Carlo Miglietta – Commento alle letture di domenica 9 Aprile 2023

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SCOPERTA DEL SEPOLCRO VUOTO E APPARIZIONE A MARIA DI MAGDALA: Gv 20,1-9

Struttura: armonizzazione di materiale eterogeneo: 

a) la storia di parecchie donne che, andate al sepolcro, lo trovano vuoto (Mt 28,1-8; Mc 16,1-8; Lc 23,55-24,11): in Giovanni ce n’è traccia nei vv. 1-2 e 11-13; 

b) la storia di alcuni discepoli che vanno anch’essi al sepolcro, e tornano perplessi (Lc 24,12.24): in Giovanni si sottolinea il ruolo del discepolo amato, tipo di ogni credente; 

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c) una storia di apparizione di Gesù alla Maddalena (Mt 28,9-10; Mc 16,9-11): la tradizione di Giovanni è forse la più antica.

Testo: 

v. 1: – nel giorno dopo il sabato: lett. “nell’uno dei sabati”: è il primo vero Sabato, giorno della festa escatologica; 

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– mentre era ancora buio: significato teologico (in Mc 16,1-2 “il sole era già sorto”, in Mt 28,1 “all’albeggiare”); 

– Maria Maddalena: in Mt 28,1 c’è anche “l’altra Maria”, in Mc 16,1 “Maria di Giacomo e Salome”, in Lc 24,10 anche “Giovanna, Maria di Giacomo e altre donne”; 

– sepolcro: probabilmente ad arcosolio, con nicchie semicircolari scavate sulle pareti laterali della camera mortuaria, a circa 0,80 m dal suolo, profonde 0,5-1 m, con piccola apertura, verso l’esterno, inferiore al metro di altezza; 

v. 2: Simone e Giovanni sono gli unici che han seguito Gesù nella Passione; 

v. 5: –bende: sono gli othonìa, i lini: ma i sinottici parlano di una sindon, un lenzuolo (eccetto Lc 24,12, che forse è un’aggiunta): forse è un plurale di estensione, che significa “pezza di lino”; 

v.6: – giacenti là (keìmena): sull’incavo dell’arosolio, non “per terra” (!); 

v. 7: – il sudario (soudàrion), fazzoletto che teneva serrata la bocca del defunto; 

v. 8: – vide e credette: forse meglio “cominciò a credere” (aoristo ingressivo).

I panni funerari 

a) Prova della resurrezione?

Fin dal V secolo Ammonio di Alessandria sosteneva che il corpo resuscitato di Gesù sarebbe uscito in modo immateriale dagli abiti funerari. Vari studiosi (Balagué, Omer…) pensano quindi che il discepolo amato abbia creduto per il modo con cui rinvenne i panni funerari, che sarebbero rimasti, impregnati dagli oli aromatici, ritti e rigidi come se il cadavere svanisse all’interno della sua mummia.

 Diamo di questo brano una traduzione letterale: “E chinatosi (Giovanni) vede giacenti (afflosciati?) i lini tuttavia non entrò. Giunge allora anche Simone Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e nota i lini giacenti (afflosciati?) e il sudario che era sul suo capo non giacente (afflosciato?) come i lini, ma diversamente, arrotolato dentro, al suo posto (= dove dovevano essere)” (Gv 20,5-7). 

– “I lini”: la traduzione “bende” è insostenibile perché in greco “bende” si dice “keirìai” (cfr Gv 11,44: le bende del cadavere di Lazzaro). Qui invece c’è “othónia” cioè generici “tessuti di lino”. 

– Il sudario”: fazzoletto (per asciugare il sudore). Qui intenderemmo mentoniera (cfr Gv 11,44: Lazzaro ha la faccia legata attorno con un sudario).

– Il participio “in-arrotolato” (“entetyligménon”) in greco è un perfetto, che indica quindi un’azione del passato i cui effetti perdurano al presente e che perciò deve essere inteso come “continuava ad essere arrotolato come era stato messo”. 

