Chiesa e Università collaborino per una verità condivisa

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L’intervento del cardinale Scola alla cerimonia di inaugurazione del 149° anno accademico del Politecnico di Milano, nell’aula magna del campus della Bovisa

Da uomo di fede e da Arcivescovo di Milano – che nelle aule del Politecnico ha studiato per due anni prima di dedicarsi alla filosofia – esprime l’auspicio convinto che Chiesa e Università «possano e debbano collaborare perché la verità torni a essere scientifica e la razionalità umana possa godere di tutta l’ampiezza e il respiro di cui ha bisogno e diritto per potersi esercitare in pienezza». Così il cardinale Angelo Scola ha concluso il suo intervento alla cerimonia di inaugurazione del 149° anno accademico del Politecnico di Milano, svoltasi stamane nell’aula magna del campus della Bovisa. In un periodo storico insieme «delicato e promettente, perché stimola a compiere scelte che vanno alla radice della vicenda umana» – ricordando Giovanni Paolo II che nella Fides et ratio parlava della sfida di passare «dal fenomeno al fondamento» -, l’Arcivescovo sottolinea la necessità di riconoscere alcuni «principi oggettivi, cioè uguali per tutti», a prescindere dalle ideologie. In questo il pensiero tecnico-scientifico, in virtù della sua forma mentis più orientata al realismo, può essere favorito rispetto a quello filosfico-umanistico. A patto, però, di «non cedere a deliri di onnipotenza», che portano alla «rivalsa» della realtà contro l’uomo, «generando conseguenze anche disastrose». «Le grandi sfide culturali della tecnopolitica, della biopolitica, della neuropolitica – scandisce l’Arcivescovo – si giocano tutte a questo livello». E continua: «Sempre, alla fine, una antropologia, mediata da un’etica, è implicata in ogni atto scientifico e tecnologico». Il Cardinale ripropone un concetto che gli è caro, il bivio a cui si trova di fronte l’uomo del terzo millennio: «Essere un esperimento di se stesso, oppure rinnovare la fiducia di porsi in relazione con gli altri». Si chiede se «non siano stati persi di vista alcuni “fondamentali” che regolano il buon “funzionamento” della vita dell’uomo… Essa si realizza quotidianamente attraverso le dimensioni del conoscere e dell’agire, costitutive di un io che è sempre in relazione con gli altri e con Dio». «Onestà intellettuale» porta al riconoscimento obbligato «dell’esistenza e della conoscibilità di alcune verità comuni a tutti e di alcuni principi dell’etica e del diritto». «Ricostruire un sapere e una cultura che rendano scienza e sapienza questi fondamenti» è un compito prioritario dell’Università. D’altra parte Scola cita Benedetto XVI («la fede come risanamento alla ragione») per sottolineare come il magistero della Chiesa sia custode di questi principi «anche per chi non crede» e chiude con la fiducia già ricordata nella collaborazione tra Chiesa e mondo accademico alla ricerca di una verità condivisa.