GIUSEPPE L’UOMO CHE SI APRE AL “SOGNO DI DIO”
L’umile ascolto della Parola di Dio, l’adesione alla sua volontà, l’obbedienza della fede: ecco le condizioni per ricevere e rivivere la grazia del Natale. Il nostro modello è la Vergine Maria, nel cui grembo purissimo il Verbo di Dio si riveste di carne per virtù dello Spirito Santo.
Siamo prossimi alla celebrazione del Natale e la liturgia ci sollecita a fissare lo sguardo sull’Atteso, di cui ci viene svelato il nome segreto: Emmanuele, il Dio-con-noi. Per Giuseppe (Vangelo) si compie ciò che profeticamente era stato annunciato ad Acaz, tramite Isaia (I Lettura).
Fissare lo sguardo sul Veniente, tuttavia, significa anche comprendere chi vogliamo essere noi davanti a lui, qual è il nostro modo di accoglierlo. La liturgia ci aiuta a rispondere a questi interrogativi mettendo a confronto Acaz con Giuseppe. Acaz non vuole il segno perché intende rimanere autonomo nelle decisioni da prendere. Si fida solo dei propri giudizi.
Al contrario Giuseppe, nella sua difficile situazione, da una parte «considera» cosa fare, dall’altra si apre al sogno di Dio. Ragiona, ma aprendo la sua intelligenza e il suo cuore ai criteri di discernimento di Dio. Capisce allora la straordinaria vocazione di Maria e qual è anche la missione alla quale il Signore lo chiama. Riconoscere la vicinanza dell’Emmanuele significa comprendere la propria vita come vocazione.
Anche ciascuno di noi è, come scrive san Paolo ai Romani (II Lettura), «amato da Dio e santo per chiamata»!
fr. Luca Fallica, Comunità SS. Trinità di Dumenza – Fonte – Edizioni San Paolo