Questo episodio della vita di Gesù va analizzato anche alla luce dei brani paralleli degli altri Vangeli (Mc 9,2-10; Lc 9,28-36).
UN’ESPERIENZA POST-PASQUALE?
“Soltanto alla luce della risurrezione i discepoli compresero a fondo, per la prima volta, chi era Gesù è il senso della sua morte tragica… Il racconto della trasfigurazione, originato da questa fede pasquale, intende anticipare nella trama del Vangelo il significato dell’evento di Pasqua (2 Pt 1,16-18; Gv 12,27-28)” (G. Barbaglio).
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CONTESTO
Nel mezzo dei conflitti con i farisei e gli erodiani (Mc 8,11-21), Gesù lascia la Galilea e si reca nella regione di Cesarea di Filippo (Mc 8,27), dove inizia a preparare i discepoli alla sua passione e morte (Mc 8,31). L’evento della trasfigurazione è un evento profetizzato da Gesù (Mt 16,28).
RETROTERRA EBRAICO
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Il racconto della Trasfigurazione è storico, ma raccontato come un midrash, una riflessione sapienziale. Tre ne sono i retroterra culturali:
1. La teofania sinaitica (Es 24,15-17; 34,29-35).
2. La visione apocalittica di Daniele (Dn 10,4-21).
3. La Festa delle Capanne: Era la festa di Sukkot, in cui gli ebrei sono ancor oggi invitati per una settimana a vivere nelle tende, nelle capanne, per ricordare il momento meraviglioso del fidanzamento di Dio con Israele, il tempo dell’Esodo, in cui il popolo era nomade del deserto. Durante i primi sei giorni della festa viene letto il Qohelet, il libro che dice: “Tutto è vanità!” (Qo 1,2): Gesù nei versetti precedenti (Mt 16,24-28) ci ha invitato a rinnegare noi stessi. Nella liturgia si leggono Dt 33 e 34: “In Israele non ci fu più un profeta come Mosé: il Signore si era manifestato a lui faccia a faccia” (Dt 34,10). Durante la festa delle Capanne viene nominato lo chatan Torah, “lo sposo della Torah”, il priore della festa. Gesù tante volte dirà di sé di essere lo sposo messianico atteso (Mt 9,15; 25,1-13; Gv 3,29; 2 Cor 11,2; Ap 19,7-8; 21,2). La festa terminava in sinagoga con una preghiera per l’avvento del Messia.
TESTO
v. 1: – I “sei giorni”: a) rievocano la teofania sinaitica (Es 24,16); b) la Festa delle Capanne iniziava sei giorni dopo il Kippur.
– Gesù porta con sé solamente tre discepoli: anche Mosè sale sul monte portando con sé Aronne e i suoi i due figli, Nadab e Abiu (Es 24,1).
– un monte alto: c’è l’eco di tutti i racconti di teofania, di rivelazione di Dio dell’Antico Testamento: la montagna del Sinai (o Oreb: Es 3,1), salita e discesa da Mosè (Es 19-34) e da Elia (1 Re 19,1-18).
v. 2: Gesù “si trasformò” (metemorphòte), subì una metamorfosi, o meglio “fu trasformato” da Dio (passivo divino). La luce è il mantello di cui si riveste Dio (Sl 104,2); la sorgente di questa luce è Gesù stesso (Mc e Mt), il suo volto brillò come il sole (Mt) e l’aspetto del suo volto divenne altro (Lc) (cfr Es 34,29-35; 2 Cor 3,7).
v. 3: – Ed ecco (ebraico: we-hinné): espressione tipica della narrativa biblica per indicare un cambiamento improvviso.
– Accanto a Gesù si vedono altre due figure: Matteo stabilisce una priorità di Mosè su Elia, che rappresentano rispettivamente la Legge e i Profeti, ossia con tutto l’Antico Testamento. Mosè aveva voluto vedere la Gloria di Dio (Es 33,18), e ora finalmente la contempla in Gesù (Eb 1,3; 1 Cor 2,8; 2 Cor 4,6). Elia era anche lui salito sulla montagna di Dio per una rivelazione nella “voce di un silenzio sottile” (1 Re 19,12), ed era atteso alla fine dei tempi (Ml 3,23).
v. 5: – Nella Bibbia spesso si parla del mistero della “nube”, per indicare la Presenza di Dio, che però si manifesta in modo velato (Es 20,18; Es 13,21-22; 14,19.24; 19,16; 24,15-18; Es 33,9-10; Ez 10,3-22; Lc 1,35; Mt 17,1-8; 2 Pt 1,16-19…).
– Concentrato di riflessione messianica: “Questi è il Figlio mio”: il Messia (Sl 2,7), “il prediletto (agapetòs)”, il nuovo Isacco (Gen 22,2), “nel quale mi sono compiaciuto” il Servo del Signore (Is 42,1), “Ascoltatelo”, il profeta, nuovo Mosé (Dt 18,15).
v. 7: Schema di rivelazione: apparizione, paura, “Non temere!”, ordine di mantenere il segreto.
v. 8: – Gesù è di nuovo contemplato “solo” nella quotidianità umile della natura umana.
