La ricchezza della famiglia non si trasmette meccanicamente; al contrario, essendo una decisione morale che sfida la libertà, si tratta sempre di un nuovo inizio da riguadagnare. Lo ha detto don Julian Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, intervenendo mercoledì sera al Centro Culturale di Milano sul tema «L’esperienza della famiglia. Una bellezza da conquistare di nuovo». L’incontro, introdotto da monsignor Giovanni Balconi, responsabile diocesano dei centri culturali cattolici, si è svolto nell`ambito della Settimana della Cultura organizzata dalla diocesi di Milano e al termine di un anno in cui i diversi centri culturali hanno promosso incontri e dibattiti sul tema della famiglia.
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Secondo don Carrón, malgrado la propaganda mediatica contraria, «tante persone continuano a fare una esperienza positiva della famiglia», ma allo stesso tempo «questo bene sperimentato non è riuscito a bloccare socialmente i tentativi per trasformare il matrimonio in forme diverse». Per questo è necessario ricominciare da capo: il «nuovo inizio è l’espressione più adeguata per descrivere il presente» perché «quello che era trasmesso pacificamente da una generazione a un’altra non c’è più».
Il primo passo è prendere coscienza del «mistero del proprio essere uomini», perché gli sposi sono un uomo e una donna «che decidono di camminare insieme verso il destino, verso la felicità. Come impostano il rapporto dipende dall’immagine che ciascuno ha della propria vita, della realizzazione di sé. Ciò implica una concezione dell`uomo e del suo mistero».
«Ciò che siamo – è il secondo passaggio evidenziato da don Carrón – ci viene rivelato dalla relazione con la persona amata» in quanto la sua presenza «è un bene così grande che ci fa cogliere la profondità e la vera dimensione» del desiderio di felicità, che è «un desiderio infinito» che fa superare il limite umano. Si scopre dunque «l’orizzonte di un amore più grande» di cui la persona amata è segno. Solo mantenendo la consapevolezza di questo orizzonte, ha proseguito don Carrón, si evita che «l’esperienza più bella della vita, innamorarsi, decada sino a trasformarsi in qualcosa di soffocante».
Il leader di Cl ha quindi citato il dialogo sul matrimonio tra Gesù e dei discepoli perplessi a causa delle sue parole. Ma Gesù ha risposto al loro «spavento» riguardo la verità sul matrimonio semplicemente «facendo il cristianesimo». Cioè «Egli non si è fermato ad annunciare la verità sul matrimonio, ma ha introdotto una novità nelle loro vite che ha reso possibile viverlo secondo quella verità».
E qui che si chiarisce allora – prosegue don Carrón – «il compito della comunità cristiana: favorire una esperienza del cristianesimo per la pienezza della vita di ciascuno». «Senza comunità cristiane capaci di accompagnare e sostenere gli sposi nella loro avventura, sarà difficile, se non impossibile, che essi la portino a compimento felicemente». Il che, ovviamente, non toglie che gli sposi «non possono esimersi dal lavoro di una educazione, della quale sono i protagonisti principali».
C’è un ultimo, importante passaggio, perché il bene della famiglia non è fine a se stesso. Al contrario, l’esperienza di pienezza, di felicità, di fedeltà- che sarebbe impossibile «senza l’esperienza di pienezza umana che Cristo rende possibile» – è una testimonianza per tutto il mondo, è la dimostrazione della «razionalità della fede cristiana, una realtà che corrisponde totalmente al desiderio e alle esigenze dell`uomo, anche nel matrimonio e nella famiglia».
Questo vale, ha detto Carrón citando il recente discorso di papa Benedetto XVI a Nazaret, anche per le nuove persone generate dall`amore di marito e moglie. «Nella famiglia – aveva detto il Papa – ogni persona (…) viene considerata per ciò che è in se stessa e non semplicemente come un mezzo per altri fini. Qui iniziamo a vedere qualcosa del ruolo essenziale della famiglia come primo mattone di costruzione di una società ben ordinata e accogliente».
(Riccardo Cascioli – tratto da “Avvenire” del 22/5/2009)
Fonte: ilsussidiario.net