Carlo Miglietta – Commento alle letture di domenica 26 Febbraio 2023

1323

Anche Gesù, ci narra il Vangelo (Mt 4,1-11), fu sottoposto come noi alle tentazioni.

“Fu condotto dallo Spirito nel deserto” (Mt 4,1): bellissimo questo versetto. È lo Spirito di Dio che lo porta nel deserto per essere tentato: è Dio che ci ha fatti limitati, che ci ha fatti creature, per avere un partner nell’amore che fosse altro da sè, lui che l’infinito, 1’illimitato, l’eterno; ha fatto l’uomo con un limite creaturale, perché potesse dialogare con lui nell’amore, perché potesse essere diverso da lui, così che l’uomo è limitato, sottoposto alla prova, sottoposto alla tentazione.

Quindi è lo Spirito che permette la prova, per poter concedere a noi di rispondere nell’amore all’amore di Dio. Dio non ci prende per il collo, Dio non ci violenta. Dio ci propone il suo Amore e ci ha fatti capaci di aderire al suo amore o anche di respingerlo. Nell’esercizio positivo della libertà ci è permesso di dimostrare che noi gli siamo fedeli.

- Pubblicità -

Il deserto è il luogo della prova, della lotta contro gli spiriti maligni; è il luogo dove siamo lontani dalle ricchezze di questo mondo, siamo lontani da tutto, dalla vita di tutti i giorni. È anche il luogo di incontro con Dio, il luogo in cui possiamo ascoltare la sua voce, dialogare con lui, rapportarci a lui, è il luogo in cui possiamo “fare all’amore” con Dio. Ma è anche il luogo della prova, il luogo in cui possiamo rimpiangere le cipolle di Egitto, rimpiangere la carne del Faraone, in cui malediciamo di essere usciti dalla terra di schiavitù di Egitto, in cui non crediamo di arrivare alla terra Promessa, il luogo in cui noi possiamo farci l’idolo del vitello d’oro, e anche il luogo dove affrontiamo la lotta contro i nemici, i nemici di Israele. 

Gesù vi è portato “per quaranta giorni” (Mt 1,2). Quaranta è un numero simbolico con cui si intende il tempo stabilito da Dio: non solo negli scritti biblici, ma anche in altri scritti ebraici ricorre spesso il numero quaranta come simbolo per definire un tempo voluto da Dio: Israele sta nel deserto quarant’anni, Gesù, ci dicono gli Atti degli Apostoli, ascende al cielo dopo quaranta giorni. È il tempo classico del digiuno: in gran parte della Scrittura si parla sempre di quaranta giorni di digiuno.

“Il tentatore allora gli si accostò” (Mt 4,3): Peirázôn  è colui che induce in tentazione, alla mormorazione ribelle del deserto dell’Esodo. 

- Pubblicità -

Satana (che significa: “Accusatore”) nei libri più antichi del Primo Testamento è il Pubblico ministero nel processo che Dio intenta agli uomini e alle nazioni: non è un cattivo, ma è l’angelo è così fedele alla legge, innamorato della legge, che continuamente, di fronte a Dio, accusa gli uomini peccatori.

Israele si trova Satana che continuamente lo accusa per i suoi peccati, per fedeltà alla Legge. Esiste infatti il genere letterario del “Processo di IHWH”; IHWH chiama le nazioni, una per una: in tale processo l’accusatore è Satana, colui che dice: “IHWH, punisci Israele perché ha peccato”, dunque il Pubblico ministero. Quest’ultimo ben presto è sentito come l’avversario. Ai tempi di Gesù, soprattutto da parte in una certa teologia rabbinica, anche per particolari influssi persiani, i demoni vengono descritti come angeli decaduti: ma la storia degli angeli decaduti non c’è esplicitamente nella Bibbia, a parte forse un fugace accenno in Gd 6.

Qualcuno asserisce che questi demoni sarebbero i figli di Dio che si sposarono con le figlie dell’uomo (Gen 6). Comunque al tempo di Gesù si pensa che esistano queste creature, che all’inizio accusavano Israele perché innamorate della legge, poi ad un certo momento hanno iniziato ad essere avversari. Ecco che nell’A.T. da accusatore diventa avversario, diventa il nemico dell’uomo, non solo colui che accusa Israele davanti a Dio, ma colui che tenta Israele, che gode nel vedere Israele in difficoltà.

I rabbini, riprendendo l’idea di origine persiana, pensano a questi demoni come delle figure negative le quali fomentano il male in mezzo agli uomini e diventano in qualche misura 1’avversario di Dio.

