Commento a Lettera ai Gàlati 2, 11-14

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Siamo ad un passaggio molto  delicato e molto importante della nostra Lettera!

Apprendiamo così che né la problematicità della storia, né il rispetto della  carità possono fermare l’esigenza primaria della fedeltà al Signore.

La “verità del Vangelo” è irrinunciabile perché solo questo è garanzia di fedeltà a Gesù!

Cefa (Pietro) viene severamente ammonito da Paolo per la “doppiezza” del suo comportamento: in assenza di cristiani provenienti dal giudaismo egli tranquillamente “prendeva cibo insieme ai pagani” (ver.12), ma quando giungono ad Antiochia fratelli cristiani legati a Giacomo e provenienti dal giudaismo, egli, “per timore dei circoncisi”, si ritira da questa convivialità con i fratelli provenienti dal paganesimo.

E questo provoca un uguale atteggiamento anche in altri giudeo-cristiani, tra i quali persino Barnaba! (ver.13).

Il rimprovero di Paolo è fermo e celebrato apertamente “in presenza di tutti”: “Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei,  come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?” (ver.14).

E’ interessante che il rimprovero non sia tanto un’accusa di incoerenza rivolta a Cefa, quanto il rimprovero di essere Cefa chiuso all’accesso libero e diretto dei pagani alla Mensa cristiana, quando essi vengono chiamati dal Dio alla fede di Gesù!

Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.

Leggi qui il brano.

A cura di don Giovanni Nicolini