Commento al libro dei Maccabei – 1 Mac 12, 24-53 – don Giovanni Nicolini

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La preziosità del Libro in cui camminiamo, che percorriamo anche con qualche fatica, ha in me e per me il suo massimo valore, perché mostrandomi la vita e le vicende del Popolo del Signore della Prima Alleanza, molto mi mostra appunto di questa condizione insieme straordinaria e dispersa tra i popoli, condizione che io vedo come realtà propria del Popolo del Signore della Seconda Alleanza, il popolo cristiano, nella sua condizione “nel mondo”, disperso tra le nazioni, esposto a contaminarsi con le idolatrie e le violenze delle genti, e pur sempre nell’elezione divina!

A partire da una condizione di perenne contesa e da una tentazione di omologazione con gli idoli mondani, ammiro la custodia della fede che Dio continuamente “restituisce” al suo popolo.

In questo sono eminenti alcune figure profetiche di “guide” del Popolo.

Pensiamo alla continua preoccupazione di fortificare Gerusalemme.

Pensiamo all’immolazione di vite come quella di Gionata, preziose profezie della Passione del Signore Gesù, e come (ver.53) il mondo possa pensare che la fine di un capo come Gionata segni anche la fine del popolo da lui guidato.

Dio ti benedica.  E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.

1 Mac 12, 24-53

24 Giònata ebbe notizia che i generali di Demetrio erano ritornati con forze più numerose di prima, per ritentare la guerra contro di lui. 25 Egli si mosse da Gerusalemme e andò loro incontro nella regione di Amat, perché non volle dare loro il tempo di penetrare nella sua regione. 26 Mandò nel loro campo delle spie, le quali tornarono annunciando che essi stavano disponendosi per dare loro l’assalto di notte. 27 Quando fu il tramonto, Giònata comandò ai suoi di vegliare tutta la notte e di stare con le armi pronte per la battaglia, e dispose sentinelle intorno al campo. 28 Ma anche gli avversari seppero che Giònata e i suoi uomini stavano pronti per la battaglia; furon presi da timore, si persero d’animo, accesero fuochi nel loro campo e fuggirono. 29 Giònata e i suoi uomini non si accorsero di nulla fino al mattino, perché continuavano a vedere il bagliore dei fuochi. 30 Giònata allora si diede a inseguirli, ma non poté raggiungerli, perché avevano passato il fiume Elèutero. 31 Giònata allora piegò sugli Arabi chiamati Zabadei, li assalì e si impadronì delle loro spoglie. 32 Poi ripartì e andò a Damasco, e si diede a percorrere tutto il paese. 33 Anche Simone fece una spedizione, marciando fino ad Àscalon e ai vicini posti di guarnigione, poi piegò su Giaffa e la conquistò: 34 aveva sentito infatti che avevano intenzione di consegnare la fortezza ai partigiani di Demetrio; perciò vi pose una guarnigione per presidiarla. 35 Quando Giònata fu di ritorno, radunò in assemblea gli anziani del popolo e deliberò con loro di costruire fortezze in Giudea, 36 di sopraelevare le mura di Gerusalemme e di alzare una grande barriera tra la città e la Cittadella per separare questa dalla città, affinché fosse isolata, così che non potessero più né comperare né vendere. 37 Si organizzarono dunque per ricostruire la città e, poiché era rovinata parte del muro sul torrente dal lato orientale, Giònata allestì il cosiddetto Cafenatà. 38 Simone a sua volta ricostruì Adidà nella Sefela, fortificandola e applicandovi porte e sbarre. 39 Intanto Trifone cercava di diventare re dell’Asia, cingere la corona e stendere la mano contro il re Antioco, 40 ma sospettava che Giònata glielo impedisse e, nel caso, gli muovesse guerra. Perciò cercava di averlo nelle mani e di eliminarlo; si mosse dunque e venne a Bet-Sean. 41 Giònata gli uscì incontro con quarantamila uomini scelti e inquadrati e venne a Bet-Sean. 42 Trifone, vedendo che era venuto con un numeroso esercito, si guardò bene dal mettergli le mani addosso. 43 Anzi lo ricevette con molti onori, lo presentò a tutti i suoi amici, gli offrì doni e ordinò ai suoi amici e alle sue truppe di obbedirgli come a lui stesso. 44 Disse a Giònata: «Perché mai hai disturbato tutta questa gente, non essendoci guerra tra noi? 45 Su, rimandali alle loro case; scegliti pochi uomini che ti accompagnino e vieni con me a Tolemàide. Io te la consegnerò insieme con le altre fortezze e il resto dell’esercito e tutti i funzionari, poi tornerò indietro e partirò: sono venuto appunto per questo». 46 Giònata si fidò di lui, fece quanto aveva detto e rimandò le truppe che tornarono nella Giudea. 47 Trattenne con sé tremila uomini, di cui duemila li lasciò in Galilea e mille andarono con lui. 48 Ma appena Giònata fu entrato in Tolemàide, i cittadini chiusero le porte, lo catturarono e passarono a fil di spada quanti erano entrati con lui. 49 Trifone mandò poi truppe e cavalleria in Galilea e nella grande pianura per sterminare tutti gli uomini di Giònata. 50 Ma costoro, avendo saputo che era stato catturato e che era ormai perduto insieme a quelli che erano con lui, incoraggiatisi l’un l’altro, si presentarono inquadrati, pronti alla battaglia. 51 Gli inseguitori li videro decisi a difendere la loro vita e tornarono indietro. 52 Così tutti giunsero senza molestie in Giudea; piansero per Giònata e per quelli della sua scorta e furono presi da grande timore. Tutto Israele si immerse in un lutto profondo. 53 Tutte le nazioni intorno a loro cercarono subito di sterminarli, dicendo appunto: «Non hanno più né capo né sostegno: scendiamo ora in guerra contro di loro e così cancelleremo dagli uomini il loro ricordo».