«Là ove due o tre sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro»… (Mt 18,20)

Abbiamo visto che Nostro Signore amava ritirarsi solo in luoghi deserti per pregare: lui stesso ci ha detto «quando volete pregare, chiudetevi soli nella vostra stanza» [1]; ciò che ci ha mostrato che bisogna amare estremamente e praticare ogni giorno la preghiera solitaria, soprattutto durante la notte, a suo esempio… E adesso, ci dice una parola di una dolcezza infinita «ogni volta che sarete due o tre riuniti nel mio nome, io sarò in «mezzo a voi» :Egli non dice che sia necessario domandargli tutti una stessa cosa; non dice nemmeno che bisogna pregarlo: no, é sufficiente essere riuniti nel suo nome: parlare di lui; leggere, per amore di lui, un libro pio; lavorare per amor suo pensando a lui; a più forte ragion d’essere parecchi in uno stesso luogo, a pregarlo.

Di là, Nostro Signore ci dice che piace infinitamente al suo cuore di vederci condurre la vita in comune, di vederci leggere insieme, discutere insieme di lui, lavorare insieme, pregare insieme. Lui stesso ce ne ha dato l’esempio, perché tranne i quaranta giorni del suo digiuno, (tempo corto e eccezionale) nella sua vita, che fu per lui l’equivalente di ciò che é per noi un ritiro; che mostra anche che approva e benedice questo genere di vita, quello di santa Maddalena e di san Giovanni Battista, ma a titolo di rarissima eccezione, tranne questi quaranta giorni, quando lo vediamo solo?

Mai: sia a Nazareth, sia nella sua vita pubblica, é sempre attorniato o dai suoi santi genitori o dai suoi discepoli: trascorre tra loro tutti i suoi giorni, leggendo, discutendo, lavorando, pregando con loro, non cercando la solitudine che la notte che passa in preghiere solitarie… Seguiamo questo dolce precetto e questo esempio carino: le nostre letture, le nostre preghiere, i nostri lavori, facciamoli sempre in comune: amiamo parlare con i nostri fratelli, in mezzo ad essi, di colui che é in mezzo a noi: che tutta la nostra vita trascorra insieme ai nostri fratelli, per essere sempre insieme a colui che ci ha detto che quando saremmo parecchi riuniti nel suo nome, sarebbe in mezzo a noi.

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Riserviamo alla solitudine, alla preghiera segreta, al testa a testa con Dio, le ore della notte, ma esse sole: tutto il resto del giorno, passiamolo attorniati dai nostri fratelli, sull’esempio di Nostro Signore per imitarlo, per obbedire al suo consiglio, per gioire dell’infinita felicità della sua presenza invisibile ma assolutamente certa in mezzo a noi.


[1] Mt. 6,6.

✝️ Commento al brano del Vangelo di:  ✝ Mt 18,15-20

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Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo. Fonte

La vicenda spirituale di Charles de Foucauld (1858-1916) continua anche oggi ad essere motivo di interesse diffuso tra cristiani e non cristiani, poiché si affida a valori umani sempre più cercati, diventati ormai rari nelle nostre comunità civili: il primato di Dio, le relazioni umane, la cura del prossimo, la qualità della vita ordinaria.Il vangelo rimane la parola più autorevole per introdurre il credente ad una vita autentica. Charles de Foucauld ha sostato a lungo sui testi evangelici, per imparare a vivere in modo fedele un’esistenza degna di essere vissuta: una vita a imitazione di Gesù. Le meditazioni sul vangelo di Giovanni, che egli ha realizzato in Terra santa, possono essere considerate come un insieme di lezioni di vita cristiana, una raccolta di indicazioni pedagogiche per imparare, giorno dopo giorno, a seguire il Signore nella propria condizione di vita, in ascolto delle reali esigenze del mondo d’oggi.

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Immagine iniziale: ERMITAGE PERE CHARLES DE FOUCAULD – ASSEKREM di Salim B su flickr.com