Nella Giornata per lโapprofondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei desideriamo confermare lโimportanza di questo rapporto per le nostre comunitร cristiane. Infatti, come afferma Papa Francesco inย Evangelii Gaudium, ยซla Chiesa, che condivide con lโEbraismo una parte importante delle Sacre Scritture, considera il popolo dellโAlleanza e la sua fede come una radice sacra della propria identitร cristiana (cfrย Rmย 11,16-18)ยป (EG, n. 247). Anche il documentoย โPerchรฉ i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabiliโ (Rm 11,29) โ Riflessioni su questioni teologiche attinenti alle relazioni cattolico-ebraiche, pubblicato dalla Commissione per i rapporti religiosi con lโebraismo (CRRE) il 10 dicembre 2015, sottolinea che ยซil dialogo con lโebraismo รจ qualcosa di assolutamente speciale per i cristiani, poichรฉ il cristianesimo ha radici ebraiche che determinano lโunicitร delle relazioni tra le due tradizioniยป (n. 14).
Dio ci supera
La stagione che stiamo vivendo, segnata dallโauspicata uscita dalla pandemia che per lungo tempo ha fiaccato la vita del Paese, comprese le comunitร di fede, ci spinge a interrogarci a fondo sulla nostra presenza nella societร come uomini e donne credenti nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Il passo del profeta Isaia, scelto questโanno come nucleo ispiratore per la Giornata del 17 gennaio (Is 40,1-11), รจ un annuncio di consolazione per il popolo, chiamato a stare saldo nella fiducia che il suo Signore non lo abbandonerร :ย โNahamรน nahamรน โammรฌโ,ย โConsolate, consolate il mio popoloโย (Is 40,1). Possiamo avere fiducia nel futuro perchรฉ la Parola di Dio ci garantisce che egli รจ fedele. Fondati in lui, troviamo la forza per dar credito alla vita ed essere fiduciosi, perchรฉ ci sentiamo preceduti e โsuperatiโ dalla sua azione. Dio, infatti, opera oltre le nostre stesse attese.
Nonostante le nostre fragilitร
Il testo di Isaia non tace il rischio della rassegnazione e della perplessitร . Di fronte allโannuncio dellโiniziativa inattesa di Dio e allโinvito a gridare, risuona lโinterrogativo: ยซChe cosa dovrรฒ gridare?ยป (Is 40,6). La domanda nasce dalla constatazione delle nostre fragilitร , oltre che del nostro peccato: ยซOgni uomo รจ come lโerba e tutta la sua grazia รจ come un fiore del campoยป (Is 40,6). Certo, se guardiamo alle nostre forze, ยซveramente il popolo รจ come lโerbaยป (Is 40,7)! Questi anni di pandemia, il dramma della guerra, la crisi energetica ecologica ed economica, hanno messo a nudo le crepe delle organizzazioni sociali, economiche e anche religiose, aprendo a potenziali inquietanti scenari di complessa interpretazione. Ci hanno fatto toccare con mano la nostra debolezza e ci hanno messo di fronte allโincostanza nel rispondere alla Parola di speranza che Dio rivolge alla vita.
Dio รจ tenace
Ma Isaia ci invita a guardare oltre, per scorgere la saldezza di qualcosa di incrollabile: la sua Promessa. Se noi siamo come lโerba e come il fiore del campo, cโรจ una realtร che non viene mai meno: la Parola di Dio che rimane rivolta in eterno. Il profeta ammette che certamente lโuomo รจ come lโerba, ยซma la parola del nostro Dio dura per sempreยป (Is 40,8). Il Signore รจ sempre in attesa del nostro ritorno a Lui, per questo siamo chiamati a essere annunciatori di speranza. Consapevoli che Dio รจ tenace nel suo amore, possiamo annunciarlo con gioia agli uomini e alle donne del nostro tempo. Egli costantemente ci ripete: ยซTu sei prezioso ai miei occhi, perchรฉ sei degno di stima e io ti amoยป (Is 43,4).
Apriamo gli occhi!
Dio agisce oltre noi, oltre le nostre comunitร . Come operรฒ nel sovrano pagano Ciro (Is 45,1), che divenne strumento di liberazione nelle mani del Signore. Dio รจ allโopera nellโestraneo e nello straniero. Dobbiamo quindi impegnarci insieme in un lavoro di ascolto e di discernimento per trovare il Signore lร dove sta operando, al di lร delle nostre attese e dei nostri progetti. Usciamo per incontrare il Signore, che si muove oltre i nostri ristretti confini! In questo modo potremo diventare gioiosi testimoni di speranza per tutti. Nello spazio pubblico siamo chiamati a farci fiduciosi annunciatori di possibilitร , โrabdomantiโ alla ricerca di nuovi sentieri, di nuove opportunitร per gli uomini e le donne del nostro tempo. Siamo desiderosi di collaborare on le comunitร ebraiche per generare gesti concreti di pace e di solidarietร . Esploratori alla ricerca di strade inedite, con lo sguardo attento a discernere il nuovo che emerge.
Cambiamo sguardo!
Ai fratelli e alle sorelle delle Comunitร ebraiche in Italia esprimiamo una viva gratitudine per il cammino compiuto ยซsotto lo stesso giogoยป (Sof 3,9) e rinnoviamo lโimpegno a progredire nel dialogo, nella conoscenza e nella collaborazione. Fondati sullโamore incrollabile dellโEterno, siamo in grado di guardare con fiducia al tempo che ci sta davanti, indagando nuovi percorsi, creando sentieri per costruire insieme un futuro di speranza, portando il nostro servizio nella societร e nelle cittร . In questo modo ci impegniamo a curare il nostro sguardo: da uno sguardo pauroso, sospettoso e stanco, a uno sguardo coraggioso, fiducioso, vitale, capace di vedere che Dio ยซnon si affatica e non si stanca, la sua intelligenza รจ inscrutabile. Egli dร forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossatoยป (Is 40,28-29).
Auspichiamo momenti di incontro, di studio, di preghiera e di comune testimonianza allโunico Dio.
Roma, 21 settembre 2022
LA COMMISSIONE EPISCOPALE
PER LโECUMENISMO E IL DIALOGO