Commento a Genesi 5-9

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I nomi dei violenti discendenti del violento Caino sono simili a quelli, più numerosi, dell’altro figlio dei primi due uomini: Set. E in questa discendenza troviamo il misterioso Enoch il giusto che il Signore prese con sé, sino a Noè. Di fronte a tanti ingiustizie, Noè trovò grazia presso quel Dio, pentitosi di aver creato un genere umano così violento. Ma Noè era diverso.

Aveva messo a frutto l’antica benedizione ricevuta attraverso Set. Così, seguendo Dio, evita di annegare nei vortici della auto-distruzione, aperti dagli uomini, che Dio in fin dei conti si limita a ratificare. Ma Noè sceglie di volerne essere immune, e infatti si mette al servizio di Dio per salvare il creato. Ciò che colpisce, al termine della Alleanza con Noè simboleggiata dall’arcobaleno esteso all’intera creazione, è un Dio compassionevole che riconosce l’inclinazione al male dell’uomo sin dalla adolescenza.

Perciò Dio stesso in questa Alleanza di misericordia rinuncia a infierire così gravemente sull’uomo. E appunto subito dopo, uno dei figli di Noè – Cam – assiste alla nudità del padre che per la prima volta aveva scoperto il vino e i suoi effetti di ebbrezza imbarazzanti. Cam, anziché tenersela per sé e risolvere la situazione, svergogna il padre spifferando la cosa ai fratelli, che finalmente “ci mettono una pezza”. Così la discendenza dei pettegoli viene sottomessa a chi, insieme, si impegna per sistemare le cose.

Quando attorno a te vedi solo ingiustizie e comportamenti dannosi, come reagisci, soprattutto se sei in minoranza? Ascoltando il Signore, riesci a costruire un’arca per custodire tutto il bene presente ovunque, da far moltiplicare nel mondo? Di fronte alle figuracce e alle fragilità degli altri, le comunichi a terzi (magari per prese in giro) oppure ti rimbocchi le maniche per risolvere tu in prima persona e custodire la dignità dell’altro?

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A cura di Piotr Zygulski