PERDONERAI FINO A SETTANTA VOLTE SETTE
Il discepolo di Gesù deve essere sempre pronto nel concedere il perdono senza ricorrere a scusanti. Questo perdono dato al fratello
ha una radice profonda: va, infatti, riconosciuto che noi per primi siamo stati perdonati da Dio. — Oggi ricorre la 106a Giornata del migrante e del rifugiato.
Non è un mero calcolo matematico quello che Gesù propone a Pietro, e cioè di perdonare non fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette (Vangelo). E una classica iperbole evangelica che indica la disposizione dell’animo d’essere sempre misericordiosi e accoglienti, perché l’amore è l’unico vero motore interiore che può spingere alla conversione e al cambiamento di vita.
L’uomo ragiona secondo la logica e la giustizia distributiva: a ciascuno il suo, a ogni delitto la sua pena proporzionata alla gravità reale di quanto commesso. La logica evangelica suggerisce un altro canone: quando una persona, che ha commesso il male, si sente abbracciata dalla misericordia e dal sorriso, è immediatamente di fronte a uno stile diverso di vita, fatto di bene e di amore; e quel male compiuto rosicchia talmente nell’animo da spingerlo a cambiare stile di vita. L’impegno è molto chiaro: «Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati» (l Lettura), perché con la misura con cui misuriamo ci sarà misurato in cambio (Cfr. Mt 7, 2).
don Tiberio Cantaboni Fonte Edizioni San Paolo
SCARICA LA VERSIONE PDF DEL FOGLIETTO PER