Non si erano convertite
Corazìn, Betsàida, Cafàrnao. Queste città hanno rifiutato la fede e la conversione, perché vollero affermarsi orgogliosamente contro Dio stesso (v. 23; Is 14,13-l5). Non accolsero l’offerta di Dio e perciò provocano un giudizio di condanna. S’irrigidirono nel loro stato, nonostante che il regno di Dio si fosse reso visibile nella persona e nell’opera di Gesù. Questo peccato è più grave della corruzione del paganesimo (Tiro e Sidone) e dell’immoralità contro natura (Sodoma).
«Signore, tu non disprezzi un cuore contrito e umiliato». La parola «contrizione» significa rottura, come quando una pietra si rompe in mille schegge; e al dolore dei peccati si dà questo nome per significare che il cuore duro del peccatore, in certo modo, si spezza per il dolore di aver offeso Dio. Anche nel linguaggio comune siamo soliti dire «mi si è spezzato il cuore», per esprimere la nostra reazione davanti a una grande disgrazia.
Qualcosa di simile deve succederci quando consideriamo i nostri peccati rispetto all’amore che Dio ha per noi. In un’anima che vuole bene a Dio ogni peccato provoca non tanto un senso di fallimento, quanto il dispiacere di essersi separata dal Signore. È l’amore, soprattutto, che ci deve portare a chiedere perdono a Dio molte volte, perché sono innumerevoli anche le occasioni in cui non corrispondiamo come dovremmo alle grazie che riceviamo. È l’amore che deve avvicinarci alla Confessione.
La Parola per me, Oggi
Il Vangelo di oggi esprime con chiarezza il giudizio su chi conosce Gesù e non lo accetta, ponendo corrispondenza tra conoscenza e responsabilità. Davvero immensa è la responsabilità che abbiamo di fronte a noi stessi e di fronte alla società. Dio ci chiede di non sciupare i suoi doni.
La Parola si fa Preghiera
Signore, Dio nostro, ogni giorno che passa ci porta i segni del tuo amore, ma spesso noi non ce ne accorgiamo. Rendici attenti a questi segni e accendi in noi un desiderio di conversione, perché possiamo vivere nell’amore e ottenere il tuo perdono nel giorno del giudizio.
Fonte – Cenacolo GAM
Il Cenacolo GAM ama il Papa e la Chiesa a lui unita e gli promette fedeltà indiscutibile.
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Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11, 20-24
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».
Parola del Signore.