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Carlo Miglietta – Commento alle letture di domenica 9 Marzo 2025

Domenica 9 Marzo 2025 - I DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 4,1-13

La โ€œtentazioneโ€ รจ certamente un tema costante nella Bibbia: poichรฉ lโ€™amore รจ un atto libero, รจ โ€œvolerโ€ bene, si puรฒ sempre dire di no allโ€™alleanza proposta da Dio, si puรฒ sempre rifiutare la sua offerta. La possibilitร  di dire di no a Dio, di cercare altrove che in lui ciรฒ che per lโ€™uomo รจ bene e felicitร , รจ presente fin dallโ€™esperienza di Adamo ed Eva (Gen 3), di Abramo (Gen 22,1-19), di Giobbe (Gb 1,9-12; 2,4-6), dellโ€™intero Israele (Dt 8,2-5).

La tentazione fa parte del nostro essere liberi (Gdt 8,25-27): รจ la conseguenza del nostro essere โ€œa immagine e somiglianzaโ€ di Dio (Gen 1,26), capaci di amore e quindi di atti volontari. In questo senso Dio ci โ€œmandaโ€ la tentazione: ci ha dato cioรจ la possibilitร  di rapportarci o no con lui in una libera scelta. Anche Gesรน, vero uomo, ebbe questa possibilitร : per questo si dice che โ€œfu condotto dallo Spirito (ndr.:!!!) nel deserto per essere tentato dal diavoloโ€ (Lc 4,1).

Di quale tentazione Luca parla? In Luca questo termine โ€œpeirasmosโ€ orienta in tre direzioni:

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1. La tentazione di Gesรน nel deserto (Lc 4,1-11). che secondo Luca รจ il tipo delle tentazioni della Chiesa: la continua scelta tra il servizio, la debolezza della croce, e la ricerca della sicurezza umana.

2. Le tentazioni che la comunitร  credente incontrerร  nel tempo della passione e della persecuzione, del dubbio e del turbamento (cfr Lc 22,28). Gesรน ha pregato perchรฉ i discepoli non abbiano a soccombere.

3. Infine tentazione รจ tutto ciรฒ che puรฒ appesantire il cuore del discepolo cosรฌ che la Parola viene in esso soffocata: tentazioni sono le prove quotidiane che, alla lunga, logorano il coraggio iniziale (Lc 8, 13-14). 

La vera tentazione รจ di abbandonare Dio stesso. La Bibbia di Gerusalemme scrive: โ€œDomandiamo a Dio di liberarci dal tentatore e lo preghiamo di non entrare in tentazione, e cioรจ nellโ€™apostasiaโ€. E fa riferimento a Mt 26,41 quando Gesรน dice agli Apostoli nellโ€™orto degli olivi: โ€œVegliate e pregare per non entrare in tentazioneโ€. Qui la tentazione รจ consistita nellโ€™abbandono (apostasia) del Signore: โ€œallora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggironoโ€ (Mt 26,56).

โ€œSecondo J. Jeremias la parola ยซtentazioneยป non si riferisce ยซalle piccole tentazioni quotidianeยป, bensรฌ ยซalla grande tentazione finale…, satana al posto di Dioยปโ€œ (L. Coenen, E. Beyreuther, H. Bietenhard). 

Noi preghiamo Dio di non soccombere alla tentazione. Il testo latino della preghiera del Pater recita da sempre: โ€œEt ne nos induca in tentationemโ€ (Mt 6,13). In greco cโ€™รจ lโ€™espressione โ€œeisenรจnkesโ€ che significa โ€œintrodurre, condurre dentro, lasciar cadere inโ€. 

In italiano finora รจ stato da sempre tradotto โ€œnon ci indurre in tentazioneโ€. Tale traduzione precedente poteva lasciar intendere che Dio tentasse le persone. Ma questo non puรฒ essere perchรฉ Dio non tenta nessuno. Lโ€™ha detto lui stesso per bocca di Giacomo: โ€œNessuno, quando รจ tentato, dica: ยซSono tentato da Dioยป; perchรฉ Dio non puรฒ essere tentato al male ed egli non tenta nessunoโ€ (Gc 1,12). 

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Paolo ribadisce che la tentazione non viene da Dio. Dio la permette, ma nello stesso tempo dร  sempre la forza per superarla: โ€œDio infatti รจ degno di fede e non permetterร  che siate tentati oltre le vostre forze ma, insieme con la tentazione, vi darร  anche il modo di uscirne per poterla sostenereโ€ (1 Cor 10,13).

Lโ€™โ€œeisfรฉreinโ€™โ€ greco o lโ€™โ€œinducereโ€ avevano solo un senso concessivo (โ€œnon lasciar entrareโ€, โ€œfaโ€™ che non entriamoโ€), mentre lโ€™โ€indurreโ€ italiano si รจ sovraccaricato di una connotazione volitiva (โ€œintrodurreโ€, โ€œspingere dentroโ€) che non gli fa piรน dire la stessa cosa. Anche in aramaico, la lingua parlata da Gesรน, il verbo corrispondente ha un significato permissivo e non attivo. 

Forse โ€œnon lasciarci cadere in tentazioneโ€ sarebbe stato meglio del โ€œnon abbandonarciโ€ perchรฉ ricorda che senza lโ€™aiuto di Dio non possiamo superare le prove. O, come proponeva il grande biblista Jean Carmignac, โ€œbasandosi sullโ€™originale semitico nascosto sotto il testo greco, sarebbe davvero fedele alle parole di Gesรน un ยซnon permettere che soggiaciamo alla tentazione (del Maligno)ยปโ€œ. Carmignac, pur non essendo compiutamente soddisfatto della nuova traduzione ufficiale (โ€œnon ci abbandonare alla tentazioneโ€), giudicava senzโ€™altro consolante il fatto che โ€œnessun cristiano, pronunciando lโ€™orazione piรน cara, dovrร  piรน temere di bestemmiare piuttosto che pregareโ€, dicendo che Dio โ€œci induceโ€ in tentazione.

  La Prima Lettura (Dt 26,4-10) ci libera subito dallโ€™idea di un Dio โ€œtentatoreโ€: il nostro Dio รจ il Dio โ€œche ascolta la preghiera dei miseri, che vede la nostra umiliazione e oppressioneโ€ฆ e che viene a liberarci con segni e prodigiโ€. Come dice la seconda lettura (Rm 10,8-13), รจ il Dio che รจ vicino a noi, โ€œponendo la sua Parola nella nostra bocca e nel nostro cuoreโ€ฆ. E chiunque crede in lui non sarร  delusoโ€ฆ, ma sarร  sempre salvatoโ€. Il credente ha cioรจ la certezza di non soggiacere alle forze del male, ma di avere sempre con sรฉ Dio che lo avvolge nel suo Amore, che lo tiene per mano, che lo custodisce, che gli dร  la forza di vincere ogni prova e tentazione.

Il commento alle letture della domenica a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ โ€œBuona Bibbia a tuttiโ€œ.