Il Vangelo odierno, presentandoci il Battesimo di Gesù, ci invita anche a riflettere sul significato del nostro Battesimo.
SIAMO TUTTI FIGLI DI DIO
Gesù ha più volte proclamato l’universalità della salvezza: quando parla del Regno di Dio come dell’albero su cui si posano “tutti” gli uccelli dell’aria, del banchetto con “ogni tipo” di invitati (Lc 13,29), della bontà di Dio che scende su tutti, e scende su tutti come pioggia (Mt 5,43), dello Spirito che soffia “dove vuole” (Gv 3,8), del Regno riservato a tutti i poveri (Lc 6,20-21) e a quelli che li soccorrono (Mt 25). E quando Gesù parla del suo corpo e del suo sangue versati per “molti” in remissione dei peccati (Mt 26,28; Mc 14,24), il termine greco “polloi” corrisponde all’ebraico “rabbim”, che significa non già “un gran numero”, ma “la moltitudine” nel suo insieme (Is 53,12).
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TUTTI SIAMO SALVATI SOLO IN CRISTO
La fede è cristocentrica: solo confessando il Cristo si può essere salvati: “In nessun altro c’è salvezza. Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4,12). E ciò è estremamente importante in questo tempo di New Age, dove Gesù è visto come uno dei tanti profeti di Dio, insieme a Budda, a Maometto, a Sai Baba…, e non l’unico Salvatore.
Ma la tradizione cristiana ha sempre affermato che si può essere salvati da Cristo aderendo formalmente a lui (Battesimo esplicito), o vivendo rettamente secondo la propria coscienza anche senza aderire esplicitamente a lui (Rm 2,14-16), perché non lo si conosce o se ne ha una presentazione distorta (Battesimo implicito).
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Giustino, nel 155 circa, scrive: “Ci è stato insegnato che Cristo è il primogenito di Dio, ed abbiamo dimostrato che Egli è il Logos di cui fu partecipe tutto il genere umano. E coloro che vissero secondo il Logos sono cristiani, anche se furono giudicato atei, come, trai Greci, Socrate ed Eraclito ed altri come loro; tra i barbari, Abramo ed Anania ed Azaria e Misaele e molti altri” (Prima Apologia, cap. 46,2-4).
Tutti quindi siamo salvati perché “battezzati”, cioè “immersi”, in Cristo. Il battesimo è “segno” dell’evento pasquale di Cristo: quello che importa non è il rito, ma la morte e resurrezione di Cristo, che talora Paolo legge sotto altri “segni”, come il passaggio del mar Rosso o la marcia di Israele sotto la nuvola (Gal 2,16.19ss; 2 Cor 5,14).
PREDESTINAZIONE ALLA SALVEZZA E PREDESTINAZIONE ALLA FEDE
Quindi: “Nessuno viene a me se il Padre mio non l’attira” (Gv 6,44): la chiamata è sempre un dono! Ma Dio chiama tutti gli uomini: “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4)!
Occorre allora distinguere tra:
- predestinazione alla vita eterna, che è per tutti: ciascuno è libero di accettare o respingere, nel suo profondo, questa chiamata: “Ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso” (Rm 4,12).
- predestinazione alla fede cristiana esplicita, che è riservata ad alcuni: ad altri il messaggio non giunge o non arriva in maniera credibile. E qui non possiamo sindacare noi, miseri “vasi d’argilla”, il parere del “Vasaio” (Rm 9,14-29).
IL SACRAMENTO DEL BATTESIMO
Segno dell’essere figli di Dio
Il battesimo è il segno (“sacramento” significa “segno”) fondamentale, con il quale ci riconosciamo figli di Dio, accettiamo di essere veramente quello che Dio dice che siamo; l’immagine del Figlio in noi non è solo più “donata”, ma diventa “accolta”, riconosciuta, nostra: diventiamo così “personalmente” figli di Dio. È in questo senso che va intesa la frase di Giovanni: “A quelli che credono nel suo nome, diede il potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12).
Non è corretto dire che “il Battesimo ci fa figli di Dio”: tutti siamo figli di Dio! Ma il Battesimo è il “segno” che siamo figli di Dio e che accogliamo questa realtà nella nostra vita.
Anche le espressioni tradizionali: “Il Battesimo dà, infonde la fede…”, non sono esatte, quasi che la fede sia qualcosa di materiale… Bisogna intenderle nel senso che nel Battesimo si realizza l’annuncio-accoglimento della salvezza che viene solo da Gesù.
Il Battesimo segno di morte
Il Battesimo è una morte (Mc 10,38s; Lc 12,50). Il dignificato etimologico di “battesimo” è immersione. Nel battesimo annega l’uomo vecchio e siamo chiamati ad essere nuove creature: “O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova… Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato” (Rm 6,3-13).
Il battesimo è un segno che indica la conversione, la nostra rinuncia al male, la nostra opposizione ad una vita dettata da una mentalità egoistica. Essere battezzati significa passare dalla logica del peccato a quella dell’amore, dalla logica della paura a quella della gioia, dalla logica della morte a quella della vita.
Diventare Cristo
Essere battezzati in Cristo Gesù significa diventare sua proprietà. La locuzione “eis to ònoma”, “nel nome”, attestata nel linguaggio giuridico e commerciale ellenistico, esprime il trapasso giuridico di qualcosa in proprietà di una determinata persona. D’ora in poi, con il Battesimo, non solo devo vivere come Gesù Cristo, ma devo “essere” Gesù Cristo per gli altri: questo significa essere “cristiani”!
Il Battesimo è per la missione
Il Battesimo quindi, come abbiamo detto, non ci “fa” figli di Dio, ma è il “segno” (tale è il significato di “sacramento”), la proclamazione che siamo figli di Dio, accompagnato da una speciale Grazia. Il Battesimo perciò non è tanto per la salvezza, quanto per la missione, per “rendere conto della speranza che è in noi” (1 Pt 3,15). Siamo stati predestinati per annunciare a tutto il mondo fin d’ora il grande amore di Dio per gli uomini e il suo progetto di salvezza, che invece sono per tutti (Mt 28,18-20).
Per questo il Concilio Ecumenico Vaticano II ha ribadito: “La Chiesa peregrinante è per sua natura missionaria” (Ad gentes, n. 2). Essere battezzati significa diventare missionari.
Carlo Miglietta
Il commento alle letture di domenica 8 gennaio 2023 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.