Alla scuola del Maestro
Gesù rende lode al Padre per avere riservato i segreti della grazia e della gioia del Vangelo ai piccoli, cioè a coloro che si accontentano di essere guardati e giudicati dagli occhi di Dio, negandola invece ai presuntuosi, che, chiusi nella loro superbia, si considerano sapienti e dotti. Oggi ricorre la Domenica del Mare.
L’attesa messianica, che pervade le parole del profeta Zaccaria (I Lettura), è la grande speranza che motiva la letizia di Gerusalemme. Non la gloria né la potenza umana, ma l’umiltà e la mitezza saranno le prerogative del salvatore d’Israele. Egli sarà artefice di giustizia e di pace.
La violenza si arrenderà alla mitezza; l’umiltà confonderà ogni orgogliosa autosufficienza. La parola profetica si compie in Gesù (Mt 21,4-5). Maestro di mitezza e di umiltà (Vangelo), la sua vita è scuola per chi si consegna a lui.
Qui impariamo a sentirci piccoli per le nostre miserie e preziosi per la fiducia ch’egli ripone in noi; qui pregustiamo la bellezza dell’amore filiale, contemplando l’intima gioia che fluisce tra il Padre e il Figlio; qui impariamo a non fuggire la realtà faticosa, talora ingrata, per attingere da Gesù sollievo e conforto.
Alla scuola del Maestro ci convinciamo che «il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini» (Lumen gentium, 31). Lasciamo, dunque, che la corrente soave e benefica dello Spirito del Maestro fecondi pensieri e opere, e alimenti oasi di pace nella frenesia alienante dei nostri giorni (II Lettura).
don Giuliano Saredi, ssp
Fonte Edizioni San Paolo