Commento al libro dei Maccabei – 1Macc.13, 1-30 – don Giovanni Nicolini

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La Parola che oggi il Signore ci regala è un grande canto profetico della Pasqua di Gesù!

Potente e affascinante la “prigionia” di Gionata che ci porta alla prigionia del Cristo che lo conduce alla morte, cioè al suo sacrificio d’amore per la salvezza di tutta l’umanità, di tutta la creazione e di tutta la storia!

E il sacrificio di Gionata è profondamente intrecciato con l’offerta che Simone, assumendo ora la guida del combattimento di tutto il popolo, fa di se stesso, in perfetta continuità con la sorte di tutti i suoi fratelli, profezia meravigliosa del sacrificio d’amore del Figlio di Dio!

Mi colpisce molto tutta la mitezza che si manifesta fino all’accoglienza e all’acconsentimento di Simone alle richieste di Trifone, pur sapendo bene che si tratta di un inganno (ver.17).

La Parola che oggi riceviamo e accogliamo dal Signore mi sembra raccolga e proponga tutta la storia dei padri ebrei come un’unica grande profezia del Cristo Figlio di Dio! Il ver.23 annuncia l’uccisione di Gionata come sigillo di tutto il sacrificio d’amore che Israele celebra nella sua storia!

La Pasqua di Gesù è di quella storia la pienezza e la divina rivelazione!

Quanto dobbiamo ai padri ebrei nella storia della nostra salvezza!

Dio ti benedica.  E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.

1 Mac 13, 1-30

1Simone seppe che Trifone stava radunando un numeroso esercito per venire in Giudea a devastarla.
2Vedendo che il popolo era tremante e impaurito, andò a Gerusalemme e radunò il popolo;
3li confortò e disse loro: «Voi sapete bene quanto io e i miei fratelli e la casa di mio
padre abbiamo fatto per le leggi e per il santuario, e le guerre e le difficoltà che abbiamo sostenuto.
4È per questo che i miei fratelli sono morti tutti per la causa d’Israele e sono restato
io solo. 5Ebbene, mai risparmierò la vita di fronte a qualunque tribolazione, perché io
non sono più importante dei miei fratelli. 6Anzi, io vendicherò la mia nazione, il
santuario, le vostre mogli e i vostri figli, poiché tutti i pagani, spinti dall’odio, si sono
radunati per sterminarci». 7Lo spirito del popolo si infiammò all’udire queste
parole; 8perciò risposero gridando a gran voce: «Tu sei il nostro condottiero al posto di
Giuda e di Giònata, tuo fratello; 9combatti la nostra guerra e quanto ci comanderai noi lo
faremo». 10Egli allora radunò tutti gli uomini idonei alle armi e accelerò il
completamento delle mura di Gerusalemme e la fortificò tutt’intorno. 11Poi inviò
Giònata, figlio di Assalonne, con un forte esercito a Giaffa; ne scacciò gli occupanti e vi si
stabilì.
12Intanto Trifone si mosse da Tolemàide con ingenti forze per venire in Giudea e con lui
Giònata prigioniero. 13Simone a sua volta si accampò ad Adidà, di fronte alla
pianura. 14Trifone venne a sapere che Simone era succeduto a Giònata, suo fratello, e che si
accingeva a muovergli guerra; perciò gli mandò messaggeri a proporgli:
15«Giònata, tuo fratello, lo tratteniamo a causa del denaro che doveva al tesoro del re
per gli affari che amministrava. 16Ora, mandaci cento talenti d’argento e due dei suoi figli in
ostaggio, perché, una volta liberato, non si allontani per ribellarsi a noi. Con questo lo rimetteremo in
libertà». 17Simone si rese conto che gli parlavano con inganno, ma mandò
ugualmente a prendere l’argento e i figli, per non attirarsi forte inimicizia da parte del popolo,
18che poteva commentare: «È morto perché non gli hai mandato l’argento
né i figli». 19Perciò gli mandò i cento talenti e i figli; ma quello non
mantenne la parola e non liberò Giònata. 20Fatto questo, Trifone si mosse per entrare
nel paese e devastarlo, girando per la via che conduce ad Adorà. Ma Simone con le sue truppe ne seguiva le
mosse, puntando su tutti i luoghi dove quegli si dirigeva. 21Quelli della Cittadella intanto inviarono
messaggeri a Trifone, sollecitandolo a venire da loro attraverso il deserto e a inviare loro vettovaglie.
22Trifone allestì tutta la sua cavalleria per andare, ma in quella notte cadde neve
abbondantissima e così a causa della neve non poté andare. Perciò si mosse e andò in
Gàlaad. 23Quando fu vicino a Bascamà, uccise Giònata e lo seppellì sul
posto. 24Poi tornò e partì per la sua regione.
25Simone mandò a prendere le ossa di Giònata, suo fratello, e lo seppellì a
Modin, città dei suoi padri. 26Tutto Israele lo pianse con un grande lamento e fece lutto su di
lui per molti giorni. 27Simone sopraelevò il sepolcro del padre e dei fratelli e lo pose bene
in vista, con pietre levigate, dietro e davanti. 28Poi dispose sette piramidi, l’una di fronte
all’altra, per il padre, per la madre e per i quattro fratelli. 29Le completò con una
struttura architettonica, ponendovi attorno grandi colonne; pose sulle colonne trofei di armi a perenne memoria e
presso i trofei navi scolpite, che si potessero osservare da quanti erano in navigazione sul mare.
30Tale è il mausoleo che eresse a Modin e che esiste ancora.