Nostro Signore predica a Nazareth ed è scacciato.
Come sei buono, mio Dio, ad aver sopportato per noi tanto lavoro, fatiche, disprezzo, oltraggi, violenze, persecuzioni!… Oh! mio Dio, l’amore che Ti riempie, che sei, che è la Tua essenza, ti ha fatto discendere dal cielo e Ti ha fatto scegliere la vita più sofferente, la più bassa che mai sia esistita, per condurla in mezzo a noi…
Hai giudicato questa vita ammirevolmente adatta a santificare gli uomini, per questo la Tua bontà l’ha scelta… Avresti potuto scegliere una vita di dolcezza «proposito sibi gaudio»[1], ma hai giudicato che la sofferenza avrebbe santificato di più gli uomini; e una vita di sofferenza conveniva meglio al Tuo amore, poiché l’Amore ama donare, donarsi, sacrificarsi… Come sei buono, mio Dio, Tu che, così grande, hai trovato il modo di sacrificarTi a tal punto per noi!
Ci doni qui, o mio Dio, l’esempio di molte virtù: agisci solo per obbedienza; non prevenendo la volontà divina, ma seguendola dal momento in cui Ti chiama; non agisci attraverso il Tuo spirito umano, per quanto sublime sia, ma Ti lasci condurre dalla «virtù dello Spirito Santo», agisci non da Te stesso, ma secondo «l’unzione» che hai ricevuto, la «missione», che Ti è stata data…
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Ma tanto è grande l’umiltà con cui per trent’anni Ti tieni oscuro e nascosto, pronto a ricevere o a non ricevere da Dio una qualunque missione, quanto è grande l’ardore con cui Ti precipiti a compiere la missione che Dio Ti ha dato, non appena l’hai ricevuta: come abbracci subito tutte le fatiche, il lavoro, i pericoli del Santo ministero!… Ci dai una lezione di coraggio: con quale coraggio parli ai Giudei di Nazareth, e come la loro collera non Ti impedisce di rivolgere loro le severe parole che hai da dire! Con quale coraggio affronti le loro offese, le loro minacce, le loro violenze, e il pericolo di morte in cui Ti trovi!
Ci insegni anche l’amore per l’abiezione: se sei stato così disprezzato, respinto, perseguitato, Tu nostro Dio, Tu nostro Beneamato, con quale amore e quale sollecitudine dobbiamo ricevere e desiderare ogni disprezzo, ogni violenza, ogni persecuzione, per assomigliarTi, o beneamato Gesù![2]
- [1] «La gioia che gli era posta dinanzi», Eb 12,2.
- [2] M/271, su Lc 4,14-30, in C. de Foucauld, Cerco i miei amici tra i piccoli. Meditazioni sul Vangelo secondo Luca, Centro Ambrosiano, Milano 2024, 58-60.
Nota su Charles de Foucauld
La vicenda spirituale di Charles de Foucauld (1858-1916) continua anche oggi ad essere motivo di interesse diffuso tra cristiani e non cristiani, poiché si affida a valori umani sempre più cercati, diventati ormai rari nelle nostre comunità civili: il primato di Dio, le relazioni umane, la cura del prossimo, la qualità della vita ordinaria.Il vangelo rimane la parola più autorevole per introdurre il credente ad una vita autentica. Charles de Foucauld ha sostato a lungo sui testi evangelici, per imparare a vivere in modo fedele un’esistenza degna di essere vissuta: una vita a imitazione di Gesù. Le meditazioni sul vangelo di Giovanni, che egli ha realizzato in Terra santa, possono essere considerate come un insieme di lezioni di vita cristiana, una raccolta di indicazioni pedagogiche per imparare, giorno dopo giorno, a seguire il Signore nella propria condizione di vita, in ascolto delle reali esigenze del mondo d’oggi.
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