Siamo ad un passaggio molto delicato e molto importante della nostra Lettera!
Apprendiamo così che né la problematicità della storia, né il rispetto della carità possono fermare l’esigenza primaria della fedeltà al Signore.
La “verità del Vangelo” è irrinunciabile perché solo questo è garanzia di fedeltà a Gesù!
Cefa (Pietro) viene severamente ammonito da Paolo per la “doppiezza” del suo comportamento: in assenza di cristiani provenienti dal giudaismo egli tranquillamente “prendeva cibo insieme ai pagani” (ver.12), ma quando giungono ad Antiochia fratelli cristiani legati a Giacomo e provenienti dal giudaismo, egli, “per timore dei circoncisi”, si ritira da questa convivialità con i fratelli provenienti dal paganesimo.
E questo provoca un uguale atteggiamento anche in altri giudeo-cristiani, tra i quali persino Barnaba! (ver.13).
Il rimprovero di Paolo è fermo e celebrato apertamente “in presenza di tutti”: “Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?” (ver.14).
E’ interessante che il rimprovero non sia tanto un’accusa di incoerenza rivolta a Cefa, quanto il rimprovero di essere Cefa chiuso all’accesso libero e diretto dei pagani alla Mensa cristiana, quando essi vengono chiamati dal Dio alla fede di Gesù!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
A cura di don Giovanni Nicolini