SEGUIAMO GESÙ CON FEDE VIVA E OPEROSA
La profezia di Isaìa sul Servo sofferente del Signore si realizza in Gesù. Dopo l’annuncio della sua passione, Gesù viene ripreso da Pietro che non può accettare un Messia così. Dovrà, lui per primo, imparare a mettersi dietro al Signore per seguirlo sulla via della croce.
La figura del Servo del Signore introduce la Liturgia della Parola di questa domenica. Afferrato dal messaggio che deve proclamare e sostenuto da una rocciosa fiducia in Dio, il Servo non teme lo scherno e la persecuzione: è percosso, deriso e umiliato dai suoi detrattori (I Lettura).
La figura lascia il posto alla realtà nel momento in cui il Servo per eccellenza, Gesù, apre il suo cuore ai discepoli annunciando la sua passione, morte e risurrezione (Vangelo).
L’educazione alla fede, che Gesù imparte ai suoi, comincia da qui. Pietro, che pur lo ha confessato come il Cristo, deve essere persuaso a deporre le attese messianiche terrene per entrare nella logica divina. Devono esserne persuasi pure gli altri discepoli: Gesù, ammonendo Pietro, parla a tutti.
Così sarà per la Chiesa, per i cristiani di ogni epoca, chiamati a spogliarsi della mentalità mondana e a rivestire la fecondità della croce con una fede viva e operosa, che rifugge da sterili esercizi verbali e attinge la propria forza dalla carità delle opere (II Lettura).
Diceva sant’Annibale M. Di Francia: «Seguire Gesù Cristo senza portare la croce è impossibile; portare la croce e non seguire Gesù Cristo è inutile».
don Giuliano Saredi, ssp
Fonte Edizioni San Paolo
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