Commento a Lettera ai Gàlati 4, 8-11

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Al ver.8 Paolo ci ricorda che il dono della fede è liberazione dalla sommissione a “divinità” che in realtà non sono divinità”, che cioè non sono e non hanno niente di Dio! Questa liberazione è avvenuta con il dono della conoscenza di Dio!

Qui egli precisa che tale nostra conoscenza di Dio è frutto e conseguenza dell’essere stati noi “conosciuti da Lui”, per la mirabile iniziativa della sua venuta a noi per la nostra salvezza (ver.9)!

Ora i Galati sono esposti al pericolo di un loro “rivolgersi di nuovo a quei deboli e miserabili elementi” di cui sono stati schiavi!

Perché questo avviene? Perché siamo esposti al pericolo di voler essere noi i costruttori e realizzatori della nostra salvezza!

Ma la salvezza non può essere che dono di Dio! Grazia!

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Siamo davanti al pericolo di quell’eresia che Papa Francesco cita ampiamente nella sua recente “Esortazione” sulla vocazione di tutti alla santità: il Pelagianesimo! Un antico male nella storia della Chiesa, che tende a ripresentarsi sempre nel corso della storia, e che pretende di affermare l’essere noi possessori delle verità e dei comportamenti che salvano. Se così fosse, saremmo noi i salvatori di noi stessi!

Il ver.10 vuole sottolineare il pericolo di voler noi realizzare la nostra salvezza con l’osservanza “religiosa” di “giorni, mesi, stagioni e anni”!

Il Signore li ha liberati attraverso la faticosa opera apostolica di Paolo. Che non sia stata fatica invano! (ver.11).

Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.

Leggi qui il brano.

A cura di don Giovanni Nicolini