BEATITUDINI “A PORTATA DI FEDE” NEI POVERI IN SPIRITO
In un mondo, come il nostro, in cui si dà molta importanza all’efficienza, al successo, al profitto, risuonano più che mai forti e profetiche le Beatitudini proclamate da Gesù: esse ci avvisano sul sistema di valori di Dio e su dove posa la vera felicità dell’uomo. Guai a noi se non lo ascoltiamo.
La beatitudine è segno dell’autentica libertà che Cristo ci dona. Luca ci mostra Gesù che insegna, non su un monte, come in Matteo, ma in pianura, rendendo più evidente la sua vicinanza alle folle accorse per essere sanate dalle sue parole e la sua compassione mossa a soccorso dei poveri in spirito: i primia d’essere beati, perché, liberi da impedimenti, riconoscono la bellezza di un’appartenenza grata a colui che rende tali. Poveri di sé, i beati sanno ascoltare la Verità che li abilita a riconoscersi figli del Padre celeste, orientati al suo Regno.
Vedono realizzarsi l’attesa di Geremia (I Lettura) «Benedetto l’uomo che confida nel Signore», e, come Paolo (II Lettura), nelle situazioni avverse avranno speranza in Cristo “primizia” e “primogenito” di coloro che in lui risorgeranno. La sorte del Maestro è, infatti, condivisa da chi ha creduto in lui e alle sue promesse, permanendo fedele al progetto di Dio.
L’autentico povero in spiritosa attendere il suo dono gratuito e il suo manifestarsi «sperando contro ogni speranza» (Rm 4,18) nella sua esistenza concreta, tanto più se messo da parte per la sua rettitudine, segno sincero di appartenenza al Maestro.
don Vittorio Stesuri,ssp
Fonte Edizioni San Paolo