Commento a Deuteronomio 5-8 (Dt 5-8)

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Il cuore della Legge è nell’ascolto, nel fatto che Dio sta parlando proprio con «noi che siamo qui oggi tutti vivi», e nel ricordo della sua potenza che ci ha liberato e ci libera. Se Mosè è intermediario, per il Libro del Deuteronomio è anche per il nostro timore ad accostarci direttamente a Dio che si rivolge al suo Popolo: «Voi avevate paura di quel fuoco». Così infatti pensavano gli Israeliti: «Se continuiamo a udire ancora la voce del Signore, nostro Dio, moriremo.

Chi, infatti, tra tutti i mortali ha udito come noi la voce del Dio vivente parlare dal fuoco ed è rimasto vivo?». È stato delegato Mosè, che non ha avuto paura. Dio approva la designazione, e dice a Mosè di andare presso il Popolo ma al contempo di restare con Lui. Nell’esporre il cuore della Legge – l’amore per Dio e per il fratello – la voce del Signore spiega la duplice prova del deserto e dell’abbondanza: la tentazione è quella di dimenticare che siamo il frutto di una promessa che ci è costantemente donata. Da lì veniamo e verso di essa camminiamo.

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A cura di Piotr Zygulski