Carlo Miglietta – Commento alle letture di domenica 7 Maggio 2023

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Giovanni riunisce in un unico discorso (Gv 13,31-17,26) tanti insegnamenti di Gesù, secondo il genere letterario dei “testamenti” o “discorsi di addio” (Gn 47,29-49,33; Dt; Gs 22-24; 1 Cr 28-29; Tb 14,3-11; At 20,17-38…). L’unità è data dalla drammatica atmosfera psicologica. È un discorso escatologico, relativo cioè agli ultimi tempi, ma la Chiesa che lo proclama sa che l’escaton si è già compiuto nel mistero pasquale.

Analizziamo brevemente il brano che ci presenta la Liturgia odierna (Gv 14,1-12). 

Testo: 

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v. 1: Fede: la parola ebraica, dalla radice ‘mn’ (da cui “amen”!) indica adesione, fermezza; la Fede deve essere rivolta sia al Padre che al Figlio.

v. 2: dimore: nell’Apocalittica giudaica la casa celeste di Dio era immaginata come un grande palazzo pieno di stanze; ma qui c’è il richiamo a un tema tanto caro a Giovanni: il menèin en, lo stare, il rimanere con Gesù e con il Padre.

v. 3: si parla della seconda venuta di Gesù, che per noi sarà il momento della nostra morte, in cui lo incontreremo Gesù glorioso.

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v. 5: Tommaso è il tipo del discepolo fedele ma che pone sempre obiezioni, domande.

v 7: da ora: è l’“ora” della suprema rivelazione.

v. 10: le parole di Gesù sono opere (Agostino e Crisostomo). Ma c’è qui un “parallelismo progressivo”: le opere confermano la Parola.

Esegesi: 

Gesù torna al Padre per prepararci un posto

La glorificazione del Padre e del Figlio si compie nel ritorno al Padre. Il Figlio, che era presso Dio (Gv 1,1-2), è uscito dal Padre e si fa carne (1,14) venendo ad abitare in mezzo a noi. Ma lo scopo della sua incarnazione era di sussumere su di sé la natura umana, la sua caducità, la sua mortalità, il suo peccato, per superarne il limite portandola nella sfera di Dio. Cristo vive fino in fondo, fino alla morte, l’esperienza umana, per trascenderla, per divinizzarle. Egli, con la sua incarnazione, morte, resurrezione e ascensione, ci fa partecipi della sua vita divina, ci ricongiunge al Padre. Ormai, per mezzo suo, è eliminato il limite tra il finito e l’infinito, tra il mortale e l’Eterno, tra l’uomo e Dio. Ormai possiamo rimanere sempre con Dio: è questo il senso simbolico del discorso sul “posto” e sulla “dimora”: “In quei giorni saprete che io sono nel Padre e voi me ed io in voi” (Gv 14,20). 

Si realizza il nostro sogno di infinito, il nostro bisogno di eternità, si appaga la nostra fame e sete di Dio (Sl 42,2-3).

Questa divinizzazione è già attuata ora nella Fede, ma la vedremo realizzata solo dopo la morte: è il senso del “Mi seguirai più tardi” del v. 36. 2 Cor 5,1 dirà: “Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli”.

Gesù è la Via

Il v. 6 (“Io sono la via, la verità e la vita”) ha avuto molteplici interpretazioni. De la Potterie le ha così sintetizzate:

a) Gesù è la via (odòs) diretta verso una meta che è la verità e/o la vita:

– i Padri greci affermano che la via e la verità portano alla vita. 

– i Padri latini dicono che Gesù è la via che porta alla verità e alla vita:

– altri, secondo il dualismo gnostico, affermano che l’anima ascende lungo la via verso la sfera della verità e della vita.

b) Gesù è la via, di cui la verità e la vita sono esplicazione. 

Gesù è la via perché è la verità e la vita. Gesù precisa: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (v. 6). Egli è via perché è la verità, la rivelazione del Padre (vv. 7 e 8). Egli è via perché è la vita (vv.10-11).

Già Dt 30,15-20 poneva l’uomo di fronte alla via della vita e alla via della morte. La comunità di Qumram designava se stessa semplicemente con “la via”. Anche la prima Chiesa si definisce spesso semplicemente “la via” (At 9,2; 18,25; 19,9.23; 22,4; 24,14.22). 

Questa “via” a Dio è solo Gesù Cristo. Già il Battista era giunto “per preparare la via del Signore” (Mc 1,3).

E in Gv 10,9 Gesù ribadisce di essere l’unica via di salvezza: “Io sono la porta. Chi entra attraverso di me sarà salvo”.

Gesù è la Verità

Ma in Gv 14,6 Gesù non ci dice solo cosa fa, qual è il suo il suo ruolo verso i discepoli, ma anche chi è; egli è la verità (alethèia): Gesù è “l’unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14); “La grazia e la verità vennero per Gesù Cristo” (Gv 1,17); “Se rimarrete fedeli alla mia parola conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32); “Per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità” (Gv 18,37).

Ma la verità è Dio stesso che si rivela in Gesù Cristo, mentre Satana e il principe della menzogna (8,44). La verità è il piano salvifico divino, non solo da conoscere in senso gnostico, ma da accogliere e da amare. A questa verità non si arriva con lo sforzo razionale, ma è dono di Dio da accettare con Fede.

Gesù è la vita

Gesù è la vita (zoè): “Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (1,3). Gesù è “il Verbo della vita, perché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna che era presso il Padre e si è resa visibile a noi” (1 Gv 1,1); “Egli è il vero Dio e la vita eterna” (1 Gv 5,20).

Questa vita il Padre l’ha data al Figlio (Gv 5,26), e solo il Figlio può darla a chi crede in lui (Gv 5,21; 5,28). Egli è venuto “perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10); “Io sono il pane della vita…: se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,48-51); “Io sono la risurrezione e la vita: chiunque vive e crede in me non morirà in eterno” (Gv 11,25-26).

Attacchiamoci a lui, aderiamo a lui. Egli solo ci porta alla verità e alla vita. Le altre strade sono tutte vie di menzogne e di morte. Eppure quanto tempo perdiamo cercando altri percorsi, o tergiversando nel cammino. Solo Gesù conta: solo la Fede tenace e piena in lui. Tutto il resto è secondario. Egli solo è il Mediatore (la via), il Rivelatore (la verità), il Salvatore (la vita).

Gesù è nel Padre ed il Padre in lui

Questo brano racchiude una profonda teologia di carattere trinitario sulle relazioni tra il Padre e il Figlio. In una splendida progressione, al v. 7 si dice che conoscere Gesù è conoscere il Padre, e al v. 10 che il Padre e il Figlio inabitano reciprocamente. Gesù lo aveva già proclamato in Gv 10,30 e 10,38, affermazioni che i Giudei giudicano blasfeme, e perciò tentano di lapidarlo.

In Giovanni siamo al sommo della rivelazione sulla natura stessa di Dio, che si presenta a noi Unico, ma in tre Persone distinte. In Giovanni l’Amante rivela la sua dinamica interna più intima all’amato, a noi peccatori.

Carlo Miglietta


Il commento alle letture di domenica 7 maggio 2023 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.