– “Giacenti”: questa è la traduzione letterale del termine “kéimena”: non è corretto tradurre “per terra”. La parola “afflosciati” messa tra parentesi non è la traduzione, ma una interpretazione. Sarebbe avvenuto che i lini sepolcrali, non contenendo più il cadavere, si sarebbero “afflosciati”; il sudario invece, che era più rigido, non si sarebbe afflosciato come i lini, ma sarebbe rimasto arrotolato dentro il lenzuolo al suo posto, cioè al posto in cui logicamente avrebbe dovuto trovarsi e quindi ne sarebbe rimasta visibile all’esterno la presenza.

– “eis èva tòpon”: lett.: in un solo luogo; cioè: nello stesso posto

– “Allora dunque entrò anche l’altro discepolo che era giunto per primo nel sepolcro, e vide e credette” (Gv 20,8). Anzitutto si noti la presenza del doppio “e” che collega il vedere e il credere: la coordinazione introdotta da “e vide e credette” è in greco assai più stretta che in italiano. Essa esprime un legame di causa e di effetto: il discepolo credette in forza di ciò che vide. Quella vista lo indusse a credere alla risurrezione: se infatti qualcuno avesse voluto portar via il cadavere, non avrebbe potuto lasciare i lini in quel modo. Il discepolo ricava dunque dalla disposizione dei lini la “prova” della risurrezione di Gesù e così crede alle Scritture (cfr Gv 2,22: “Quando dunque fu destato dai morti, si ricordarono i discepoli …, e credettero alla Scrittura e al discorso che disse Gesù”).

b) Prova che non c’era stato furto di cadavere?

Ma non si capisce perché tale miracolosa disposizione non abbia convinto anche Pietro. È forse più probabile che il discepolo amato, vedendo i lini risposti con cura, abbia pensato improbabile un furto di cadavere. Già Crisostomo diceva: “Chiunque avesse rimosso il corpo, non lo avrebbe prima spogliato, né si sarebbe preso il disturbo di rimuovere e di arrotolare il sudario e di lasciarlo in un luogo a parte” (Omelie su Giovanni, 85,4).

c) La “teologia del vestito”

Non dimentichiamo poi che in tutta la Bibbia esiste una “teologia del vestito”: non solo la veste ha valenza simboliche importanti (si pensi alle vesti bianche tipiche della sfera del divino o della spogliazione di Gesù della sua tunica prima di crocifiggerlo), ma anche la nudità può richiamare la primitiva situazione paradisiaca di Adamo amico di Dio.

Qui Gesù non ha più bisogno di vesti umane, perché “Cristo essendo risuscitato dai morti non morirà più” (Rm 6,9), a differenza di Lazzaro che emerge dal sepolcro avvolto nei panni funerari (Gv 11,14), perché doveva morire di nuovo.

Riconoscere il Risorto

Nei vari ritardi di agnizione (20,11-18; 21,4-7; Lc 24,31-35) troviamo diversi significati: 

a) apologetico: i discepoli per primi hanno dubitato (non erano dei creduloni); 

b) rivelativo: tra il corpo di Gesù prima della resurrezione e il corpo risorto c’è continuità (si può toccare: 20,20-27; mangia con i discepoli: Lc 24,41-42; At 10,41), ma anche profonda diversità (passa attraverso i muri: 20,19): cfr 1 Cor 15,42-45; 

c) teologico: è sempre Dio che fa il primo passo verso di noi: Maria di Magdala crede dopo che è chiamata per nome, i discepoli di Emmaus allo spezzar del pane, i discepoli dopo la pesca miracolosa: all’uomo non resta che “voltarsi verso di lui” (20,16), “aprire gli occhi” (Lc 24,31), gettarsi verso Gesù (Gv 20,7).

Carlo Miglietta


Il commento alle letture di domenica 9 aprile 2023 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.