II nome “diavolo” deriva dal greco “diaballo”, che significa “divido”: i demoni sono i divisori, perché sono coloro che dividono l’uomo da Dio, dividono gli uomini fa di loro e dividono l’uomo all’interno di se stesso. Cioè sono la causa delle nostre schizofrenie, delle nostre divisioni interiori, delle nostre angosce, delle nostre ansie. Se noi notiamo, spesso nel Nuovo Testamento i demoni sono descritti in termini collettivi: “Uscirono da lei sette demoni” (Mc 16,9); “Come ti chiami?”, Gesù chiede a un demone; e gli viene data per risposta il nome “Legione, perché siamo in molti”: Legione infatti significa “gruppo” (Mc 5,9). Le forze del male sono in noi causa di fratture interne, di ansia, di schizofrenia.

Le lettere ebraiche hanno un valore numerico, come i numeri romani (L vale cinquanta, X vale 10, ecc.). Il nome “Satana”, scritto in ebraico, equivale al numero 364, che sono i giorni dell’anno meno uno, il giorno del Kippur o festa dell’espiazione, per intendere che tutta la nostra vita, tutta la nostra realtà, sono sotto questo segno dei male.

Satana però non è 1’origine del male, non è un anti-Dio, e tantomeno un dio cattivo che si oppone ad un Dio buono. Genesi ci dice chiaramente che satana è una bestia, una delle bestie della terra, il serpente che strisciava, quindi una creatura (Gen 3,1). Non è una potenza malefica: è una creatura libera che vota contro, che non tira dalla parte di Dio, ma non è l’origine e la fonte del male.

Gesù, prendendo la cultura del suo tempo, vede come preda di queste forze del male, simboleggiate dalle figure dei demoni, i malati, che spesso verranno chiamati indemoniati: cioè sono persone che subiscono questo influsso delle forze malefiche. Sono definiti spiriti impuri, perché sono contrari a Dio: Dio è sacro, Dio è il Santo, e ciò che non è Santo non e puro e perciò lontano da Dio.

Le Chiese riformate hanno sempre interpretato i demoni solamente in senso simbolico. La Chiesa Cattolica, sulla base dei testi biblici, ha sempre proposto l’esistenza di questi demoni come persone reali. Ma, ricordiamoci bene, sono delle realtà subordinate. Non diamo loro molto spazio! Anche noi siamo satana: quando siamo contro Dio, quando noi pecchiamo, quando noi invece di dare il buon esempio diamo il cattivo esempio, facciamo la stessa cosa che fa il demonio.

Il diavolo non è una potenza occulta con chissà quale forza tremenda: è una bestiaccia, come dice Genesi, una “delle bestie della selva”, ed e assolutamente vinta dalla Risurrezione del Signore. Gesù lo dirà in tanti brani in cui parlerà dei demoni: dirà che egli è il piu forte, e che vincerà definitivamente i demoni, e i demoni sono stati definitivamente sconfitti nella passione morte e risurrezione di Gesù (Lc 11,14-21).

Dunque, in una civiltà come quella attuale, dove si crede alle fattucchiere, ai maghi, alle “messe nere” e a storie di questo genere, bisogna riaffermare con forza che la religione cristiana non è la religione del demonio. che è una bestia e basta, ma che è la religione di Gesù Cristo, Figlio di Dio che, morendo sulla Croce e risorgendo, vince definitivamente il male, la malattia, il peccato, la morte. 

Gesù veramente fa esperienza delle difficoltà degli uomini. Gesù è tentato, e tutta la vita sarà continuamente tentato, ma superando la tentazione egli è il nuovo Adamo, l’uomo perfetto.

Ebbe davanti a sé la tentazione del miracolistico: “Se sei Figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane!”; ebbe la tentazione degli “effetti speciali”: “Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: «Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno»”; ebbe la tentazione della potenza: “Tutte queste cose ti darò se prostrandoti mi adorerai”. Davanti a Gesù c’era invece la proposta di Dio già espressa nel Deuteronomio: “Non di solo pane vivrà l’uomo” (Dt 8,3); “Non tentare il Signore Dio tuo” (Dt 6,16); “Adora il Signore tuo Dio e a lui solo rendi culto” (Dt 6,13). È con forza della Parola di Dio, con la forza delle Sacre Scritture che si supera la tentazione.

Carlo Miglietta


Il commento alle letture di domenica 26 febbraio 2023 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.