โยซPrese il pane, rese grazieยป (Lc 22,19). Il tutto nel frammentoโ
1 Settembre – 4 Ottobre 2022
Quante cose sa dirci un pezzo di pane! Basta saperlo ascoltare. Purtroppo il pane ci sembra scontato: รจ talmente ยซquotidianoยป da non attirare il nostro sguardo. Non si apprezza, si usa; non si guarda, si mangia. Lo consumiamo automaticamente, senza badarci.
In comunione con la Chiesa che รจ in Italia e che a Matera si prepara a celebrare il Congresso Eucaristico Nazionale dal titolo:ย ยซTorniamo al gusto del pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodaleยป,ย con la 17aย Giornata per la Custodia del Creato desideriamo sottolineare alcuni aspetti fondamentali del pane, mettendoci in ascolto del Signore.
ยซPrese il paneโฆยป
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Ogni pezzo di pane arriva da lontano: รจ un dono della terra. ร lei che ha prodotto il grano. Il contadino lo sa: ara, prepara il terreno, semina, irriga, mieteโฆ ma non รจ lui a produrre quei chicchi dorati. Anche oggi, nellโepoca della meccanizzazione, della grande distribuzione e della panificazione industriale, il pane rimane ciรฒ che รจ da sempre. E quandโanche i ritrovati della tecnica soppiantassero la sapienza contadina e i talenti artigianali, il pane continuerebbe a parlarci della sua identitร piรน profonda: quello di essere unโofferta della terra, da accogliere con gratitudine.
Quando Gesรน prende il pane nelle sue mani, accoglie la natura medesima, il suo potere rigenerativo e vitale; e, dicendo che il pane รจ ยซsuo corpoยป, Egli sceglie di inserirsi nei solchi di una terra giร spezzata, ferita e sfruttata. Nelle concezioni mitologiche primordiali, che ancora trovano voce nel repertorio sapienziale di molte religioni, la coltivazione della terra era accompagnata dallโofferta di sacrifici come supremo principio di compensazione e ricostruzione di un ordine violato, antidoto allo sfruttamento selvaggio dei beni naturali. Gesรน stesso, Pane vero, si fa ยซsacrificioยป, lasciandosi spezzare, affinchรฉ lโuomo e lโintero cosmo ritrovino unโarmonia possibile e siano insieme trasfigurati nel frutto della redenzione. Gesรน si fa dono, abilitando ciascuno di noi a spendersi per custodire la terra, per prendersi cura di unโumanitร sofferente.
ยซRese grazieโฆยป
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Gesรน, dopo aver preso il pane nelle sue mani, pronuncia le parole di benedizione e rende grazie. ร la gratitudine il suo atteggiamento piรน distintivo, nel solco della tradizione pasquale. Essere grati รจ, dunque, lโattitudine fondamentale di ogni cristiano, รจ la matrice che ne plasma la vita; piรน radicalmente, รจ la cifra sintetica di ogni essere umano: siamo tutti ยซun grazie che camminaยป. Nel cammino sinodale facciamo esperienza che lโaltro e la sua vita condivisa sono un dono per ciascuno di noi.
Ogni giorno viviamo a motivo di ciรฒ che riceviamo: chi non si sente grato diventa ingiusto, gretto, autocentrato e prevaricatore. ร quanto ci insegna la parabola del ยซservo ingratoยป (Mtย 18,23-35). Siamo tutti a rischio di diventare come colui a cui รจ stato condonato un debito abnorme โ diecimila talenti โ ma, a sua volta, รจ incapace di fare grazia a chi gli doveva una quantitร irrisoria di denaro. E questo perchรฉ non si รจ fatto realmente ยซsconvolgereยป dalla generositร del padrone, nรฉ si รจ lasciato invadere dalla gratitudine: ha vissuto come se non avesse ricevuto nulla; ha continuato a pretendere, tenendo stretto per sรฉ ciรฒ che ha ricevuto, non come dono, ma come diritto. Piรน che ingiusto รจ stato ingrato.
