Giovedì 12 marzo 2010 alla Cattedra del dialogo di Torino sono intervenuti il teologo Giuseppe Zeppegno e il filosofo Vittorio Possenti sul tema della bioetica.
[Fonte] Un tema complesso e con tante sfaccettature è stato al centro dell’ultimo incontro della Cattedra del dialogo per il ciclo dedicato a “Infiniti e Infinito, in dialogo scienze e fede”. Giovedì scorso a Torino si sono confronti su “La tecnologia irrompe nella vita nel suo iniziare e nel suo finire” il filosofo Vittorio Possenti e il teologo Giuseppe Zeppegno. Entrambi hanno evidenziato il pericolo di un’esasperazione del ricorso alla tecnica nella vita delle persone. In modo netto il filosogo ha evidenziato che non si può lasciar operare i tecnocrati e poi controllarli. La tecnologia non può porre nessun imperativo incondizionato: né per lo sforzo e la ricerca per ridurre la sofferenza; né per il bene della persona, le cure e gli effetti utili; né per il dominio della scienza sulla natura. Ciò che non può essere messo in discussione è la dignità, essenza, esistenza, della persona. Ha rilevato che la conoscenza è sempre un bene: è la sua attuazione che può essere buona o cattiva. Quindi, sempre per Possenti, la tecnica incontra un limite invalicabile, assoluto. Non ha la possibilità di dominare sul necessario: e l’uomo è necessario, non può non essere se non quello che è; fa parte della sfera dell’indisponibile”. I due relatori hanno ricordato la questione delicata dell’eugenetica, di come si stia evolvendo. Sul fine vita Zeppegno ha ribadito che “il progresso della scienza medica offre possibilità diagnostiche, terapeutiche e rianimatorie inimmaginabili fino a qualche decennio or sono. Molte patologie che un tempo portavano velocemente verso la morte, ora sono curabili.Questo nuovo stato di cose, per certi versi estremamente positivo, ha anche prodotto un pernicioso ed innaturale delirio di onnipotenza”. Il teologo ha, inoltre, citato la Caritas in Veritate di Benedetto XVI dove esamina, nel sesto capitolo, i positivi risultati del progresso tecnologico che ha caratterizzato gli ultimi decenni, ma evidenzia anche i limiti del procedere tecno-scientifico senza progetto. La tecnica rischia infatti di perdere la sua connotazione di mezzo a servizio dell’uomo e di divenire un fine alla cui logica piegare anche le istanze più vere e giuste dell’uomo. Al termine dell’incontro, da parte del responsabile della commissione regionale comunicazioni sociali è stato anticipato che il terzo anno della “Cattedra del dialogo” il tema su cui ci si potrà confrontare sarà: Religioni, diritti umani, fede.
+Luciano Pacomio
Vescovo incaricato Comunicazioni Sociali