E’ stato presentato venerdì 15 maggio nella sala dell’Episcopio di Napoli il libro “…Ciò che fa l’amore” (Edizioni OCD). Si tratta della III edizione aggiornata della biografia di Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso, la carmelitana scalza “dei Ponti Rossi” beatificata il primo giugno 2008. Ne è autrice suor Maria Gabriella della Natività, ocd, che nelle precedenti edizioni si era firmata “una carmelitana scalza”. Accolta con affetto e interesse, l’iniziativa editoriale ha offerto l’occasione per riproporre al pubblico la figura di questa claustrale, tanto popolare a Napoli, svelando particolari inediti della sua vita, ma soprattutto che cosa si celava dietro questa grande attrattiva che, benchè vissuto in monastero, riuscì a suscitare nella gente.
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Ha introdotto l’incontro P. Enzo Caiffa, Superiore Provinciale dei Carmelitani Scalzi della Provincia Napoletana, autore anch’egli di un libro sulla beata (“Totalmente Offerta”, Edizioni OCD). Una breve introduzione che ha voluto lasciare spazio ai due relatori, monsignor Filippo Iannone, ordine dei carmelitani e vescovo ausiliare di Napoli, e p. Roberto Fornara, carmelitano scalzo, dottore in teologia Biblica e professore al teresianum di Roma.
“La beata Giuseppina di Gesù Crocifisso – ha detto p. Caiffa – è stata una persona coinvolta e travolta nell’avventura di Dio”. Bene le si addice la definizione che il teologo Hans Urs von Balthasar diede dell’esistenza carmelitana: ‘una vita che ha offerto tutto al Dio di Gesù Cristo affinchè Egli usi e consumi quest’essere secondo il suo amoroso beneplacito per l’opera della redenzione’. “E qui la vera identità dell’amore del prossimo con l’amore di Dio – ha sottolineato p. Enzo – e Madre Giuseppina ha desiderato offrirsi in dono senza misura”.
Ed è proprio l’aspetto e la forma di questo dono che sono stati messi in risalto dai due relatori, a partire dalle pagine di Sr. Maria Gabriella (dello stesso monastero dei SS. Giuseppe e Teresa in cui visse la beata). Da un lato il modello di una via alla santità, dall’altro il fascino di chi non fa nulla per apparire, ma che suo malgrado attrae.
“Quest’edizione oltre ad essere stata arricchita da racconti inediti – ha detto mons. Iannone – rivela l’affetto della consorella, la pazienza della ricercatrice, la passione devota con cui sr. Maria Gabriella ha consultato tutti i documenti conservati nell’archivio del monastero per regalarci non soltanto un libro agiografico, ma un libro di spiritualità. Soprattutto i capitoli 19 e 20 ne sono ricchi, nel solco della più genuina tradizione carmelitana, alla scuola dei santi del Carmelo dottori della Chiesa (Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, Teresa di Lisieux)”. L’esempio che per i napoletani questa monaca di clausura ha dato e dà tuttora è proprio nella scia di quanto la Chiesa raccomanda ai fedeli: “la contemplazione della vita di coloro che hanno seguito fedelmente Cristo – ha spiegato Mons Iannone riferendosi alla Costituzione della Lumen Gentium – può congiungerci a Cristo. Nei santi è Cristo stesso che ci parla”. Ma come parlò alla gente questa suora di clausura? che cosa hanno trovato in lei di tanto speciale da definirla monaca santa quand’era ancora in vita?
Il segreto di una vocazione che nel silenzio vive la propria vita cercando il volto di Dio è l’aspetto che P. Roberto Fornara ha voluto sottolineare, proprio a partire dagli effetti che la beata produceva sulla gente che l’incontrava . “In lei la gente vedeva il carisma di chi sa conciliare rigore e dolcezza e vive appieno l’identità della vocazione: cercare le cose che Gesù cerca, essere in cammino e rimettersi continuamente in cammino fino a che Dio le si rivela, in modo inaspettato (lei cerca il silenzio, Dio la impegna in parlatorio, al contatto con la gente)”. E’ la “vita nascosta con Cristo in Dio” della carmelitana scalza. “Molto bella – ha detto p. Roberto – la frase che Suor Maria Gabriella usa per definirla “cercatrice di Dio”. Nella biografia della beata c’è il cristocentrismo della vita nel Carmelo, una vita eucaristica e d’ascolto della Parola, in cui l’obbedienza diventa essere nella verità di fronte a Dio. E quanto più un’anima si lascia attrarre da Dio tanto più diventa missionaria, come spiegava s. Teresa di Lisieux così, nella beata Giuseppina è Cristo che consola, che esorta, ch elegge nei cuori e restituisce loro la verità senza ferirli, ma instradandoli verso il pentimento e la Misericordia di Dio”.
Come ha ricordato p. Caiffa la missione di Madre Giuseppina è riassumibile in ciò che scrisse a Gesù “Questa è la mia vita: portarti anime”