Chi non รจ grato non รจ misericordioso. Chi non รจ grato non sa prendersi cura e diventa predone e ladro, favorendo le logiche perverse dellโodio e della guerra. Chi non รจ grato diventa vorace, si abbandona allo spreco, spadroneggia su quanto, in fondo, non รจ suo ma gli รจ stato semplicemente offerto. Chi non รจ grato, puรฒ trasformare una terra ricca di risorse, granaio per i popoli, in un teatro di guerra, come tristemente continuiamo a constatare in questi mesi. Una guerra che distrugge la terra e limita la distribuzione del cibo. Siamo tutti a rischio di divenire ingrati e rapinatori; ingrati ed ingiusti. E questo verso la creazione, la societร umana e Dio.
ยซLo spezzรฒโฆยป
Prendere il pane, spezzarlo e condividerlo con gratitudine ci aiuta, invece, a riconoscere la dignitร di tutte le cose che si concentrano in un frammento cosรฌ nobile: la creazione di Dio, il dinamismo della natura, il lavoro di tanta gente: chi semina, coltiva e raccoglie, chi predispone i sistemi di irrigazione, chi estrae il sale, chi impasta e inforna, chi distribuisce. In quel frammento cโรจ la terra e lโintera societร . Ci fa pensare anche a chi tende inutilmente la sua mano per nutrirsi, perchรฉ non incontra la solidarietร di nessuno, perchรฉ vive in condizioni precarie: cโรจ qualcuno che attende il nostro pane spezzatoโฆ
In particolare, spezzare il pane la domenica, Pasqua della settimana, รจ per i cristiani rinnovamento ed esercizio di gratitudine, per apprendere a celebrare la festa e tornare alla vita quotidiana capaci di uno sguardo grato. Come afferma Papa Francesco: ยซSiamo chiamati a includere nel nostro operare una dimensione ricettiva e gratuita, che รจ diversa da una semplice inattivitร . Si tratta di unโaltra maniera di agire che fa parte della nostro essere. In questo modo lโazione umana รจ preservata non solo da un vuoto attivismo, ma anche dalla sfrenata voracitร e dallโisolamento della coscienza che porta a inseguire lโesclusivo beneficio personale. La legge del riposo settimanale imponeva di astenersi dal lavoro nel settimo giorno, โperchรฉ possano godere quiete il tuo bue e il tuo asino e possano respirare i figli della tua schiava e il forestieroโ (Esย 23,12). Il riposo รจ un ampliamento dello sguardo che permette di tornare a riconoscere i diritti degli altri. Cosรฌ, il giorno di riposo, il cui centro รจ lโEucaristia, diffonde la sua luce sullโintera settimana e ci incoraggia a fare nostra la cura della natura e dei poveriยป (LS 237).
ยซLo diedeยป
Mangiare con altri significa allenarsi alla condivisione. A tavola si condivide ciรฒ che cโรจ. Quando arriva il vassoio il primo commensale non puรฒ prendere tutto. Egli prende non in base alla propria fame, ma al numero dei commensali, perchรฉ tutti possano mangiare. Per questo mangiare insieme significa allenarsi a diventare dono. Riceviamo dalla terra per condividere, per diventare attenti allโaltro, per vivere nella dinamica del dono. Riceviamo vita per diventare capaci di donare vita. ยซLโEucaristia รจ Gesรน stesso che si dona interamente a noi. Nutrirci di Lui e dimorare in Lui mediante la Comunione eucaristica, se lo facciamo con fede, trasforma la nostra vita, la trasforma in un dono a Dio e ai fratelliยป (Papa Francesco,ย Angelusย 16 agosto 2015). La condivisione cosรฌ puรฒ diventare stile di cittadinanza, della politica nazionale e internazionale, dellโeconomia: da quel pane donato puรฒ prendere forma la civiltร dellโamore.
Torniamo, dunque, al gusto del pane: spezziamolo con gratitudine e gratuitร , piรน disponibili a restituire e condividere. Cosรฌ ci รจ offerta la possibilitร di sperimentare una comunione piรน ampia e piรน profonda: tra cristiani anzitutto, in un intenso respiro ecumenico; con ogni credente, proteso a riconoscere la voce di quello Spirito di cui la realtร tutta รจ impastata; con ogni essere umano che cerca di fondare la propria esistenza sul rispetto delle creature, degli ecosistemi e dei popoli.
Roma, 24 maggio 2022
VII anniversario dellโEnciclica Laudato siโ