«IO SONO LA VITE, VOI I TRALCI»
Dopo aver affermato di essere il buon Pastore, il Pastorevero, Gesù utilizza una seconda immagine, quella della vite, per simbologiare la propria identità . Forse alludendo alla vigna scolpita sul frontone del tempio, immagine d’Israele, Gesù qualifica se stesso come la vite, quella vera, e identifica il nuovo Israele, la Chiesa, come i suoi tralci.
La vite, simbolo di benedizione, felicità e fecondità , è così attribuita da Gesù a sé e ai suoi discepoli, per mostrare che rimanendo in lui i frutti saranno abbondanti, ogni richiesta sarà esaudita perché corrispondente alla volontà del Signore, e si verrà innestati nella stessa vita divina (Vangelo).
È quanto afferma, in altri termini, san Giovanni apostolo, il quale sostiene che qualunque cosa chiediamo la riceviamo perché osserviamo i comandamenti del Signore (II Lettura). Il primo frutto che la parola di Dio identifica è una profonda unità dicuore e d’intenti: lo stesso apostolo Paolo è cosciente di dover essere in comunione con gli altri discepoli perché il messaggio pasquale del Cristo che annuncia possa essere autentico e trovare innesto nel cuore di tante persone chiamate alla fede in Cristo (I Lettura).
don Tiberio Cantaboni
Fonte Edizioni San Paolo
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