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Charles de Foucauld – Commento al Vangelo del 9 Giugno 2024

Domenica 9 Giugno 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 3, 20-35

Quante grazie, quanti insegnamenti raccontati in questi versetti!… Scegli i tuoi apostoli e li invii a «predicare, guarire e cacciare i demoni», a fare del bene nello stesso tempo alle anime e ai corpi… Come sei buono a fondare così la Tua Chiesa, designando le sue prime pietre, dando ai primi pastori la loro missione! Come sei buono a inviarli a convertire le anime!

Come sei buono a ordinare loro nello stesso tempo di guarire i corpi! Senza dubbio, doni loro questo potere miracoloso soprattutto per dare forza alle loro parole, per dare una prova della loro missione divina e della divinità della loro dottrina; ma non bisogna forse vedere un altro motivo oltre a questo primo motivo del tuo comandamento: la volontà che la Tua Chiesa, che i tuoi discepoli, che i Tuoi fedeli, seguendo il Tuo costante esempio, facciano sempre del bene non solamente alle anime ma anche ai corpi?

Sempre la Tua Chiesa, sempre i Tuoi santi, sul Tuo esempio, hanno unito allo zelo per le anime la tenera sollecitudine per il sollievo dei corpi, come se avessero considerato che qui ordini loro, non solo di predicare, ma anche di guarire, sul Tuo esempio; e in effetti che cosa fanno i Tuoi pastori in ogni tempo se non continuare la Tua missione, continuare le Tue opere?…

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Grazie, mio Dio, perché lavori talmente alla salvezza delle anime, alla predicazione, alle opere di misericordia, da non prendere nemmeno il tempo per mangiare!… Grazie perché compi tutto questo bene, fai tutto questo lavoro, non solamente senza sollievo, senza ricompensa umana, ma in mezzo a una contraddizione, a un’opposizione generale, molto di più, malgrado le persecuzioni, le ingiurie, le minacce, i pericoli ai quali questo ti espone. «è pazzo», dice la Tua famiglia; «è posseduto dal demonio», dicono i sacerdoti; e i Tuoi parenti vogliono strapparTi di forza dalle Tue opere…

Quanto soffri per noi, mio Dio: grazie! E in mezzo a questa insurrezione generale, quali sono i Tuoi pensieri, le Tue parole? Le più divinamente dolci che possano essere espresse e sentite: «Tutti gli uomini, dici, sono nello stesso tempo i tuoi fratelli, le tue sorelle e le tue madri, se compiono la volontà di Dio»!… Dipende da me essere tuo fratello, tua sorella, tua madre! O felicità della felicità! Dolcezza delle dolcezze! O Signore, come sei buono!

Facciamo del bene ai corpi e alle anime: non tutti dobbiamo predicare come gli apostoli, come i missionari; non tutti dobbiamo guarire i malati come gli apostoli, come le Suore di carità; ma tutti dobbiamo predicare e guarire in un certo modo, anche se fossimo eremiti, seguendo il nostro stato e i mezzi che Dio mette a nostra disposizione, seguendo i doveri della nostra condizione, gli ordini del nostro padre spirituale, dobbiamo, fosse anche solo per mezzo della preghiera, della penitenza e dell’esempio, lavorare al bene delle anime e dei corpi…

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E dobbiamo lavorare con tanto zelo alla salvezza delle anime e alla cura dei corpi, a questa duplice opera che fu l’opera di Gesù, che consiste nel dimenticare di bere e di mangiare, nel dedicarvi giorni interi, nel dare tutto il tempo che non è impiegato a rendere a Dio nella preghiera ciò che Gli dobbiamo e a lavorare alla nostra stessa santificazione…

Ma questo dovere di lavorare per il prossimo è così serio che si confonde in un certo senso con quello della nostra stessa santificazione (nel senso che non possiamo santificarci senza fare in questo modo anche del bene al prossimo; se progrediamo in santità, in fedeltà, in istruzione, in scienza sacra, in ogni cosa buona, questo è utile necessariamente al prossimo, anche se fossimo eremiti o reclusi)…

