Commento a 2Maccabei 14, 26-36

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La parola che oggi il Signore ci dona è avvertimento doloroso, a anche addolorato, di come la prepotente violenza e l’implacabile rigore della “mondanità” veramente non conosca limiti e si imponga senza scrupoli anche negli ambiti più profondi e delicati delle relazioni umane.

Qui è il caso del rapporto profondo di amicizia che lega due uomini appartenenti a popoli, sapienze e culture tra loro avversi, rapporto che “la ragione di stato” è agevolmente capace di aggredire e capovolgere. Basta il gioco disposto e attuato da una sola persona, questo insopportabile Alcimo, per attentare e distruggere un’amicizia che si presentava importante e preziosa non solo per i due personaggi che l’avevano stabilita tra loro, ma anche peri due popoli, le due avverse tra loro culture, cui appartenevano.

Ed entrambi devono cedere! Non c’è una “ragione” che possa affermarsi e prevalere. Anche i sentimenti e i legami profondi in un attimo si capovolgono. Le ragioni di stato e la sete del potere implacabilmente prevalgono. Peraltro, il Giudeo ha dalla sua parte un “Alleato” di assoluta potenza: Dio stesso, che ai vers.35-36 è invocato nella preghiera di Giuda Maccabeo, lasciando a noi un interrogativo esposto all’angoscia: l’amicizia profonda di prima, era o no sincera? Era buona o sbagliata?

L’incidente che spezza questa alleanza riporta a verità la sostanza del rapporto tra queste due persone, o è l’ennesimo implacabile dramma dell’ “inimicizia” che segna e accompagna l’esistenza umana?

Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.

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A cura di don Giovanni Nicolini