– “Ormai solo Gesù è il legislatore ed il profeta voluto dal Padre” (O. Da Spinetoli).
– “I discepoli dopo la rivelazione vedevano soltanto Gesù, vedevano un uomo” (E. Bianchi).
vv. 10-13: Elia deve venire “prima” (Ml 3,23-24): ma prima di chi, o di che cosa? Matteo identifica espressamente Elia con il Battista (Mt 11,14).
ESEGESI
1. La meditazione della Scrittura ci rivela Cristo
Che cosa è probabilmente successo? Che Gesù si è preso una giornata di ritiro con i suoi amici più cari, se ne è andato monte e si è messo a leggere la Bibbia, cioè Mosé ed Elia. Non vogliamo negare a Dio la possibilità di trasfigurarsi, ma è molto più vicino a noi pensare che quando riusciamo a trovare mezza giornata per ritirarci su un monte per leggere la Scrittura, in quei momenti anche noi parliamo con Mosé e con Elia, in quei momenti Dio parla a noi e ci trasfigura. “Si tratta di disporci all’ascolto attento e orante del Cristo, il Figlio amato del Padre, ricercando momenti di preghiera che permettono l’accoglienza docile e gioiosa della Parola di Dio… E quando noi ci mettiamo così, con la Bibbia in mano, in silenzio, cominciamo a sentire questa bellezza interiore, questa gioia che genera la Parola di Dio in noi” (Papa Francesco).
2. La Cristofania
Alla Trasfigurazione si ha una vera Cristofania, anzi una teofania come quelle raccontate nell’Antico Testamento, di cui beneficiarono Mosè (cfr Es 3,1-15; 34,5-28), Elia (cfr 1 Re 19,1-18) e gli altri profeti (Is 6; Ez 1). “La comunità cristiana ha le più alte garanzie della sua predicazione: la legge, i profeti e lo stesso Padre” (O. Da Spinetoli).
3. La bellezza di Dio
Nel contesto liturgico, celebrando la Festa delle Capanne, i discepoli capiscono che Gesù è il Messia annunciato da tutta la Scrittura, che Gesù è lo chatan Torah, lo sposo, l’ermeneuta, colui che spiega tutta la Torah. Sono arrivati gli ultimi tempi, la preghiera per il Messia si è realizzata, il Messia è qui tra loro e instaura il Regno. I Padri diranno: “Dio pose Adamo in paradiso, cioè in Cristo”. Il paradiso è Cristo, Gesù è il nostro paradiso. Quello che era il caposaldo della fede ebraica, lo “Shemà, Israel”, l’“Ascolta, Israele” (Dt 6,3-4; 9,1; 20,3; 27,9) diventa l’obbedienza alla Parola di Gesù: il Padre dice: “Questi è il mio figlio prediletto: ascoltatelo!” (Mt 17,5).
3. La tentazione di rifiutare la Croce
“La risurrezione è il messaggio fondamentale del Vangelo ma non può essere disgiunto dalla passione… Le tre tende rivelano il senso che Pietro aveva dato alla scena accomodandosi subito sugli allori di un’immeritata vittoria. Anche in questo caso Pietro rappresenta la voce della carne e del sangue (Mt 16,17), colui che pensa non secondo Dio ma a modo degli uomini (Mt 16,23)… È il tentativo di accomodare il disegno di Dio al piacimento e alla «saggezza» dell’uomo” (O. Da Spinetoli).
4. Vedere Dio nel volto dei fratelli
Dopo la Trasfigurazione, i discepoli vedono “Gesù solo”. Ne contemplano ormai solo la sua umanità, la sua presenza tra gli uomini, la sua Incarnazione. “I discepoli sono dunque invitati a un cammino che è ben riassunto in un detto di Gesù riportato da Clemente Alessandrino: «Hai visto tuo fratello, un uomo? Hai visto Dio». Questo è il mistero della trasfigurazione” (E. Bianchi).
5. Trasfigurarci e trasfigurare il mondo
La trasfigurazione è mistero di trasformazione: il nostro corpo e questa creazione sono chiamati alla trasfigurazione, a diventare “altro” (Fil 3,21; Rm 8,22; Ap 21,1). “Celebrare l’Eucaristia è vivere in anticipo la trasfigurazione in comunione con il Signore e con i fratelli e sorelle… In questo modo l’Eucaristia diventa un progetto di trasformazione che deve impegnarci nella nostra storia…: abbiamo il compito di trasfigurare ciò che viviamo e facciamo” (P. Farinella).
Carlo Miglietta
Il commento alle letture di domenica 5 marzo 2023 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.