Le ceneri, segno di lutto, di dolore, di penitenza, di caducità, appartengono all’immaginario e alla prassi biblica ed ecclesiale. Quando la penitenza nella Chiesa era pubblica, il rito delle ceneri era destinato ai penitenti, i quali, indossato un abito penitenziale, si presentavano al vescovo, venivano cosparsi di cenere e ricevevano l’opera penitenziale da compiere. Percorrendo l’itinerario penitenziale e così percependo la loro distanza anche fisica dalla Chiesa, essi venivano poi riconciliati il mattino del giovedì santo, per poter partecipare all’Eucaristia pasquale.
Il simbolismo di questo rito, alla luce della Scrittura proclamata nella liturgia e delle orazioni, dentro il più ampio dinamismo dell’intera celebrazione, tiene insieme l’appello del Signore a non mancare all’occasione di entrare nella pienezza dei tempi che si apre con la sua venuta, con il riconoscimento della nostra condizione di peccato, e la scelta di convertirsi e di credere al Vangelo (cf Formula I di imposizione).
In questo giorno la Chiesa inizia il cammino quaresimale, con un forte tono penitenziale, nei segni e nei gesti delle ceneri, del digiuno e dell’astinenza (cf Paschalis Sollemnitatis 22).
È importante introdurre i fedeli alla pratica assidua e appassionata delle “armi di combattimento” tipiche del cammino penitenziale quaresimale.«Passiamo in rassegna tutte le epoche del mondo e constateremo come in ogni generazione il Signore abbia concesso modo e tempo di pentirsi a tutti coloro che furono disposti a ritornare a lui»1.
1 Lettera ai Corinzi di san Clemente I, papa: Ufficio delle letture del mercoledì delle Ceneri.
Fonte: Sussidio Quaresima-Pasqua CEI