Solennità del Corpus Domini – anno A
«Come io vivo per il Padre mio, così chi mi mangia vive per me».
Come sei buono, mio Dio, e che parola infinitamente dolce!… «Vivere per te», vivere di te, della tua ispirazione, vivere non più della nostra vita naturale, ma della tua vita divina, vivere in tal modo che possiamo dire come san Paolo: «Non sono più io che vivo, è Gesù che vive in me»… Ecco la vita che produrrà in noi la santa comunione, se la riceviamo degnamente, ecco l’effetto che deve produrre, ecco ciò a cui ci inviti, ecco ciò che vuoi stabilire in noi ordinandoci di fare la comunione spesso…
Come sei buono, mio Dio!… Come sei buono, non solamente a donarti a noi nella santa comunione, ciò che è già una grazia senza pari e senza nome, ma ancora a ordinarci di riceverla spesso, e infine, per portare al culmine bontà che sembrano non poter essere aumentate (a Dio tutto è possibile), a insegnarci l’effetto che produrrà in noi, un effetto così divino che deve essere l’oggetto di tutti i nostri desideri, di tutte le nostre preghiere, che basta a fare sì che facciamo in tutto il più perfetto, che glorifichiamo Dio tanto quanto lo vuole da noi, che facciamo in tutto la sua volontà, che gli piacciamo in ogni istante per quanto ci è possibile, questo effetto, è che in noi come in san Paolo, «non siamo più noi che viviamo, ma Gesù che vive in noi»…
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Mio Dio, come sei buono a perseguire con questa forza, questa costanza, questo scopo così beato per noi «di accendere un fuoco sulla terra», di accendere in tutti gli uomini il fuoco dell’amore di Dio! Con quale gioia ci stabilisci nell’amore divino con la santa Eucaristia, poiché con essa fai che «non siamo più noi che viviamo in noi, ma Gesù che vive in noi». È l’amore perfetto che stabilisci nei nostri cuori con la santa Eucaristia…
Donandocela, «ci ami sino alla fine», non soltanto perché ci ami fino all’eccesso più incomprensibile, più sovrumano, più divino, ma addirittura perché ci ami fino a produrre l’effetto, fino a raggiungere lo scopo, «il fine» che persegui con tutte le tue parole, tutti i tuoi esempi, cioè, lo stabilire nei nostri cuori l’amore di Dio al di sopra di tutto…
Quanto meravigliosamente raggiungi «questo fine» con la santa Eucaristia, poiché con essa, come ce lo dici qui, «non siamo più noi che viviamo, è Gesù che vive in noi», «viviamo per Gesù, come egli vive per il Padre suo!». Chiediamo senza sosta a Dio di compiere in noi questo «fine» dei suoi insegnamenti, delle sue parole, dei suoi esempi, questo fine della santa Eucaristia stessa, questo fine che contiene ogni perfezione possibile e che consiste nel fatto che «non siamo più noi che viviamo in noi, ma Gesù che vive in noi».
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Sia la nostra preghiera, il nostro desiderio di ogni ora, in vista di Dio, in vista della sua gloria… E chiediamola per tutti gli uomini come per noi stessi in vista di Dio.
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Gv 6,51-58 – Corpus Domini
Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo. Fonte
La vicenda spirituale di Charles de Foucauld (1858-1916) continua anche oggi ad essere motivo di interesse diffuso tra cristiani e non cristiani, poiché si affida a valori umani sempre più cercati, diventati ormai rari nelle nostre comunità civili: il primato di Dio, le relazioni umane, la cura del prossimo, la qualità della vita ordinaria.Il vangelo rimane la parola più autorevole per introdurre il credente ad una vita autentica. Charles de Foucauld ha sostato a lungo sui testi evangelici, per imparare a vivere in modo fedele un’esistenza degna di essere vissuta: una vita a imitazione di Gesù. Le meditazioni sul vangelo di Giovanni, che egli ha realizzato in Terra santa, possono essere considerate come un insieme di lezioni di vita cristiana, una raccolta di indicazioni pedagogiche per imparare, giorno dopo giorno, a seguire il Signore nella propria condizione di vita, in ascolto delle reali esigenze del mondo d’oggi.
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Immagine iniziale: ERMITAGE PERE CHARLES DE FOUCAULD – ASSEKREM di Salim B su flickr.com