E viceversa, quello che facciamo direttamente per il prossimo, è necessariamente utile alla nostra santificazione, poiché ogni opera buona ci fa progredire in santità e le opere di carità sono particolarmente adatte ad aumentare nei nostri cuori la duplice carità verso Dio e verso gli uomini; quindi, non possiamo fare del bene agli altri senza farne anche a noi allo stesso tempo…

C’è una sola restrizione a questo duplice principio, che in tutto agiamo nell’obbedienza al nostro padre spirituale… e, grazie a questa obbedienza, nella volontà di Dio, nella saggezza e nella discrezione…

Poiché altrimenti potremmo smarrirci facendo nel momento sbagliato delle cose buone in sé, che in questo caso, per il fatto che sarebbero compiute al di fuori e contro la volontà di Dio, non servirebbero né a noi né agli altri; così, se facessimo l’orazione o studiassimo la parola di Dio nel momento in cui dovremmo fare un’altra cosa, non faremmo del bene né a noi stessi né al prossimo; se trascorressimo [il tempo] a esortare il prossimo, a dargli buoni consigli, il tempo che dovremmo trascorrere non a istruire gli altri, ma a istruire noi stessi, Dio non benedirebbe le nostre parole, che non sarebbero utili né a noi né agli altri… E l’obbedienza a Dio è assicurata dall’obbedienza al direttore, al padre spirituale.

E facciamo il bene nonostante le contraddizioni, i pericoli, le persecuzioni; affrontiamo tutto quando si tratta del servizio di Dio, Dio solo: vuole una cosa, facciamola, qualsiasi cosa possa pensare, dire, fare la terra intera; che ci importa? Non amiamo la terra, noi amiamo Gesù! Pensiamo solo al nostro Beneamato; non abbiamo nemmeno uno sguardo per tutto ciò che non è Lui (a meno che non sia per fare il bene, in vista di Lui solo, nella misura e nel modo che vuole)…

Occupiamoci solo di una cosa, cerchiamo solo una cosa: fare la volontà di Dio; lo possiamo sempre, obbedendo al nostro direttore, al nostro padre spirituale, come Gesù ci ha dato l’esempio «et erat subditus illis»[1], e il precetto: «Chi ascolta voi ascolta me»[2]… Se in quest’opera a volte abbiamo fatiche, difficoltà, sofferenze, consoliamoci con queste parole di Gesù, così ineffabilmente dolci: «Chi fa la volontà del Padre Mio è Mio fratello, Mia sorella e Mia madre».

Dipende solo da noi essere fratello, sorella, madre di Gesù, e basta per questo fare in tutto la Sua volontà: che felicità indicibile!… E come Te, in mezzo alle persecuzioni, alle contraddizioni, ai nemici, imitiamo questa dolcezza inalterabile di Gesù che, circondato da ingrati, malintenzionati, insultato, trova nel suo Cuore solo pensieri dolci come il miele e lascia sfuggire dalle sue labbra solo queste parole di una tenerezza infinita: «Fate la volontà del Padre Mio e sarete Mio fratello, Mia sorella e Mia madre!».[3]


[1] «E stava loro sottomesso», Lc 2,51.

[2] Lc 10,16.

[3] M/189, su Mc 3,7-35, in C. de Foucauld, Fammi cominciare una nuova vita. Meditazioni sui Vangeli secondo Matteo e Marco, Centro Ambrosiano, Milano 2024, 159-163.

Fonte

Nota su Charles de Foucauld

La vicenda spirituale di Charles de Foucauld (1858-1916) continua anche oggi ad essere motivo di interesse diffuso tra cristiani e non cristiani, poiché si affida a valori umani sempre più cercati, diventati ormai rari nelle nostre comunità civili: il primato di Dio, le relazioni umane, la cura del prossimo, la qualità della vita ordinaria.Il vangelo rimane la parola più autorevole per introdurre il credente ad una vita autentica. Charles de Foucauld ha sostato a lungo sui testi evangelici, per imparare a vivere in modo fedele un’esistenza degna di essere vissuta: una vita a imitazione di Gesù. Le meditazioni sul vangelo di Giovanni, che egli ha realizzato in Terra santa, possono essere considerate come un insieme di lezioni di vita cristiana, una raccolta di indicazioni pedagogiche per imparare, giorno dopo giorno, a seguire il Signore nella propria condizione di vita, in ascolto delle reali esigenze del mondo d’oggi.

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