendone il corpo. La missione della chiesa raggiunge il suo fine solo quando arriva a toccare la carne della singola persona e non si ferma sul piano pur nobile delle idee e dei principi.
La corsa del Vangelo ha come sua unica meta il corpo delle persone, perché il Vangelo è a servizio della nostra vita.
fratel Goffredo della comunità monastica di Bose
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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