«MIO SIGNORE E MIO DIO!»
Otto giorni dopo la Pasqua, Gesù risorto appare ai discepoli. Il dono della pace e l’effusione
dello Spirito, insieme al mandato di rimettere i peccati, sono finalizzati alla creazione di una
nuova umanità riconciliata con Dio. Facciamo nostra la professione di fede di Tommaso: «Mio
Signore e mio Dio!».
Con il rinnegamento di Pietro, con il tradimento di Giuda, con le nostre infedeltà, sarà tutto finito. Così avranno pensato gli apostoli? Perché è sera, e Gesù non è venuto. Ma la misericordia divina è più grande di tutte le nostre debolezze umane. Ha una capacità, che non immaginiamo, di rigenerarci. Come? Mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti. Infatti Gesù venne quella sera, e affidò agli Undici proprio il ministero della Riconciliazione. «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi»; “Come” cioè nella medesima misericordia, nello stesso Spirito. E i primi frutti si vedono nella nascente Chiesa di Gerusalemme!
Anche noi, come singoli o come comunità, possiamo conoscere attese lunghe in cui sembra che Dio non voalia più concederci i suoi doni. Ma Dio non rinuncia mai ad affidarci i tesori della sua misericordia. Sa però scavare in noi uno spazio più grande, usando le nostre fragilità, perché risplenda più chiaramente la gratuità del suo amore. Cosi impariamo a esultare di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguiamo la meta della nostra fede, cioe la salvezza delle anime. Non solo della nostra anima. Ma delle anime. Gioia indicibile e gloriosa perché la letizia pasquale entra in tante anime!
fr. Antoine-Emmanuel, Frat Monast. di Gerusalemme, Firenze
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