GESU’, IL PANE VERO
Per capire il capitolo 6 del Vangelo di Giovanni, dobbiamo subito rispondere ad una questione centrale: esso tratta della necessitร di aderire a Cristo con la fede o ci parla dell’Eucarestia?
Giovanni dedica cinque capitoli all’ultimo pasto di Gesรน con i suoi, senza raccontarci l’istituzione dell’Eucarestia. Questo silenzio ha dato adito ad interpretazioni molto diverse: alcuni teologi, come Bultmann, affermano che in Giovanni ci sarebbe una chiara tendenza antisacramentale, una reazione contro la chiesa primitiva che considera i riti sacri come mezzi automatici di salvezza.
Altri invece affermano che Giovanni, scrivendo a fine del primo secolo, dร per scontata nella sua comunitร la prassi eucaristica, e pertanto ritiene opportuno farne esegesi con il parallelo racconto della lavanda dei piedi (entrambe sono costituite da un rito, accompagnato da parole di spiegazione e dall’invito a ripetere il rito stesso…): รจ la posizione di quanti (Cullmann…) vedono in Giovanni un grande interesse sacramentale.
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Altri ancora (Brown, Leon-Dufour) affermano che esiste sรฌ nel quarto Vangelo il tema dei sacramenti, ma che l’annuncio centrale resta quello del mistero dell’Incarnazione: i sacramenti sono importanti nella misura in cui ci uniscono a Cristo, il Verbo incarnato: Giovanni รจ piรน preoccupato di mostrarci i frutti spirituali dei sacramenti che di soffermarsi sui riti. Credo che questa posizione ci aiuti a leggere con sapienza il capitolo 6.ย
Il brano odierno ha forti riferimenti all’Eucarestia: Giovanni ha appena nominato di nuovo “il luogo” (6,10.23), sinonimo giudaico per indicare la Presenza di Dio e il Tempio, e il “rendere grazie” (6,23), cioรจ il “fare eucarestia” (“eucarizein” significa appunto “rendere grazie”). Ma questi versetti ci suggeriscono precisi riferimenti all’Esodo: la mormorazione contro Mosรจ nel deserto, il sangue dell’agnello, la manna, di cui ci parla la Prima Lettura (Es 16,2-4.12-15); inoltre vanno compresi alla luce della convinzione giudaica del ritorno messianico della manna, e dell’identificazione della manna, nei Libri Sapienziali e nei commenti rabbinici, con la Torah, la Parola di Dio, “Dabar- Lรฒgos”.
Gesรน รจ il vero Pane offerto al Padre: in Nm 15,17-21, “il Signore disse a Mosรจ: “Quando sarete arrivati nel paese dove io vi conduco e mangerete il pane di quel paese, ne preleverete un’offerta da presentare al Signore… da elevare secondo il rito… di elevazione”. Gesรน รจ a Cafarnao, nella Terra Promessa, e la folla lo sottolinea: “sei venuto qua” (v. 25). Gesรน, “elevato” (Gv 8,28; 12,32) sulla croce, รจ l’offerta definitiva il sacrificio unico, il solo che ci riconcilia con Dio (1 Gv 2,2). I cristiani, partecipando all’eucarestia, offrono al Padre il corpo e il sangue di Cristo (1Cor 10,15-18). Gesรน “ha dato se stesso… in sacrificio di soave odore” (Ef 5,2), e noi “siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Cristo, fatta una volta per sempre” (Eb 10,10).
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Gesรน รจ il Pane che non perisce, perchรจ confermato da Dio con “il sigillo” (v. 27) dello Spirito: a questo mondo che cerca mille pani, viene ribadito che c’รจ “un pane solo” (Mc 8,14), “il pane dal cielo, quello vero,… colui che discende dal cielo e dร la vita al mondo” (Gv 6,32-33).
Gesรน, il Pane, รจ il grande Segno (v. 30) dato dal Padre: ai giudei che, come noi, polemicamente chiedono prodigi per credere (v. 30; cfr 1 Cor 1,21), viene offerto il miracolo di un Dio che si dona totalmente, che si fa spezzare, che si fa mangiare, si fa “pane della vita”: che ogni nostra Eucarestia sia veramente adesione totale a Cristo, per “non avere piรน fame e non avere piรน sete” in eterno (v. 35)! Ma occorre, come afferma Paolo nella seconda Lettura (Ef 4,17.20-24), che โabbandoniamo, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchioโฆ rinnovandociโฆa rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santitร โ.
Il commento alle letture della domenica a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ โBuona Bibbia a tuttiโ.