La โtentazioneโ รจ certamente un tema costante nella Bibbia: poichรฉ lโamore รจ un atto libero, รจ โvolerโ bene, si puรฒ sempre dire di no allโalleanza proposta da Dio, si puรฒ sempre rifiutare la sua offerta. La possibilitร di dire di no a Dio, di cercare altrove che in lui ciรฒ che per lโuomo รจ bene e felicitร , รจ presente fin dallโesperienza di Adamo ed Eva (Gen 3), di Abramo (Gen 22,1-19), di Giobbe (Gb 1,9-12; 2,4-6), dellโintero Israele (Dt 8,2-5).
La tentazione fa parte del nostro essere liberi (Gdt 8,25-27): รจ la conseguenza del nostro essere โa immagine e somiglianzaโ di Dio (Gen 1,26), capaci di amore e quindi di atti volontari. In questo senso Dio ci โmandaโ la tentazione: ci ha dato cioรจ la possibilitร di rapportarci o no con lui in una libera scelta. Anche Gesรน, vero uomo, ebbe questa possibilitร : per questo si dice che โfu condotto dallo Spirito (ndr.:!!!) nel deserto per essere tentato dal diavoloโ (Lc 4,1).
Di quale tentazione Luca parla? In Luca questo termine โpeirasmosโ orienta in tre direzioni:
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1. La tentazione di Gesรน nel deserto (Lc 4,1-11). che secondo Luca รจ il tipo delle tentazioni della Chiesa: la continua scelta tra il servizio, la debolezza della croce, e la ricerca della sicurezza umana.
2. Le tentazioni che la comunitร credente incontrerร nel tempo della passione e della persecuzione, del dubbio e del turbamento (cfr Lc 22,28). Gesรน ha pregato perchรฉ i discepoli non abbiano a soccombere.
3. Infine tentazione รจ tutto ciรฒ che puรฒ appesantire il cuore del discepolo cosรฌ che la Parola viene in esso soffocata: tentazioni sono le prove quotidiane che, alla lunga, logorano il coraggio iniziale (Lc 8, 13-14).
La vera tentazione รจ di abbandonare Dio stesso. La Bibbia di Gerusalemme scrive: โDomandiamo a Dio di liberarci dal tentatore e lo preghiamo di non entrare in tentazione, e cioรจ nellโapostasiaโ. E fa riferimento a Mt 26,41 quando Gesรน dice agli Apostoli nellโorto degli olivi: โVegliate e pregare per non entrare in tentazioneโ. Qui la tentazione รจ consistita nellโabbandono (apostasia) del Signore: โallora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggironoโ (Mt 26,56).
โSecondo J. Jeremias la parola ยซtentazioneยป non si riferisce ยซalle piccole tentazioni quotidianeยป, bensรฌ ยซalla grande tentazione finale…, satana al posto di Dioยปโ (L. Coenen, E. Beyreuther, H. Bietenhard).
Noi preghiamo Dio di non soccombere alla tentazione. Il testo latino della preghiera del Pater recita da sempre: โEt ne nos induca in tentationemโ (Mt 6,13). In greco cโรจ lโespressione โeisenรจnkesโ che significa โintrodurre, condurre dentro, lasciar cadere inโ.
In italiano finora รจ stato da sempre tradotto โnon ci indurre in tentazioneโ. Tale traduzione precedente poteva lasciar intendere che Dio tentasse le persone. Ma questo non puรฒ essere perchรฉ Dio non tenta nessuno. Lโha detto lui stesso per bocca di Giacomo: โNessuno, quando รจ tentato, dica: ยซSono tentato da Dioยป; perchรฉ Dio non puรฒ essere tentato al male ed egli non tenta nessunoโ (Gc 1,12).
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Paolo ribadisce che la tentazione non viene da Dio. Dio la permette, ma nello stesso tempo dร sempre la forza per superarla: โDio infatti รจ degno di fede e non permetterร che siate tentati oltre le vostre forze ma, insieme con la tentazione, vi darร anche il modo di uscirne per poterla sostenereโ (1 Cor 10,13).
Lโโeisfรฉreinโโ greco o lโโinducereโ avevano solo un senso concessivo (โnon lasciar entrareโ, โfaโ che non entriamoโ), mentre lโโindurreโ italiano si รจ sovraccaricato di una connotazione volitiva (โintrodurreโ, โspingere dentroโ) che non gli fa piรน dire la stessa cosa. Anche in aramaico, la lingua parlata da Gesรน, il verbo corrispondente ha un significato permissivo e non attivo.
Forse โnon lasciarci cadere in tentazioneโ sarebbe stato meglio del โnon abbandonarciโ perchรฉ ricorda che senza lโaiuto di Dio non possiamo superare le prove. O, come proponeva il grande biblista Jean Carmignac, โbasandosi sullโoriginale semitico nascosto sotto il testo greco, sarebbe davvero fedele alle parole di Gesรน un ยซnon permettere che soggiaciamo alla tentazione (del Maligno)ยปโ. Carmignac, pur non essendo compiutamente soddisfatto della nuova traduzione ufficiale (โnon ci abbandonare alla tentazioneโ), giudicava senzโaltro consolante il fatto che โnessun cristiano, pronunciando lโorazione piรน cara, dovrร piรน temere di bestemmiare piuttosto che pregareโ, dicendo che Dio โci induceโ in tentazione.
La Prima Lettura (Dt 26,4-10) ci libera subito dallโidea di un Dio โtentatoreโ: il nostro Dio รจ il Dio โche ascolta la preghiera dei miseri, che vede la nostra umiliazione e oppressioneโฆ e che viene a liberarci con segni e prodigiโ. Come dice la seconda lettura (Rm 10,8-13), รจ il Dio che รจ vicino a noi, โponendo la sua Parola nella nostra bocca e nel nostro cuoreโฆ. E chiunque crede in lui non sarร delusoโฆ, ma sarร sempre salvatoโ. Il credente ha cioรจ la certezza di non soggiacere alle forze del male, ma di avere sempre con sรฉ Dio che lo avvolge nel suo Amore, che lo tiene per mano, che lo custodisce, che gli dร la forza di vincere ogni prova e tentazione.
Il commento alle letture della domenica a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ โBuona Bibbia a tuttiโ.